Se i numeri che vedete nel titolo fossero quelli dei rapporti di una bicicletta, ci troveremmo di fronte a una specie di mostro con corona e pignone giganteschi, chissà se facile o difficile da pedalare.
Ma non sono i numeri di un rapporto: sono invece i numeri di due ricorrenze. La prima, evidentissima, nella nostra copertina di questo mese, è quella dei 90 anni della maglia rosa, uno dei simboli più iconici nel mondo dello sport che festeggia quest’anno un’anniversario importante. È bella, la storia della maglia rosa. Bella e curiosa, al punto che in tantissimi ne hanno parlato in questi giorni e noi, ovviamente, non potevamo farci scappare l’occasione di raccontarvela, grazie alla penna di Marco Pasquini, e d’illustravela grazie al solito, prezioso archivio di Carlo Delfino, dal quale proviene la foto che vedete in copertina e che abbiamo ricolorato per l’occasione. Sono poche le foto di quella prima maglia rosa ma, paragonandola alla maglia reale, tutt’oggi conservata dagli eredi di Learco Guerra – il primo corridore a indossarla – siamo riusciti a datare la foto di copertina come relativa sicuramente al 1931, anche se probabilmente realizzata a posteriori e non in gara, visto che inizialmente né corridori né stampa erano così propensi a mostrarla. Storia bella e curiosa, appunto, anche per i risvolti scaramantici legati all’esordio della maglia, di cui potrete leggere.
Di certo, la maglia rosa è “invecchiata” benissimo e ha fatto bella mostra di sé anche sulle spalle di Egan Bernal, vincitore del Giro di quest’anno, anche se tutti abbiamo sperato fino all’ultimo di vederla sulle spalle di Damiano Caruso, sorprendentemente secondo a Milano alle spalle del campione Colombiano. Ci sarebbe voluto un colpo di scena finale perché accadesse, uno dei tanti che in questi novant’anni hanno visto la maglia protagonista e che vi abbiamo voluto riassumere in pillole al piede della cover story, citando i più incredibili ed eclatanti. Cose che fanno capire perché il ciclismo sia stato tanto amato, nella speranza che quei tempi di passione possano tornare (le sensazioni sono buone, anche dopo aver visto proprio i Giro passare sulle strade bianche di Montalcino con una tappa molto garibaldina).
Detto del 90, c’è da parlare del 50, cosa che ci riguarda senz’altro molto da vicino perché quello che avete tra le mani è il cinquantesimo numero di Biciclette d’Epoca. Un traguardo davvero molto importante per chi (e sono tanti, tra cui il sottoscritto) può mettere in fila la collezione completa di tutti i numeri dal primo all’ultimo. Pagine e pagine dedicate alle biciclette, al restauro, alle storie che hanno fatto grandi questo sport. Ci tengo a ringraziare tutti gli amici che mi accompagnano nella realizzazione della nostra rivista da ben 20 numeri, ma il merito del percorso fatto va senz’altro condiviso anche con chi c’era prima di me. Devo dire con sincerità che sentiamo la responsabilità di dare una voce al mondo del ciclismo d’epoca, così bello, appassionante, verace nelle sue varie manifestazioni, e ringrazio a nome di tutti i lettori che ci seguono fedelmente da così tanto tempo.
È bello sapervi con noi, e vi aspettiamo anche sul 259 del digitale terrestre o in streaming sul sito bikechannel.it per seguire il nuovo programma Biciclette d’Epoca TV Show in onda da qualche mese, ed entrare così un po’ di più nelle vostre case con le storie del ciclismo d’epoca.
Alessandro Galli
info@biciclettedepoca.net
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