Il ritrovamento e ripristino di questa Taurus Ministeriale Tipo Due (sportivo) da uomo ci consente una duplice trattazione.
Da una parte ci permette di cogliere al volo l’occasione di approfondire e chiarire alcuni aspetti storici e tecnici, forse a tutti finora ignoti o dimenticati, circa la produzione autarchica di biciclette Ministeriali, dall’altra rappresenta una novità vedere una bicicletta Taurus di questo genere, la cui produzione da parte della casa lombarda non era affatto emersa, almeno per quel che ci è dato sapere.
Le “tipo Ministeriale”
Marzo 1942. L’Italia è da due lunghissimi anni in guerra e la fine delle belligeranze appare quantomai lontana. Le iniziali fortune delle forze dell’Asse nippo-italo-tedesco creano, ben sostenute dalla propaganda, false speranze che presto verranno disilluse.
La limitazione delle risorse dovute alla chiusura di una parte del commercio mondiale, che la guerra e le sue fasi preparatorie hanno portato, obbliga ogni nazione a implementare una propria economia di guerra. Per sostenere la famelica industria della guerra, bisogna spostare quante più risorse possibile dalla produzione civile a quella bellica. È in questo scenario (semplificato), che il 6 aprile del 1942 si inserisce la seguente disposizione da parte del Ministero delle Corporazioni, da noi recuperata grazie ad una ricerca presso gli archivi delle Gazzette Ufficiali del Regno d’Italia:
“Il Ministero delle Corporazioni, con provvedimento P.286 del 30 marzo scorso, ha vietato, con decorrenza immediata, la produzione di biciclette destinate alla popolazione civile che non corrispondano ai tipi che vengono appresso definiti nelle caratteristiche e nei prezzi.
Sulla canna obliqua del telaio di tutte le biciclette tipo dovranno essere indicati in modo indelebile il nome del fabbricante, il tipo e il prezzo di vendita al consumatore. Il prezzo di vendita dovrà apparire con cifre di almeno 10 millimetri di altezza.
Con la stessa decorrenza è vietata la produzione di biciclette a due o più posti. La vendita delle biciclette a uno o più posti diverse dai tipi stabiliti dal presente provvedimento, è consentita soltanto fino al 30 giugno 1942-XX ai prezzi denunciati e depositati presso i Consigli provinciali delle corporazioni, in conformità della circolare P. 183 del 2 dicembre 1941.
Entro tale data i produttori potranno ultimare le biciclette di vecchio tipo in corso di lavorazione alla data del presente provvedimento, semprechè la loro immissione al consumo avvenga entro il 30 giugno prossimo.
Le biciclette e altri velocipedi esistenti presso i commercianti dovranno portare un cartellino con l’indicazione del prezzo di vendita al consumatore.
La vendita di detti veicoli non potrà essere effettuata senza rilascio di fattura nella quale sia riportata, oltre il prezzo, la descrizione del prodotto come risulta nelle fatture di acquisto.
I produttori e i rivenditori (all’ingrosso e al dettaglio) di biciclette e altri velocipedi dovranno denunciare entro 15 giorni dalla data del presente provvedimento le giacenze di macchine di qualsiasi tipo e marca in loro possesso a tale data. La denuncia deve essere presentata ai Consigli provinciali delle corporazioni che hanno giurisdizione nel luogo dove si trovano le biciclette.
Nello stesso tempo i produttori e i rivenditori dovranno istituire un registro di carico e scarico, vidimato pagina per pagina dal comune di residenza, sul quale dovranno riportare le giacenze denunciate al Consiglio provinciale delle corporazioni nocche i movimenti di entrata e di uscita successivi a tale data. Nell’uscita dovranno in ogni caso indicarsi le generalità dell’acquirente, la marca e il tipo di bicicletta o di altro velocipede e il prezzo di vendita.
Per le biciclette destinate all’esportazione, questo Ministero impartirà particolari disposizioni, d’intesa con le altre Amministrazioni interessate.
Trascorso il termine del 30 giugno prossimo nessuna bicicletta potrà essere venduta a prezzi superiori a quelli stabiliti per i tipi previsti dalla presente circolare. Per le biciclette usate dovranno essere praticati al consumatore prezzi inferiore di almeno 100 lire a quelli autorizzati per i prodotti tipo.”
Il ritrovamento di questo testo, è importante perché innanzitutto ci spiega che ad un certo punto, le biciclette Tipo, o Ministeriali, erano le uniche a poter essere prodotte per la popolazione civile in quanto la produzione di ogni altra tipologia era espressamente vietata. Sembra banale, ma ha la portata di ridefinire una parte della storia della produzione ciclistica nazionale del periodo.
Tralasciando le parti meramente burocratiche, l’altro aspetto importante è che queste biciclette si devono distinguere dalle altre per la presenza del nome del fabbricante, del tipo, e del prezzo di vendita imposto. Tra le righe, facciamo notare che oltre al prezzo delle biciclette nuove, veniva imposto anche il prezzo delle corrispettive usate.
