Nelle innumerevoli presentazioni del nostro libro “Le bici di Coppi” abbiamo raccontato il forte, quasi amoroso, rapporto di Fausto Coppi con la bicicletta, citando le interviste sue e di “Pinella” De Grandi, o commentando il famoso articolo “Sorella Bicicletta” del numero speciale de “Lo Sport Illustrato” del novembre 1953, ma soprattutto evidenziando le scelte tecniche del Campionissimo riguardanti i componenti più all’avanguardia.
Nel recente libro “La mia vita con Fausto”, scritto da Luciana Rota, abbiamo trovato conferma di come fosse importante il rapporto Fausto Coppi/bicicletta, perché questo legame è testimoniato anche dalla moglie Bruna Ciampolini, donna che per tutta la vita ha amato lo stesso uomo anche dopo essere stata abbandonata. Questa conferma al femminile è così riportata: «Fausto ha sempre curato in modo intelligente la dieta e la forma, come ha curato la meccanica della sua bicicletta. Diceva: “Il mio corpo e la mia bicicletta debbono sempre essere perfetti e soprattutto debbono essere aggiornati. Se inventano un cambio nuovo e io lo applico prima degli altri, può essere che quel cambio mi faccia vincere una corsa”».
Le immagini più significative di questo connubio fra uomo e macchina sono quelle relative alle imprese in solitaria che hanno caratterizzato la carriera di Fausto Coppi, il quale, unico ciclista di sempre, ha percorso in fuga più di 3000 chilometri. Le immagini lo ritraggono sempre sulla sua fida bicicletta seguito dalla “Checca”, l’ammiraglia della Bianchi o, al Tour de France, dall’Alfa Romeo “Matta”, la Jeep sulla quale Alfredo Binda dirigeva la squadra italiana.
Ma queste imprese straordinarie del dopoguerra hanno un precedente. Era il 1940 e Fausto Coppi militava nella Legnano, gregario di Gino Bartali. Al Giro d’Italia di quell’anno il capitano della Legnano si era incrinato il femore cadendo nella seconda tappa e perdendo minuti in classifica. Il 29 maggio, però, sprona alla fuga quel ragazzo che era appena entrato in squadra e aveva subito fatto intendere il suo potenziale. Coppi scatta sull’Abetone, con una fuga di cento chilometri vince la tappa a Modena e veste la maglia rosa che, con l’aiuto determinante del suo capitano, porterà fino a Milano. Il giorno dopo l’Italia entra in guerra. Negli anni di guerra e in tutto il periodo trascorso in Legnano, alla quale Coppi regala vittorie importanti come il Giro della Toscana del ‘41 e quattro maglie Tricolori (tre nell’inseguimento su pista e una su strada), la parte tecnica è curata da un meccanico storico, Ugo Bianchi, che Pinella De Grandi considerava il suo maestro, anche perché capace di costruire una bici da pista ultraleggera di soli 3,480 kg nel 1948.
TECNOLOGIA AL LIMITE
Purtroppo la documentazione sulle bici costruite per Fausto Coppi nei suoi primi anni di carriera è scarsa: dobbiamo basarci solo sulla Legnano preparata per il Record dell’Ora, custodita nel Museo del Ghisallo, e supporre, partendo da questa, gli standard di quelle da strada. Fausto comunque trova nel Reparto Corse di questa grande casa costruttrice l’humus per coltivare la sua meticolosità per tutto quello che riguarda il mezzo meccanico e comincia a fare esperienza col materiale più tecnicamente all’avanguardia. Da ora in avanti, e per tutta la sua carriera fino al 1956 quando Campagnolo presenterà il suo gruppo Gran Sport, Coppi userà i pedali FOM costruiti dalle Fonderie Officine Maritano di Torino, molto scorrevoli e con il corpo e la gabbietta esterna in alluminio. Inoltre, prediligerà i mozzi SIAMT dotati di una scorrevolezza superiore. Probabilmente sempre in Legnano comincia a preferire i raggi delle ruote nichelati.
