Il mercato della bicicletta durante tutti gli anni ’30 viveva una stagione particolarmente frizzante, ricca di novità, idee e innovazioni.
In generale vi era una corsa frenetica all’ultima trovata, che poteva essere una componente nuova nel funzionamento o nel materiale costruttivo, fino ad arrivare allo sviluppo di tipologie di telai avveniristici. Si pensi, per esempio, alle migliorie ai freni che si susseguono in questo decennio, durante il quale si passa da quelli fascettati ai foderi della forcella e al carro posteriore a quelli imperniati alla testa della forcella e al traversino, partendo da modelli in ferro e arrivando all’utilizzo del duralluminio sia per le pinze sia per le leve. Si pensi altresì alle nuove tipologie di telai denominati “aerodinamici”, come per esempio il Maino mod. Aerodin o il Bianchi mod. Montebello, o ancora ai telai unisex proposti da Antonio Prina. E lo stesso discorso si potrebbe estendere a tante altre componenti della bicicletta.
In tale contesto effervescente, non mancavano tuttavia alcune anomalie. Tra le grandi case ciclistiche italiane la Umberto Dei è stata quella probabilmente più reticente a modificare i modelli della propria gamma. Se da una parte la forza dei suoi modelli universalmente riconosciuti come particolarmente eleganti e ben costruiti non imponeva alla casa milanese di seguire la moda del momento, dall’altra questa questa scelta ha rappresentato una sorta di immobilismo fuori dal tempo. Una delle spiegazioni che ci siamo dati risiede nel tipo di azienda che il suo fondatore aveva creato, sostanzialmente una fabbrica di altissima qualità artigianale in grado anche di sviluppare medi volumi. La qualità costruttiva era elevatissima, sia per i modelli da corsa sia per quelli da passeggio. Molte tecnologie erano sapientemente celate dietro le linee sobrie e pulite, tanto da essere proverbialmente invisibili. Invisibili erano per esempio le congiunzioni della testa di forcella con i rinforzi interni, invisibile era il meccanismo di sospensione elastica del parafango, invisibile era anche il meccanismo della famosa frenata “integrale”. Tante altre lavorazioni erano celate: si pensi ai perni e alle calotte rettificate che conferiscono alle Dei una scorrevolezza unica o agli elementi di raccordo della freneria torniti anziché forgiati. Occultamenti che hanno contribuito alla grande raffinatezza costruttiva. A questo va aggiunto il fatto che la fabbrica fosse a tutti gli effetti a immagine e somiglianza del proprio fondatore, che ancora in quel decennio la guidava. Di Umberto Dei, classe 1879, si sa che era molto pignolo, fiero, abitudinario, austero. Se non vi è dubbio che si ritrovino queste qualità nelle biciclette prodotte, è verosimile che le stesse fossero divenute nel tempo anche patrimonio immateriale aziendale.
LA MARCA ORO A
Il modello Marca Oro A è uno dei pochissimi nuovi modelli introdotti. Compare per la prima volta sul catalogo commerciale del 1937 e in brevissimo tempo sostituisce il modello A3. Le differenze tra i due modelli all’inizio sono lievi: una delle più lampanti è la nuova forma dei parafanghi. Come i modelli precedenti A3 e B3 (il mod. B3 è la versione da donna) aveva il freno posteriore sul carro basso e veniva offerto a catalogo in quattro varianti (comune, lusso, extra lusso, super lusso). Si tratta di un modello di grande successo, anche commerciale, che oggi rappresenta bene la raffinatezza produttiva propria della ditta che all’epoca aveva sede in via Pasquale Paoli, a pochissimi metri dal Naviglio Grande.
Tra le diverse Marca Oro A osservate negli anni di studio, questa specifica bicicletta del 1940 rappresenta un’anomalia produttiva. Mentre normalmente questo modello è caratterizzato da una frenata posteriore “destra” – ovvero con i rinvii dei freni a bacchetta imperniati al telaio sul lato destro – questo speciale esemplare ha i rinvii su quello sinistro. Due sono le chiavi di lettura che ci siamo dati in merito a questa anomalia. La prima è che lo spostamento dei rinvii sul lato sinistro fosse stato richiesto espressamente, rendendo ancora più pulito ed elegante il lato nobile della bicicletta. La seconda è opposta, nel senso che la causa dello spostamento possa essere dovuta all’adozione di un manubrio di tipo diverso, con frenata “sinistra”. Per dirimere definitivamente la questione, sempre che ciò sia possibile, serviranno eventuali ritrovamenti di altre Marca Oro A “special”.
Scheda tecnica
Marca: Umberto Dei
Modello: Marca Oro A
Anno: 1940
Telaio: in acciaio
Guarnitura: in acciaio con pedivelle Umberto Dei
Freni: a bacchetta, il posteriore al carro basso
Leve freno: in acciaio
Mozzi: Umberto Dei rettificati, con ingrassatori
Pedali: Sheffield a centro tornito e marcati U. Dei
Sella: tipo Terry, marcata U. Dei