Sono poi tre le tipologie di biciclette ammesse, e la disposizione ne riporta per ognuna le caratteristiche che devono inderogabilmente avere:
“Biciclette Tipo Uno (viaggio): da uomo e da donna.
Caratteristiche:
Telaio in tubo d’acciaio trafilato a freddo, verniciato a fuoco in tinta unita. Manubrio di acciaio a leve interne tipo R di qualsiasi forma, cromato, zincato o verniciato, con manopole. Doppio freno anteriore e posteriore ai cerchi o ai mozzi. Cerchi delle ruote in acciaio cromato, zincato o di legno compensato, montati di pneumatici in misura non inferiore a 26”. Parafanghi di lamiera anteriori e posteriori. Sella molleggiata modello normale ricoperta in pelle, pacon, dermoide o materiali autarchici. Copri-catena completo – Campanello – Gemma catarifrangente – Borsetta con chiave ed oliatore – Pompa.
Prezzi massimi:
Prezzo di vendita dal produttore al rivenditore, franco stazione destino, compreso imballaggio: L. 630.
Prezzo di vendita al consumatore in qualsiasi località del Regno: L. 750.
Soprapprezzo per le biciclette da donna complete con paraveste: L. 20.
Biciclette Tipo Due (sportivo): da uomo e da donna.
Caratteristiche:
Telaio in tubo d’acciaio trafilato a freddo, verniciato a fuoco in tinta unita. Manubrio di acciaio di qualsiasi forma, cromato, zincato o verniciato, con manopole. Doppio freno anteriore e posteriore a trasmissione flessibile o rigida, ai cerchi o ai mozzi. Cerchi delle ruote in acciaio cromato o zincato o di legno compensato, montati di pneumatici in misura non inferiore a 26”. Parafanghi di lamiera anteriori e posteriori. Cambio di velocità – tre marce a deragliatore – mozzi corsa con salvataggi – ruota libera a tripla dentature. Copri-catena adatto all’uso del cambio; dadi a galletto per il facile smontaggio delle ruote. Sella molleggiata modello normale ricoperta in pelle, pacon, dermoide o materiali autarchici. Copri-catena completo – Campanello – Gemma catarifrangente – Borsetta con chiave ed oliatore – Pompa.
Prezzi massimi:
Prezzo di vendita dal produttore al rivenditore, franco stazione destino, compreso imballaggio: L. 780.
Prezzo di vendita al consumatore in qualsiasi località del Regno: L. 900.
Soprapprezzo per le biciclette da donna complete con paraveste: L. 20.
Biciclette Tipo Tre: da adolescente.
Caratteristiche:
Analoga al tipo uno (viaggio) da uomo, però con misura delle ruote da 18” a 24”.
Prezzi massimi:
Prezzo di vendita dal produttore al rivenditore, franco stazione destino, compreso imballaggio: L. 520.
Prezzo di vendita al consumatore in qualsiasi località del Regno: L. 620.
Soprapprezzo per le biciclette da donna complete con paraveste: L. 10.”
Questo testo ci fa capire precisamente come mai il tema che sottende tutte le biciclette di questo tipo fino ad oggi ritrovate, le più numerose sono quelle di casa Bianchi, sia sempre lo stesso: autarchia e frugalità. In passato, non sempre si riscontrava però uniformità su certe scelte, in particolare modo su cromatura/zincatura/verniciatura delle parti (solitamente) lucide, e questo rendeva le biciclette Ministeriali di complicata lettura. Anche rispetto ad altri particolari, come ad esempio la scelta del cambio o delle selle, è stata demandata ai produttori la scelta.
La TAURUS ritrovata
Come anticipato, non ci era ancora affatto noto dai precedenti ritrovamenti che anche la Taurus si fosse cimentata nella produzione di biciclette Tipo Ministeriale. Questo amplia lo spettro di marchi che avviarono questa particolare produzione. Le biciclette Ministeriali ritrovate sono poche e di poche case costruttrici: Bianchi, Legnano, Frejus erano note, Taurus rappresenta invece una novità assoluta. Sicuramente, c’è da sottolineare che queste biciclette vennero senza dubbio prodotte per un periodo breve e complicato. Oltre alle gravi vicissitudini economiche e monetarie patite in quel periodo, che sicuramente influirono sui livelli di produzione industriale, la guerra, con le sue devastazioni di ogni tipo, continuava a incombere con nuove minacce. Probabilmente, prima i bombardamenti del ’43, che videro la distruzione di tantissimi stabilimenti industriali (tra i quali quelli della Bianchi), ma soprattutto la guerra civile che portò alla destituzione di Mussolini, nel luglio del 1943, contribuirono alla scarsità di questa produzione anche dal lato della domanda di mercato.
