Nata come marchio nel 1908, Taurus ha commercializzato fino all’inizio degli Anni ’20 biciclette costruite a Norimberga dalla Victoria Werke, per poi diventare un’azienda italiana a tutti gli effetti che ancora oggi continua la produzione, nell’attuale sede di Vanzaghello a nord-ovest di Milano, rifacendosi principalmente al proprio passato ma anche proponendo veicoli elettrici.
Caratterizzata fin dall’inizio dalla grande qualità della propria produzione, Taurus è nota principalmente per le biciclette da passeggio o da turismo (per i canoni dell’epoca, naturalmente) come la famosa Lautal. Tuttavia, non sono mancati nel corso della sua storia, che ha recentemente festeggiato i 110 anni di attività, anche modelli da corsa che negli Anni ’50 hanno saputo imporsi persino al Giro sostenendo le pedalate di campioni come Charly Gaul (’56 e ’59) e persino la doppietta svizzera Carlo Clerici / Hugo Koblet del 1954. Biciclette che oggi sono particolarmente rare e in alcuni casi rarissime come l’esemplare che vedete in queste foto, ovvero una Taurus 14 Corsa databile fine Anni ’40 che rappresenta ad oggi il miglior esemplare di questo tipo quando parliamo di biciclette conservate.
LEGGERISSIMA
Sempre molto attenta alla ricerca tecnologica, Taurus cerca di ridurre ai minimi termini possibili il peso della Modello 14, portandolo allo straordinario risultati di soli 10,2 kg: un valore eccellente per l’epoca. Un risultato che è stato possibile ottenere grazie a una maniacale cura nei dettagli e soprattutto all’impiego, per il telaio, dei prestigiosi e costosi tubi in acciaio Libellula realizzati dalla ditta torinese Castello Mario & Figlio, che costituivano il top di gamma in quegli anni. Il fregio della Libellula incastonata in un triangolo rosso, appena visibile, si può notare nella parte alta del tubo obliquo.
La ricerca della leggerezza si nota anche da altri dettagli, come le pedivelle alleggerite sui tre lati o come la pipa e piega Ambrosio Champion, anche qui top dell’epoca e anche qui di produzione torinese. Sulla pipa è riportato l’anno 1949 ma dai registri il modello risulta del ’48, cosa che rende difficile dare una datazione certa anche se il periodo è senz’altro quello. Il Modello 14 è comunque per vocazione avveniristico, come testimoniano gli steli della forcella che sono schiacciati per essere più aerodinamici in un modo che verrà ripreso poi molti anni più avanti. Per quanto riguarda la trasmissione, il cambio è un Campagnolo Corsa a due leve a quattro rapporti mentre il movimento centrale è un Magistroni Nik Crom con alleggerimenti sia sulle calotte sia sul perno.
“T” come Taurus!
La cura costruttiva è senz’altro degna di nota. Le congiunzioni sono bellissime e ricercate e soprattutto mostrano, ogni qual volta possibile, la “T” di Taurus come stilema ricorrente unito anche, come nel caso della testa della forcella, alla freccia tipica delle bici da passeggio prodotte dall’azienda milanese. Questo rende la bicicletta davvero molto interessante anche dal punto di vista estetico, oltre che da quello tecnico.
La leggerezza che la contraddistingue diventa un fattore determinante anche nella scelta dei cerchi, che sono Ambrosio in alluminio, e dei freni, anch’essi Universal in alluminio modello 39 con brevetto 361666. Per la scelta dei paramani, si è optato per dei Vittoria di colore bianco – opera dei F.lli Nieddu, ideatori del cambio chiamato anch’esso Vittoria – con un numero di brevetto molto vicino a quello dei freni (362600), così da avere una componente che fosse il più possibile coeva. I mozzi sono Campagnolo, prodotti dalla FB, perfettamente in linea con il cambio Corsa. La sella è una Aquila in pelle.
Questa modello 14 è ricca di dettagli sfiziosi che balzano agli occhi ogni volta che la si guarda. Sul freno posteriore, per esempio, è installato un comando – con grande probabilità applicato in seguito – che permette di allargare rapidamente la pinza dei freni. Una soluzione che permetteva sia di regolare il freno sia di aprirlo completamente per smontare la ruota. È la testimonianza di come questa bicicletta sia stata usata in situazioni dove la componente competitiva – in questo senso intesa come praticità meccanica – era importante, e anche se non possiamo saperlo possiamo immaginare che la sua sia una storia fatta di gare e corse.
Sicuramente, dopo essere stata sottoposta a un restauro conservativo da parte dell’attuale proprietario, questa bici è tornata a calcare le strade, magari le stesse che aveva percorso in gioventù. Luca, infatti, l’ha recentemente utilizzata alla Francescana – di cui parliamo in questo stesso numero – facendole prendere anche una discreta dose di pioggia.
Collezione e foto: Luca Pit
Scheda tecnica
Marca: Taurus
Modello: 14
Anno: 1948/49
Cambio: Campagnolo Corsa a due leve e quattro rapporti.
Telaio: in acciaio con tubi Libellula
Cerchi: Ambrosio in alluminio
Mozzi: FB Campagnolo
Freni e leve: Unversal Mod. 39 brevetto 361666
Manubrio e pipa: Ambrosio Champion in alluminio
Movimento centrale: Magistroni Nik Crom alleggerito
Sella: Aquila in pelle
Pedivelle: marchiate Taurus e alleggerite su tre lati
Peso: 10,2 kg
sulle tracce di hemingway
Le foto che vedete in questa pagina sono state scattate nel nord-ovest milanese, a Bollate, nel luogo in cui il 7 giugno del 1918 esplose una fabbrica di munizioni della società svizzera Sutter&Thevenot. Le vittime, tutte tra i 14 e 30 anni, furono per la maggior parte donne, impiegate nella produzione bellica dell’epoca. A prestare soccorso fu anche lo scrittore statunitense Ernest Hemingway, allora diciannovenne, arruolato nei servizi di autoambulanza American Red Cross. La vicenda di Bollate fu ispiratrice di uno dei suoi famosi “49 Racconti”, nello specifico “Una storia naturale dei defunti”. La struttura, oggi valorizzata, è liberamente visitabile.