Il 1885 è un anno molto importante nella storia del velocipede, perché è stato in quell’anno che John Kemp Starley, fondatore della Rover (antenata della Land Rover che oggi realizza i SUV più grandi sul mercato), inventò la “bicicletta di sicurezza”, il cosiddetto “safety frame”, che permetteva in buona sostanza di mettere i piedi a terra quando si era fermi, a differenza dei pericolosissimi bicicli Grand Bi che potevano essere condotti solo da veri funamboli, con tanto di rovinose cadute per chi non lo fosse.
Di lì in avanti la storia della bicicletta avrebbe avuto un’impennata fenomenale, portando questo veicolo a rivoluzionare la società di allora e accorciando le distanze anche per i non abbienti, in attesa che ferrovia, automobili e aerei – nell’ordine – ci portassero dove siamo oggi. Ma rispetto alla Rover di Starley, in buona sostanza, poco è cambiato.
L’invenzione che permise al brillante imprenditore nato e cresciuto nei sobborghi di Londra di dare vita alla sua bicicletta di sicurezza fu in buona sostanza la catena, perché la differenza di dimensione tra corona e pignone permetteva di imprimere alla ruota posteriore un numero di giri che non fosse nel rapporto di 1:1, come nei Grand Bi, consentendo quindi finalmente una pedalata efficace ad altezze non vertiginose. Ma in quegli anni pionieristici di forte innovazione meccanica, altre aziende provarono a seguire strade alternative a quella tracciata da Starley, anche se poi si rivelarono un vicolo cieco. Alcuni produttori proposero delle versioni più gestibili dei Grand Bi, mantenendo la trazione anteriore ma potendo abbassare l’altezza del mezzo grazie a un sistema di ingranaggi nel mozzo anteriore.
Il più famoso tra questi è il Bantam della Crypto, azienda nata nel centro di Londra, ma tra i velocipedi che adottarono questo sistema ci fu senz’altro anche il Rudge Bicycle Multiplié del 1893 che vedete in queste pagine, appartenente alla collezione di Loris Migani, che abbiamo incontrato al recente IVCA World Rally di Cremona, dove a inforcare questo curioso veicolo, vestito di tutto punto, c’era l’amico e collaboratore di BE Paolo Amadori, che ce lo ha segnalato.
TRAZIONE ANTERIORE
Rudge era un’azienda britannica nata dal talento di Daniel Rudge, ingegnere che nel 1878 inventò il mozzo con cuscinetti a sfera per bicicletta, prima di venire a mancare a soli 40 anni nel 1880. Dopo la sua morte, l’azienda che portava il suo nome divenne prima D. Rudge & Co., fondendosi con la The Tangent & Coventry Tricycle Company, e poi dal 1895 la più famosa Rudge Whitworth Cycles, ma questa è un’altra storia. Il Bicycle Multiplié del 1893 appartiene ancora alla fase immediatamente precedente e possiamo attribuirgli questo nome e questa datazione grazie a un catalogo Rudge di un rivenditore parigino. Il nome originale non è noto, ma possiamo ipotizzare che fosse una traduzione di “bicicletta moltiplicata”.
Loris Migani colleziona da oltre 30 anni soprattutto velocipedi tra il 1860 e la fine dell’Ottocento, per cui questo Rudge si inquadra in un contesto che conosce molto bene. «Ho trovato questo bicicletto da un vecchio collezionista francese», ci spiega. «Era in condizioni ottime, le stesse in cui si trova oggi, eccezion fatta per le gomme piene, che non erano più utilizzabili, per cui le ho sostituite con qualcosa di adatto. Per il resto è tutto originale, considerando che è stato oggetto di una riverniciatura negli Anni ’40, ma da allora non è più stato toccato».
Caratteristica davvero peculiare di questo Rudge è appunto la trazione anteriore con moltiplicatore, che permetteva con una pedalata di percorrere ben 4 metri partendo da una ruota con 75 cm di diametro: un valore quasi doppio rispetto alla circonferenza reale, di circa 2,35 metri. A permettere tale misura, ovviamente, gli ingranaggi presenti nel mozzo, un piccolo capolavoro per la meccanica dell’epoca. A Parigi questo velocipede veniva venduto a un prezzo base di 725 franchi, che aumentava – e non di poco – nel caso si volessero montare gomme di tipo diverso, come Dunlop, Michelin o Nivet, oppure gli avanguardisti pneumatici con camera d’aria Dunlop o Torrilhon. Anche i cerchi avevano una versione cava che veniva considerata un extra. Il rivenditore, nel catalogo, spiega come tutti i movimenti (pedali, serie sterzo, movimento centrale) fossero gestiti da cuscinetti a sfera e come su richiesta fosse possibile avere un telaio curvo anziché dritto.
Completano il quadro dell’allestimento un freno a tampone anteriore, un faro a candela coevo, anche se all’epoca quelli a olio erano già largamente diffusi, un campanello con suoneria a pressione e una sella in cuoio con taglio al centro. La pubblicità presente sul catalogo rivendica che il 5 marzo del 1893 questo eroico bicicletto stabilì il record del mondo sulle 6 ore con la strepitosa misura di 185,707 km al Campo di Marte di Parigi. Questo successo, tuttavia, non garantì ai bicicletti dotati di questo tipo di trazione né lunga vita né fortuna, visto che rappresentarono sempre una componente residuale della produzione ciclistica, surclassati dai telai di sicurezza con trasmissione a catena che di lì a poco avrebbero definito la bicicletta con il doppio triangolo, esattamente come la conosciamo oggi.
Collezione: Loris Migani Si ringrazia: Paolo Amadori
Scheda tecnica
Marca: D. Rudge & Co.
Modello: Bicycle Multiplié
Anno: 1893
Telaio: in acciaio
Trasmissione: a ingranaggi nel mozzo anteriore
Freno: anteriore a tampone
Fanale: a candela con sportello
Sella: in cuoio
Campanello: con suoneria a pressione
Gomme: piene