Alla fine del 1945 Coppi firma un contratto con la Bianchi. Questo connubio durerà per dieci anni, fino alla fine del 1955, e riprenderà nel 1958, dopo un intervallo di due anni durante i quali gareggerà con una squadra da lui stesso costituita, la Carpano-Coppi. In questi dieci anni, con a disposizione un reparto corse all’avanguardia come quello della Bianchi, Fausto svilupperà il suo interesse per tutte le novità tecniche. Prima monta un deragliatore centrale della francese Simplex per poter disporre di due ingranaggi anteriori che, accoppiati ai cinque disponibili nella ruota libera, permettono di utilizzare dieci combinazioni di rapporti al cambio, che in un primo momento rimane il Campagnolo Corsa. Quest’ultimo è di semplice costruzione ma, per portare la catena da un rapporto all’altro, esige una retro pedalata con tempi di cambiata non ottimali e il rischio del salto di catena. Appena intuisce la superiorità del cambio a filo, per superare i vincoli commerciali della Bianchi, firma personalmente un contratto con Lucien Juy, patron della Simplex, in modo da poter utilizzare l’omonimo cambio a filo, che permetteva una cambiata veloce e sicura. Tale utilizzo dura dal 1947 al 1949 e stimola certamente Tullio Campagnolo a evolvere in tale direzione fino a proporre, alla fine del 1950, il cambio Campagnolo Gran Sport, che col suo meccanismo a parallelogramma condizionerà tutta la concorrenza e, con vari aggiornamenti, arriverà fino agli Anni ’80. Campagnolo aveva prodotto nel 1949/50 un aggiornamento del suo cambio Corsa, riducendo le stecche di comando da due a una: questo cambio si chiama Paris-Roubaix, dalla vittoria di Fausto Coppi nella classica francese del 9 aprile 1950.
Comunque sia, l’utilizzo del cambio Simplex è stato riservato in Bianchi solo alla squadra corse, non furono mai costruiti telai di serie con tale cambio. Una nota di colore rimangono le scritte a margine dei telai con forcellini per il montaggio del cambio francese nei registri del reparto corse, dove il termine originale Simplex venne riportato in “Simples”, traduzione in meneghino del nome francese. Nel 1951 il Campionissimo è il primo ad accoppiare gli ingranaggi in alluminio della francese T.A. alle pedivelle Magistroni in acciaio, e mantiene questa soluzione fino al 1956, quando Campagnolo presenta la propria guarnitura tutta in alluminio.
Per sottolineare l’interesse di Fausto Coppi per ogni novità tecnica inerente la bicicletta da corsa vale la pena raccontare un episodio: siamo a Savignano sul Rubicone da Paolo Amadori, col quale raccogliamo materiale per il nostro libro “Le bici di Coppi”. Paolo mostra dei particolari provenienti da Pinella De Grandi e altri avuti in occasione di un suo incontro con Franco Giacchero, gregario del Campionissimo e a lui regalati quali cimeli del suo capitano. Tra questi sono presenti due leve freni di costruzione francese chiamate “Le Roi du Grimpeur” (molto usate da Gino Bartali quando passò dalla Legnano alla squadra che portava il suo nome). Di primo acchito, il fatto che quegli oggetti tanto amati dall’amico rivale potessero aver interessato Fausto Coppi ci lascia sorpresi e increduli. Dopo qualche tempo, sfogliando un libro sulle Bianchi usate dal Campionissimo, ecco comparire un gruppo di corridori che sta uscendo dal tunnel del Turchino. In testa Fausto Coppi con al manubrio proprio un paio di leve “Le Roi du Grimpeur”! La bici, esaminati i componenti, può essere datata 1951/52.
I TELAI DI FAUSTO
Per quanto riguarda la costruzione dei telai per Fausto Coppi vanno considerati tre distinti periodi:
1940 – 1943: Legnano.
1946 – 1955: Bianchi.
1956 – 1957: Carpano-Coppi (telai costruiti principalmente da Faliero Masi).
1958: ritorno alla Bianchi.
1959: Tricofilina-Coppi (telai costruiti principalmente da Faliero Masi).
Vediamo ora i tratti salienti di quelle stagioni e le caratteristiche di tutte le biciclette utilizzate dal Campionissimo durante la sua carriera.
