Realizzare un numero di Biciclette d’Epoca è un viaggio lungo e dolcissimo per tutta l’Italia. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, isole comprese. Lombardia, Toscana, Veneto, Sardegna, Puglia, Lazio: ogni telefonata, ogni fotografia, ti sposta in un punto diverso del Bel Paese e ti porta a conoscere passioni, usanze, modi di dire e di vivere che hanno come denominatore comune lei, la bicicletta.
Capire perché il nostro paese sia così legato alla bici è una cosa da storici e antropologi. Quello che succede, però, è che ovunque trovi persone che hanno voglia di pedalare come si faceva una volta e grandissime realtà industriali che hanno fatto la storia di questo mondo anche sotto l’aspetto sportivo. È il caso di Ambrosio, l’azienda lombarda che ha avuto un ruolo fondamentale nell’ideazione di quegli oggetti fantascientifici che sembravano, all’ora, le ruote lenticolari utilizzate da Francesco Moser per il suo straordinario Record dell’Ora a Città del Messico nel 1984. Ascoltare Maurizio Marzorati, che quella vicenda l’ha vissuta e quelle ruote le ha costruite, è stato un tuffo tiepido e dolce in un mondo e in un tempo che oggi non esistono più, ma che tutti abbiamo negli occhi.
E poi c’è questa rovente stagione delle ciclostoriche, che sta esplodendo in ogni angolo d’Italia proprio in questi mesi. Sono 70 gli appuntamenti che abbiamo raccolto in un calendario che inquadra gli eventi più imporanti e diversi circuti ormai consolidati, come il Giro d’Italia d’Epoca o quello delle Ciclostoriche Lombarde. Le cicostoriche totali, però, sono il doppio. I visi – sorridenti sia all’inizio sia alla fine del percorso – testimoniano la grande gioia di tutti coloro che vi partecipano e che sono la vera benzina nel motore di questo movimento e di questa rivista, che dev’essere – e proverà ad esserlo sempre di più – il punto di riferiemento per tutti.
Non abbiamo parlato molto delle biciclette, ma anche in questo numero abbiamo cose importanti, come il restauro della Saving del 1905, la Va Por la Hora di Moser e una foto del significativo punto di arrivo per il mondo della bici d’epoca costituito dal telaio in carbonio della Colnago C40, di cui raccontiamo brevemente la storia. Forse qualcuno si sorprenderà di questa scelta, come di quella di aver voluto intervistare Tom Ritchey, uno che qualcosa nel mondo delle bici ha combinato, ma l’idea è quella di aprire a suggestioni nuove e allora ben venga parlare anche di Mountain Bike, se questo ci riporta all’inizio degli Anni ’70, senza dimenticare la tradizione come nell’approfondimento dedicato alle biciclette militari.
E infine l’Eroica, la ciclostorica da dove tutto è cominciato, che apre e chiude questa rivista. Partiamo con il bellissimo racconto – anche fotografico – de l’Eroica Montalcino, nata per soddisfare il morboso desiderio di strade bianche toscane, e finiamo con l’intenso ricordo che Giancarlo Brocci, patron de L’Eroica, ha voluto dedicare, attraverso il libro scritto a quattro mani con il figlio Jacek, all’amico Luciano Berruti, uomo simbolo della manifestazione scomparso lo scorso agosto.
Ecco, questo è il nostro mondo, e anche se sappiamo che è molto difficile farlo stare tutto in queste pagine, speriamo di averne fatta una bella fotografia. Bella quasi come i paesaggi che si attraversano in sella a una bici d’epoca.
Alessandro Galli
info@biciclettedepoca.com