Iniziamo il 2021 con questo numero dedicato a una delle figure più gigantesche del ciclismo italiano e mondiale: Alfredo Martini, di cui proprio a febbraio (esattamente il 18) abbiamo ricordato i 100 anni dalla nascita. Pensare che solo poco più di un anno fa abbiamo celebrato i 100 anni dalla nascita di Fausto Coppi (che è nato il 15 settembre 1919) genera un contrasto pazzesco e ci mette di fronte all’ineluttabilità dell’esistenza: di Martini abbiamo tutti un vivido ricordo, essendo venuto a mancare nell’agosto del 2014, mentre Coppi appartiene a generazioni antiche, degli Anni ’30 e ’40, e ci riporta con la mente al duello del secolo tra lui e Bartali che ancora oggi, a 70 anni di distanza, vive in centomila libri, opere, analisi.
Ma se Coppi – come Bartali – fu un grandissimo e senza dubbio ancora oggi è la pietra angolare dei ciclismo eroico, la grandezza di Martini, seppur in tono minore, ha abbracciato decenni di ciclismo sostenendo il movimento come nessun altro ha fatto nella storia del nostro paese. Del resto, che Martini avesse la stoffa per stare con i più grandi lo si era capito al Giro del ’49, quando fu lui ad arrivare terzo, dopo i due mostri, nella leggendaria Cuneo – Pinerolo.
Se però il Martini corridore fu degno ma non eccezionalmente luminoso, il Martini CT della Nazionale ha contribuito in maniera determinante a tenere vivissimo tutto il nostro ciclismo. In 23 edizioni dei Mondiali da Commissario Tecnico, Alfredo ha guadagnato la bellezza di 6 Ori, 7 Argenti e 7 Bronzi, riuscendo a portare i nostri sul podio in quasi tutte le edizioni. Un’eredità pazzesca, fuori quota, che abbiamo voluto raccontare nel nostro speciale e che speriamo appassioni voi come ha appassionato noi.
L’addio di Martini alla Nazionale, nel 1997, è stato per certi versi anche la fine di un certo modo di vivere il ciclismo. Di lì in avanti sono arrivati altri successi per gli italiani (Cipollini, due volte Bettini, Ballan) ma si è andati via via sempre di più verso un ciclismo robotico al quale oggi si fa fatica a guardare con lo stesso amore. In questo senso, la chiacchierata che abbiamo fatto con Giancarlo Brocci in apertura di rivista – e che trovate girando pagina – è emblematica dei tempi che stiamo vivendo e degli sforzi che sta facendo, per la verità con successo, il movimento delle ciclostoriche per riportare in auge il modo di vivere il ciclismo di una volta, che tanto bene ha seminato.
In questo senso, le novità per il 2021 non mancheranno. Ma soprattutto, mentre ancora ci districhiamo tra zone gialle, arancioni e rosse, speriamo davvero di avere davanti un anno “normale”, nel quale tornare a pedalare lungo le nostre strade con serenità e voglia di stare assieme.
Alessandro Galli
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