Quella che ci siamo dati a Biciclette d’Epoca è una missione semplice nelle intenzioni ma complicata nell’attuazione.
La missione è diffondere e difendere la “cultura della bicicletta”, e a parole tutto facile. La parte complicata arriva quando si tratta non solo di capire cosa si intende con “cultura della bicicletta”, ma anche come riuscire a rappresentarla nelle sue tantissime sfaccettature. In questo senso, il percorso di accompagnamento che abbiamo voluto fare con l’IVCA World Rally di Cremona è stato un tributo che abbiamo voluto offrire al mondo del velocipedismo storico, che sulla nostra rivista è stato in questi anni sì rappresentato, ma in un certo senso in secondo piano rispetto ad altri ambiti d’interesse. Questo non tanto per il valore culturale che porta – anzi! – quanto per la portata di questo tipo di attenzione al velocipede come mezzo.
Quando si parla di questi eventi, infatti, bisogna scordarsi di avere a che fare con partecipanti che si contano in migliaia e arrivano a sfiorare i 10 mila, come all’Eroica di Gaiole in Chianti. Qui si parla di appuntamenti più piccoli, che coinvolgono decine o se va benissimo (come a Cremona) centinaia di persone. Ma quello che fanno questi appassionati – oltre a divertirsi molto, sinceramente – è avvicinare e raccontare la bicicletta con un grande rigore storico, cosa che invece i paradigmi giustamente inclusivi di altre manifestazioni non prevedono. In questo senso, la loro passione e la loro voglia di ricerca e di condivisione sono per chi scrive – e direi per questo mondo – un valore importante, inestimabile, persino fondante.
Intendiamoci: non è che un approccio sia preferibile a un altro. Quello che Eroica ha innegabilmente portato con sé è un’apertura globale verso questo mondo, che però già esisteva nella forma che abbiamo visto a Cremona. Non a caso, il World Rally dell’IVCA è alla 41a edizione, mentre l’Eroica quest’anno ne compie 26. Sono due modi di approcciare la questione complementari, a volte sovrapponibili, per la verità spesso non molto dialoganti, ma questa potrebbe anche essere una mera questione di opportunità.
A noi, come rivista di riferimento del settore, il compito di creare le occasioni perché queste visioni del mondo si incontrino, pur mantenendo le rispettive specificità. Ecco perché abbiamo dedicato la copertina di questo numero al World Rally, a differenza del grande campione o del grande evento che mettiamo di solito. È un mondo che vale la pena di vivere e naturalmente – dal nostro punto di vista – di raccontare sulle nostre pagine.
Alessandro Galli
info@biciclettedepoca.net