Legnano 1940 – 1942
1940
Fausto Coppi approda nello squadrone della Legnano quale gregario di Gino Bartali. Premesso che di questi anni trascorsi sotto la guida di Eberardo Pavesi non abbiamo alcuna documentazione riguardo le bici da strada, ma solo la bici da pista costruita, fra l’altro nel 1941, da Ugo Bianchi per il Record dell’Ora e documentata perché esposta nel Museo del Ghisallo, dobbiamo purtroppo accontentarci di ragionare per supposizioni e ispirarci alle foto del periodo.
Dato che Fausto Coppi era approdato in Legnano come gregario, avrà ricevuto due telai per la stagione 1940: uno costruito alla fine del 1939 per gli allenamenti invernali e le classiche di inizio 1940 e uno per il Giro d’Italia. Poi, certamente gli sarà stata costruita una bici da pista per le diverse prove di inseguimento, specialità nella quale vince il Campionato Italiano al Vigorelli di Milano.
Partendo dall’esame del telaio del Record dell’Ora, costruito come detto nel 1941 e utilizzato il 7 novembre 1942, possiamo ipotizzare che le misure dei telai da strada fossero: altezza 61,5 cm centro/fine e lunghezza 58 cm centro/centro, un carro posteriore di 43/43,5 cm con la distanza dal centro della scatola del movimento centrale alla punta della forcella di 62/62,5 cm. Queste misure sono confermate dai telai costruiti nel reparto corse della Bianchi negli anni 1945/46. Anzi, a margine di alcuni c’è riportata la nota “tipo Legnano”: probabilmente si rifacevano a un campione Legnano che Fausto Coppi aveva portato in Bianchi. I componenti delle biciclette da strada che si possono rilevare dalle foto sono:
cambio Vittoria Regina Margherita dei fratelli Nieddu a quattro rapporti.
guarnitura di ferro con corona con le tre L di Legnano.
mozzi SIAMT con centro in ferro e flange in alluminio fissati al telaio tramite “galletti” di alluminio.
cerchi Fiamme in alluminio.
freni e leve Universal mod. 361666 in alluminio.
manubrio in ferro di costruzione artigianale, probabilmente Garavaglia.
1941
Nel secondo anno in Legnano probabilmente furono costruite un paio di biciclette da strada utilizzate per le vittorie di classiche come il Giro della Toscana, il Giro del Veneto, il Giro dell’Emilia, la Tre Valli Varesine e il Giro della Provincia di Milano, gara a cronometro di 120 km disputata a coppie e vinta con Ricci. Per ragioni belliche, nel 1941 non si disputò il Giro d’Italia, quindi è possibile che le bici da strada utilizzate fossero quelle dell’anno precedente, aggiornate. In quel 1941 Fausto Coppi gareggiò parecchio in pista e diventò Campione Italiano dell’Inseguimento al Vigorelli di Milano, il 15 giugno, battendo in finale Saponetti. Fece alcuni inseguimenti anche in coppia con Bartali vincendo a Torino e a Bologna. Per questa attività il reparto corse gli costruì altri telai che presumibilmente avranno avuto le caratteristiche di quello usato nel 1942 per il record dell’ora, che risulta costruito nel 1941 avendo numero 4145, dove 41 indica l’anno e 45 il numero progressivo di costruzione. Le caratteristiche di questa bicicletta sono le seguenti:
altezza 61,5 cm centro/fine.
lunghezza 57 cm centro/centro.
carro posteriore 42 cm.
lunghezza da punta forcella/centro scatola del movimento centrale 60 cm per un passo totale di 102 cm.
tubo dello sterzo 15,8 cm.
attacco manubrio in ferro lungo 10,5 cm.
sterzo Magistroni.
piega manubrio in ferro molto profonda, larga 44 cm.
pedivelle da 170 mm in ferro con ingranaggio in ferro con tre “L” di Legnano.
ruota anteriore a 36 raggi.
ruota posteriore a 40 raggi.
cerchi Baruzzo in legno.
pedali FOM in alluminio.
