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Invicta Lusso 1938

Una vivida testimonianza della qualità tra i piccoli artigiani

RedazionediRedazione
in Le Biciclette
Tempo di lettura: 4 minuti
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Del marchio bolognese Invicta poco si tramanda: sappiamo che nacque per volontà di Adolfo Zanasi di Castelfranco Emilia, classe 1882, che fin dagli Anni ’20 possedeva nel capoluogo emiliano-romagnolo un’officina specializzata in verniciatura e nichelatura.

La prima testimonianza documentale a oggi ritrovata circa la sua attività di costruttore di biciclette risale al 17 ottobre del 1936, quando deposita presso l’apposito ufficio di Milano la propria richiesta di registrazione dei marchi Invicta e Impex, quali segni distintivi per le proprie biciclette e accessori. L’attività pare essere di buon successo in città, tanto che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Adolfo rinnoverà le registrazioni dei propri marchi presso la Camera di Commercio di Roma.

L’attività post-bellica della Ditta Adolfo Zanasi si concentra sull’applicazione di micromotori di diversi marchi alle proprie biciclette, per arrivare attorno al 1950 alla commercializzazione di ciclomotori completi da 50 cc, 75 cc e 125 cc, sempre a marchio Invicta. Oliviero Zanasi guidò la ditta dopo la morte del padre Adolfo nel 1949, abbandonando la produzione motoristica verso la metà degli Anni ’50 per tornare occuparsi di biciclette.

Se purtroppo sono poche le fonti documentali a oggi ritrovate, un saggio della produzione Invicta e Impex possono fornirlo ritrovamenti come quello che presentiamo in queste pagine, un modello che possiamo chiamare Lusso e che datiamo tra il 1938 e 1940. La bicicletta si presenta in un eccezionale stato di conservazione benché siano già passati almeno 85 anni da quando è stata prodotta. Un grazie dunque ai suoi custodi in tutti questi decenni, che ci consentono oggi di ammirare la raffinatezza costruttiva e i tanti dettagli pressoché unici che la Ditta Adolfo Zanasi le ha conferito.

CURATA E RIFINITA

Dal punto di vista strettamente tecnico, si tratta di un telaio in tubazioni di acciaio con foderi conificati saldate tramite congiunzioni frastagliate. Spicca un insolito uso di un forcellino con incavo verso l’interno e invito per l’asse della ruota posteriore, su un telaio pensato per freni a bacchetta. Ottimamente conservato lo spesso smalto verde applicato uniformemente sul telaio, a eccezione delle congiunzioni di sterzo e dei forcellini, che sono invece cromati. La forcella presenta anch’essa la testa e le estremità dei forcellini cromate. Un piccolo dettaglio circa il disegno simmetrico della cromatura, decisamente inconsueto, sia sui forcellini anteriori sia su quelli posteriori, rivela la particolare cura nella verniciatura e cromatura propria dell’officina un tempo sita in via Schiavonia a Bologna. Un altro dettaglio decisamente inconsueto è l’incredibile quantità di ornati, uniti da filettature in oro, presenti in ogni punto del telaio e persino sui parafanghi, a ulteriore testimonianza della cura costruttiva di questa bicicletta. Altre filettature in rosso corrono poi lungo i cerchi in legno, i parafanghi e il carter, oltre che attorno alle congiunzioni.

L’allestimento non è meno curato: il carter è in 3 pezzi con codino e sportellino di ispezione verniciato in tinta, con decalcomania rossa Invicta e bordi cromati, e nasconde una guarnitura cromata con pedivelle alleggerite e col nome della marca punzonato. I parafanghi sono a doppia asta, con attacchi dedicati, sempre in tinta verde e con costa centrale cromata. Elegantissimo il manubrio finemente cromato, con manopole in osso con forma a botte e in due pezzi, così come i manopolini, e con un bel fregio smaltato blu all’espander di fissaggio. La freneria è a bacchetta e scorre tutta esterna, con rinvii al posteriore sul lato meno nobile. Le ruote sono composte da mozzi FB marcati Invicta con ingrassatore, montati tramite raggi verniciati neri a cerchi in legno da 28×1 5/8 per copertoni e camere d’aria. Le coperture sono Olmo da 28×1 5/8×1 3/8 fabbricate in Italia, in colore nero e para. Un altro dettaglio decisamente insolito è la punzonatura del bullone e del dado che stringono la congiunzione di sella. La sella è una Aqvila in lamina di cuoio. I pedali sono a centro tornito, con sei gommini per pedale, e sono marcati Invicta.

Notevolissima la dotazione di accessori, a partire dal gonfiatore verniciato in tinta del telaio, il campanello Invicta e il paramanubrio, il fanale posteriore con accensione a dinamo e la gemma catarifrangente, il borsello porta attrezzi in cuoio. Una menzione davvero speciale la merita il gruppo luce, composto da una dinamo Regina con paraspruzzi con copertura verniciata in tinta telaio e dettagli in rosso e fanale in bachelite verde a doppia alimentazione, dinamo e batteria, con lente oscurata.

Una bicicletta che trasuda l’accuratezza costruttiva tipica delle piccole realtà artigianali, caratterizzate da sapienti capacità tecniche e animate dall’amore per il proprio mestiere. Una realtà, quella di Invicta, che non è riuscita ad agganciare il treno della motorizzazione ma che ci ha lasciato una vivida testimonianza della propria capacità e cura costruttiva.


Testo: Luca Pit Collezione e foto: Andrea Fantini


Scheda tecnica

Marca: Invicta

Modello: Lusso

Anno: 1938 circa

Telaio: in acciaio marchiato 13065

Carter: a tre pezzi

Freni: a bacchetta con rinvii esterni

Parafanghi: a doppia asta

Cerchi: in legno da 28×1 5/8

Pneumatici: Olmo 28×1 5/8×1 3/8

Mozzi: FB marchiati Invicta con ingrassatore

Sella: Aqvila in lamina di cuoio

Dinamo: Regina


 

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Tag: anni 30BE63invictapasseggio
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