«Gallia divisa est in partes tres…». Così comincia il “De bello Gallico”, memorie di guerra scritte da Giulio Cesare tra il 58 e il 50 A.C.
La stessa cosa si può dire del mondo ciclovintage, diviso in tre macro aree: restauratori, storici e ciclostorici. Tre settori differenti – ma con ovvi punti di contatto – all’interno dei quali cascano, chi più chi meno, tutti i nostri lettori. In questi tempi di Covid-19 – che non sono paragonabili alle campagne belliche romane ma che sono senz’altro la situazione più vicina alla guerra che le generazioni post Seconda Guerra Mondiale abbiano mai potuto vedere – due di queste macro aree godono di ottima salute, mentre la terza versa in una profonda crisi. Sto ovviamente parlando dei ciclostorici, rimasti orfani di eventi e con davanti un futuro nebuloso.
Mentre scrivo non abbiamo certezze. Nei fatti, tutti gli appuntamenti del 2020 sono stati annullati o nel migliore dei casi rimandati, come per esempio ha fatto L’Eroica per gli eventi primaverili, ricollocati in estate. Non sappiamo però – e nessuno lo sa, invero – se sarà possibile confermarli. Lo stesso vale per le Ciclostoriche di Lombardia e per il Giro d’Italia d’Epoca, fermi al palo. È un momento strano per tutti, naturalmente, perché pensare a una stagione completamente saltata rappresenta un unicum dal 1997, quando la prima Eroica di Gaiole diede il la alla nascita di tutto un movimento senza il quale – ragionevolmente – non esisterebbero non solo i tantissimi eventi che l’hanno imitata ma forse nemmeno i tantissimi forum di appassionati di restauro e – giocoforza – nemmeno la rivista che state leggendo in questo momento.
Nel nostro pedalare all’interno del mondo del ciclismo d’epoca l’assenza delle ciclostoriche è senz’altro un calo di zuccheri, una carenza che forse non porterà a una crisi di fame ma che senz’altro si fa sentire nelle gambe. Senza appuntamenti dal vivo – e non ci riferiamo solo ai mega raduni ma anche ai tanti micro eventi che si tengono tutto l’anno, fiere comprese – viene a mancare quella linfa vitale che solo le relazioni interpersonali sanno dare. Ci si vede, si chiacchiera, si pedala insieme, ci si raccontano storie di ciclismo e di umanità. In questo senso le ciclostoriche hanno saputo svolgere un ruolo unico che i canali social, in questi ormai quattro mesi, hanno potuto solo in parte colmare.
Ecco quindi che pensare di poter vivere almeno la seconda parte della stagione diventa una prospettiva importante. Sarebbe un atto di presenza che il nostro mondo merita e che dobbiamo tutti sperare che accada. In questo contesto, mi fa molto piacere poter dire che diversi organizzatori sono pronti già adesso per adattarsi alle condizioni mutate. Lo staff de L’Eroica, per esempio, ha pronte delle soluzioni alternative che possono venire incontro a quelle esigenze di distanziamento e di somministrazione alimentare che giocoforza i tradizionali mercati, punti di ristoro e avvii di gruppo la mattina presto non sono in grado di garantire.
Sapere che si è lavorato in questo senso deve darci fiducia e renderci capaci di buttarci alle spalle questi mesi strani e difficili. Ritrovarci a Gaiole – o ovunque la nostra passione voglia portarci lungo lo Stivale – avrebbe un sapore molto diverso, non scontato, e ci farebbe probabilmente capire ancora di più quanto è prezioso il bello di questo mondo. Non possiamo fare molto, se non farci trovare pronti. Sarebbero le più belle pedalate di speranza della nostra vita.
Alessandro Galli
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