1942
Nel terzo anno di attività in Legnano, Fausto Coppi vinse a Roma il Campionato Italiano su strada, unica vittoria fra tanti piazzamenti. Gareggiò molto in pista vincendo parecchio e si laureò Campione Italiano dell’Inseguimento Individuale battendo in finale Bevilacqua al Vigorelli di Milano. Anche nel 1942 non abbiamo documentazione certa sui telai costruiti per Fausto Coppi che, con ogni probabilità, usò biciclette dell’anno precedente data la scarsa attività svolta. L’unica certezza è data dall’utilizzo del telaio 4145, costruito per il record dell’ora del 7 novembre 1942 al Vigorelli, tentativo che portò il record a 45,871 km, rettificato poi nel 1948 a 45,798 km.
1943/1944
In questi due anni Fausto Coppi fu prigioniero di guerra in Africa e ritornò in Italia solo alla fine del 1944.
Nulli 1945
1945
Prigioniero degli inglesi a Caserta, grazie all’interessamento del giornalista Gino Palumbo (futuro direttore de La Gazzetta dello Sport) che lanciò un appello sul giornale da lui diretto La Voce di Napoli, Coppi riuscì a recuperare una bicicletta da corsa donata da un falegname napoletano, tale Giuseppe D’Avino. Sembra che questa bicicletta fosse una Legnano, certamente con misure non adeguate alla morfologia di Fausto Coppi, ma idonea a riprendere gli allenamenti dopo un periodo di stasi durato ben ventiquattro mesi. Sempre nel 1945 ricominciò a correre con la maglia della Nulli, dal nome delle biciclette di un artigiano romano, Edmondo Nulli, che gestiva una squadra di corridori dilettanti. Della bicicletta Nulli usata in quell’anno abbiamo rara documentazione: possiamo solo immaginare che fosse un telaio artigianale, probabilmente consono alle misure di Fausto Coppi, equipaggiato con cambio e freni anteguerra, ovvero cambio Campagnolo Corsa e freni Universal 361666.
Nel 1945 Coppi disputò parecchie corse, relativamente a una attività per così dire di guerra: molti circuiti, alcune riunioni in pista. Ne vinse ben cinque: la Coppa Salvioni e la Coppa Candelotti a Roma, il Circuito di Milano, il Circuito di Lugano e il Circuito di Ospedaletti in Liguria. Alla fine del 1945 Coppi firmò per la Bianchi e divenne l’antagonista di Gino Bartali, rimasto fedele alla Legnano.
Bianchi 1946-1955
1946
Il primo anno di attività di Fausto Coppi con gli “Aquilotti della Bianchi” è il 1946. Il reparto corse della Casa aveva costruito ben nove telai negli ultimi mesi del 1945, probabilmente appena firmato il contratto. Di questi, sette erano per l’attività su strada e due per la pista.
Le note del registro del reparto Corse Bianchi riportano:
1° telaio anno 1945 – misura 60 – da centro a fine.
2° telaio anno 1945 – misura 60 – “tipo Legnano” ( l’unico “tipo Legnano” alto 60 cm).
3° telaio anno 1945 – misura 60 – (nelle note è scritto “trucco”!)
4° telaio anno 1945 – misura 60.
5° telaio anno 1945 – misura 60 – tipo “racer” (pista).
6° telaio anno 1945 – misura 60 – tipo “racer” (pista).
7° telaio anno 1945 – misura 61 – (si noti l’altezza di 61 cm anziché 60).
8° telaio anno 1945 – misura 60 – “scorta” (probabilmente un telaio costruito per una bici di scorta per il Giro d’Italia del 1946).
9° telaio anno 1945 – misura 61 – “tipo Legnano” (questo telaio, come altri successivi, porta la nota “tipo Legnano” ed è alto 61 cm, altezza simile a quelli costruiti per Fausto Coppi in Legnano).
Misure:
altezza: 60 cm centro/fine.
lunghezza: 57 cm centro/centro.
carro posteriore: 43 cm.
lunghezza da centro scatola del movimento centrale a punta forcella: 59,8 cm.
lunghezza tubo sterzo: 17,8 cm.
