La lavorazione di questo numero di Biciclette d’Epoca mi ha fatto molto riflettere sul destino dei ciclisti.
In un numero dedicato al Centenario del grandissimo Fausto Coppi – che cade il 15 settembre – parliamo anche di tanti altri ciclisti e personaggi meno conosciuti che però hanno condiviso con il Campionissimo la stessa fatica e talvolta anche le stesse strade. È il caso di corridori veri come De Bernardi e Tommasini, di Gabriele Spapperi e delle sue bici di nicchia, di Alfredo Panzini e dei suoi viaggi lungo i declivi dell’Appennino a cavallo dell’inizio secolo scorso, oltre che di un velocipede. Personaggi le cui storie, un volta approfondite e sbobinate, sono interessanti, formative, fotografie dell’epoca in cui hanno vissuto e che possiamo raccontare oggi attraverso di loro utilizzando la bicicletta come un pretesto. I contrasti fortissimi negli anni delle guerre, la miseria, lo sport come ascensore e riscatto sociale, le relazioni. Facendo un paragone con qualcosa di molto vintage come i vecchi 45 giri in vinile, esiste anche un “Lato B” nella storia del ciclismo d’epoca che merita di essere raccontato e che magari, alla fine, scopri essere più bello del “Lato A”, come nel caso di “Con il Nastro Rosa” di Lucio Battisti, che era l’altra facciata del meno celebre “Una Giornata Uggiosa”. Spero che queste storie, raccolte e raccontate con passione da chi ci aiuta numero dopo numero a realizzare Biciclette d’Epoca, sappiano incuriosirvi, interessarvi, darvi un angolo di visione differente.
Certo, lassù – inarrivabile – resta sempre lui: Fausto Coppi. Difficile pensare che ci possa essere un Lato B migliore di questo Lato A. Tuttavia, è anche vero che Coppi è stato “suonato” un po’ in tutti i modi possibili, per cui non è facile trovare un modo interessante per tornare a parlarne, in questo mese del Centenario. Noi abbiamo messo sul piatto alcune cose che credo interessanti, a partire dall’Atlante Coppi che inquadra molti luoghi significativi – e talvolta insospettabili – che hanno avuto un ruolo nella vita dell’Airone. Se n’è occupato una penna solida come quella di Gino Cervi. Carlo Delfino, invece, ha proseguito il racconto delle gesta di Fausto raccontando le doppiette Giro e Tour del ’49 e del ’52. Ci abbiamo messo anche una bici ritrovata, proprio del Giro del ’49, con una storia interessante e – infine – siamo passati dalla penna al pennello con i quadri di Miguel Soro Garcia, di cui vedete un esempio in copertina. Basterà?
Difficile dirlo, perché Coppi è enorme come la sua storia, ma io spero che questo numero in uscita sul finire dell’estate possiate rigirarvelo tra le mani, come si faceva con i vecchi dischi, decidendo di ascoltare ogni volta il lato che vi piace di più.