Se andiamo a osservare con nuovi criteri la bicicletta che qui presentiamo, possiamo notare come si tratti a tutti gli effetti di una Tipo Due (sportivo) da L.900. A differenza tra quanto rinvenuto e quanto precedentemente scritto, probabilmente l’indicazione del prezzo si è cancellata nel tempo e riguardo ai galletti abbiamo preferito lasciare i dadi come da ritrovamento. Una caratteristica comune a tutte le biciclette Ministeriali è il colore colore grigio con cui sono verniciate, e anche questa la conferma. Possiamo notare come si tratti di un telaio a congiunzioni invisibili, piuttosto simile per certi versi a quello delle sportive della casa, le Lautal M, con serie sterzo non integrata, con finiture economiche e con forcellini sportivi comuni. Della forcella invece non vi è alcun riscontro con la produzione Taurus nota: probabilmente venne usata ad hoc per tenere i costi produttivi entro il budget. Sul tubo di sterzo e sul tubo obliquo è presente la classica decalcomania Taurus, con l’arpia e il fascione trasversale. Curioso il seriale: 7W472, che contrariamente alla consuetudine, antepone un numero alla lettera W con la quale in Taurus venivano marchiati telai per ruote da 28 x 1 5/8. I parafanghi e il carter sono anch’essi verniciati in grigio, e presentano entrambi la decalcomania con dicitura “Tipo Ministeriale”, che sovrasta un logo col disegno di due ali unite al centro e la scritta “S.A. Taurus Milano”, dove ovviamente S.A. sta per Società Anonima.
Il manubrio sportivo in ferro, con supporti leve freno saldati, ha una piega “tipo Bolzano” ed è assicurato alla forcella tramite espander. Nella parte non visibile e più protetta, sotto le manopole, è presente ancora la cromatura. A corredo il campanello, marchio Picc, verniciato nello stesso colore della bici. Le manopole sono in bachelite “multicolore”, nel senso che le polveri da cui sono state prodotte sono probabilmente residui di altri tipi di stampaggi industriali con diverse colorazioni, anche questo era autarchia. I freni sono degli Universal mod. 39 in ferro. Le ruote presentano cerchi verniciati in grigio, raggi verniciati in nero da 1,8 mm e nippli nichelati, copertoni Pirelli Stella da 28” x1 5/8 x1 3/8. I mozzi sono marchiati Taurus in corsivo, e cromati in modo così superficiale da averci causato imbarazzo durante la pulizia: al semplice passaggio con una paglietta 0000 tendeva a emergere la sottostante ramatura. Cromati sono anche la guarnitura a chiavelle e i pedali a gommini. Il cambio S.A.C.I.E (Società Anonima Commerciale Industriale Emiliana, con sede a Bologna, titolare di diversi brevetti per bici, ciclomotori e apparecchi radio) ci era già capitato di vederlo un’altra volta in passato, ma costituisce senza dubbio un’altra rarità. Per descriverlo del tutto sommariamente, il suo meccanismo agisce similmente a un selettore del tornio. Si presentava spezzato in due parti al ritrovamento, ed è stato recuperato meccanicamente grazie alle sapienti mani di Simone D’Urbino, telaista di Masi presso il Vigorelli a Milano.
Menzione particolare merita anche la bellissima sella sportiva De Stefani con avveniristico telaio, il cui morsetto si muove all’interno di un binario, foderata in crine di cavallo e rivestita in pelle. La gemma catarifrangente è in vetro, con supporto in duralluminio, con una dicitura con riferimenti all’approvazione dell’Istituto Generale Ferrovie e la scritta Autarchia. Il gruppo luce, ritrovato anch’esso sulla bici, è un Dansi (Varese) con dinamo in ottone cadmiato e fanale in duralluminio con parabola gialla.
Permetteteci una breve nota: è sempre entusiasmante per noi avere la possibilità di riuscire a “leggere” la nostra storia e le sue dinamiche socio – politiche attraverso lo studio della produzione delle biciclette, ed è forse una importante chiave di lettura della passione che ci accomuna. Riteniamo molto importante imparare a riconoscere e recuperare anche questo tipo “libro”, che sia una bicicletta o altro, che sebbene non presenti parole è ugualmente in grado di spiegarci molto di chi eravamo, col punto di vista più concreto che esista, se si riesce a capirne il linguaggio. In un’epoca dove può essere facile smarrirsi, sia per vastità di informazioni distorte che arrivano ad ognuno di noi, sia perché spesso non riusciamo a comprendere da dove arriviamo, recuperare questo genere di memoria può essere un utile strumento per capire dove vogliamo andare, e dove no.
Scheda tecnica
Marca: Taurus
Modello: Ministeriale Tipo Due
Anno: 1942
Prezzo: 900 lire (imposto)
Telaio: in acciaio con congiunzioni invisibili
Copertoni: Pirelli Stella 28” x 1 5/8 x 1 3/8.
Mozzi: marchiati Taurus
Freni: Universal mod. 39
Sella: De Stefani sportiva
Manubrio: sportivo tipo Bolzano
Faro e dinamo: Dansi Varese
Cambio: S.A.C.I.E. a tre velocità
Campanello: Picc