Componenti:
attacco manubrio di ferro: 9,5 cm.
piega manubrio in ferro cromato di diametro 24 mm.
guarnitura BSA in alluminio con ingranaggio passo Humber a 25 denti.
pedivelle Bianchi in acciaio fresate internamente con lunghezza 171 mm.
ruota anteriore con mozzi FB tipo pista a flange alte e cerchi in alluminio.
ruota posteriore con mozzi FB tipo pista a flange alte e cerchi in alluminio.
pedali FOM in ferro.
sella Brooks lavorata.
Furono costruiti altri sei telai, tre da strada e tre da pista, probabilmente per l’attività del 1947, avendo Coppi già disponibili nove telai per l’attività 1946. Le considerazioni generali da farsi sono le seguenti: l’altezza dei telai da strada si conferma di 61 cm, mentre quella dei telai da pista è ridotta a 59 cm per due esemplari e 59,5 cm per il terzo.
1° telaio anno 1946 altezza 59 cm – tipo “racer” (pista).
2° telaio anno 1946 altezza 59 cm – tipo “racer” (pista).
3° telaio anno 1946 altezza 61 cm – da strada.
4° telaio anno 1946 altezza 61 cm – da strada.
5° telaio anno 1946 altezza 59,5 cm – tipo “racer” (pista).
6° telaio anno 1946 altezza 61 cm – da strada.
1947
Furono costruiti solo due telai, forse per l’attività del 1948:
1° telaio anno 1947 altezza 61 cm – “Campagnolo – tipo Legnano” (“Campagnolo” significa predisposto per il cambio corsa della Campagnolo; “tipo Legnano”, invece, si pensa sia stato fatto con le caratteristiche usate per Fausto Coppi in Legnano).
2° telaio anno 1947 altezza 61 cm – “tipo Legnano”.
1948
Anche nel 1948 furono costruiti solo due telai che portano come nota “simples”, perché dovevano portare il cambio a filo francese Simplex, a seguito degli accordi diretti che Coppi aveva siglato a livello personale con il proprietario Lucien Juy:
1° telaio anno 1948 altezza 61 cm – “simples”.
2° telaio anno 1948 altezza 61 cm – “simples”.
1949 In una delle annate più ricche di vittorie per Fausto Coppi, il Reparto Corse preparò ben sette telai, cinque da strada e due da pista, veri capolavori per finiture delle congiunzioni, che riportano la signa “FC” di Fausto Coppi e gli assi delle carte da poker tranciati:
1° telaio anno 1949 altezza 61 cm – “simples”.
2° telaio anno 1949 altezza 61 cm – “simples”.
3° telaio anno 1949 altezza 61 cm – “simples”.
4° telaio anno 1949 altezza 59 cm – racer (da pista) – “speciale FC” (questo è il primo telaio di tre con le congiunzioni che riportano la sigla “FC” e gli assi delle carte da poker: l’asso di fiori rappresenta il tricolore su strada, l’asso di quadri la maglia rosa al Giro d’Italia, l’asso di picche la maglia iridata dell’inseguimento su pista, l’asso di cuori la maglia tricolore dell’inseguimento su pista)
5° telaio anno 1949 altezza 61 cm – “leggerissimo per Camp. Del Mondo – Simples”
6° telaio anno 1949 altezza 61 cm – “leggerissimo – Campagnolo nuovo tipo” (si tratta del cambio a una sola stecca che diverrà il Campagnolo Paris-Roubaix dopo la vittoria nella classica francese di Fausto Coppi nel 1950).
7° telaio anno 1949 altezza 59 cm – racer (pista) – “speciale FC” secondo esemplare come sopra.
Ricordiamo che il 1949 fu l’anno della prima doppietta Giro d’Italia – Tour de France e che nel Campionato del Mondo su Strada Coppi fu terzo dietro le ruote più veloci di Van Steenbergen e Kubler.
In quel Tour de France del 1949 la squadra italiana annoverava fra i meccanici al seguito Pinella De Grandi, che non era ancora meccanico della Bianchi perché lo diventerà per volere di Fausto Coppi solo nel 1951. Pinella era meccanico della Federazione e addetto alle biciclette di Fausto Coppi e Gino Bartali, e come tale annotava nel primo dei due volumetti scritti di suo pugno e detti “La Bibbia di Pinella” tappa per tappa i chilometri da percorrere e i rapporti montati ai due campioni, oltre ad altre informazioni che riteneva essere utili. Di seguito alcuni esempi:
Parigi – Reims 182 km (è la prima tappa):
Coppi 47 – 50 – 15– 16– 17 – 19 – 22
Bartali 47 – 50 – 15– 16 – 17 – 19 – 22
Ruen – San Malò 293 km (quinta tappa):
Coppi 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 19 – 21 caduto Coppi
Bartali 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 19 – 21
Coppi del 1956 raccontò l’episodio della caduta nella rivista Il Campione: «Stavo bene né vi so dire cosa sarebbe successo, quel giorno, se non mi fosse toccata tutta in una volta tanta sfortuna. La nostra fuga continuava a buona velocità e in perfetta alleanza. Uno spettatore, nel porgere una borraccia a Marinelli, gli provocò un lieve sbandamento e venne a collisione con me. Le nostre biciclette si agganciarono e finimmo tutti e due a terra. Marinelli se la cavò con nulla, io invece ruppi la bicicletta. Era necessario cambiarla. Accanto a me si era fermata la seconda vettura che aveva a bordo la bicicletta di Ricci. L’automobile di Binda, che trasportava la mia, non si vedeva. Ora, la bicicletta di Ricci, a parte il fatto che mal mi si adattava, era di un’altra marca e montava un cambio che non consentiva l’impiego della mia ruota posteriore, che, secondo il regolamento, dovevo usare in quanto non aveva subito avarie. C’è chi ha detto che in quell’occasione io mi sono ostinato a non voler usufruire a nessun costo della bicicletta di Ricci che mi era stata offerta, essendo io cocciuto. Fui costretto a sedermi ai margini della strada mentre i meccanici stavano ponendo mano per adattare alla meglio la bicicletta. Passarono dieci minuti. Finalmente arrivò la macchina di Binda. Pinella mi montò in un baleno la bicicletta e io ripresi a inseguire attorniato dai miei compagni. Raggiungemmo Bartali che mi aveva atteso. Anche lui mi fece coraggio…».
La Sables – La Rochelle 92 km (settima tappa):
Cronometro individuale
Coppi 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19
Bartali 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19
Pau – Luchon 193 km (undicesima tappa):
Colli: Abisque – Tourmalet – Aspin – Peyresourde
Coppi 47 – 50 – 15 – 17 – 20 – 23 – 24
Bartali 46 – 49 – 15 – 17 – 20 – 22 – 24
Rapporti andavano bene, giornata bella. Coppi aveva pedivelle di 18. Ruote legno vanno meglio per le forature e le discese.
Cannes – Briancon 274 km (sedicesima tappa):
Colli: Allos – Isoard – Vars
Coppi 47 – 50 – 15 – 17 – 20 – 23 – 24
Bartali 46 – 49 – 15 – 17 – 20 – 22 – 24
Tempo nuvolo – 1° Bartali – 2° Coppi soli.
Coppi aveva pedivelle 17,5 e ruote legno.
Briancon – Aosta 257 km (diciassettesima tappa):
Colli: Monginevro – Moncenisio – Iseran – San Leonardo
Coppi 47 – 50 – 15 – 17 – 20 – 23 – 24
Bartali 46 – 49 – 15 – 17 – 20 – 22 – 24
Coppi il solito materiale 17,5 e ruote legno.
Colmar – Nancy 137 km (ventesima tappa):
Cronometro individuale
Coppi 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 18 – 20
Bartali 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 18 – 20
1° Coppi, 2° Bartali, rapporti andavano bene.
Nancy – Parigi 340 km (ultima tappa):
Coppi 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 19 – 21
Bartali 47 – 50 – 15 – 16 – 17 – 19 – 21
Classifica generale 1° Coppi, 2° Bartali.
Le tappe di montagna van meglio le ruote legno per meno forature e scaldano meno e le pedivelle più lunghe.
A cura di: Paolo Tullini e Paolo Amadori