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Home News Le Biciclette

Girardengo Mod. 7 1951

La bicicletta con cui Filippi vinse il Mondiale

Paolo GhiggiodiPaolo Ghiggio
in Le Biciclette
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il 29 agosto del 1953, Riccardo Filippi, giovane canavesano emergente, conquistò sul circuito della Crespera di Lugano la maglia iridata fra i Dilettanti.

Il giorno seguente Fausto Coppi raccolse l’ultima perla che mancava ancora al suo mitico palmarès: superando i migliori stradisti, si impose alla grande in quell’edizione del Mondiale (ne abbiamo parlato su BE60). Come vi abbiamo raccontato, dopo quella vittoria nacque il connubio vincente fra Coppi e Filippi. Insieme vinsero tre trofei Baracchi e Filippi, pur vincendo oltre dieci gare, fu per tutta la sua vita agonistica fedele al proprio Capitano, indossando con lui i colori bianco azzurri della Bianchi. In quel trionfo, una parte importante la ebbe la bicicletta su cui pedalava Riccardo Filippi. La abbandonò solo per motivi commerciali quando, lasciata la SIOF di Biagio Cavanna, passò alla Bianchi, fra i Professionisti: aveva un marchio glorioso, Girardengo.

Fu proprio l’Omino di Novi (soprannome del grande Costante), sul finire degli Anni ’40, ad aprire una fabbrica ad Alessandria, con i figli Luciano ed Ettore. E fu un successo immediato. Poi, a metà degli Anni ’60, la trasferì nel carcere di Alessandria, dove i detenuti provvedevano al montaggio dei componenti sui telai. Ma la struttura divenne presto un supercarcere. Evento che provocò un arresto della produzione. Cominciò così il declino. Negli Anni ’80, dopo la morte del Campionissimo (9 febbraio 1978), i figli lasciarono l’attività. Il marchio però rimase, rilevato dalla F.lli Masciaghi che, in provincia di Alessandria, a Frugarolo, un comune di circa 2000 abitanti, impiantò uno stabilimento di oltre 20.000 metri quadrati e per anni sponsorizzò anche una buona squadra di dilettanti, la Girardengo-Clement. Fu un breve ma intenso e felice periodo di attività professionale. La Girardengo si ingrandì acquistando anche i marchi Frejus e Amerio e arrivò a produrre 100.000 biciclette all’anno. Era fra le prime 10 ditte del settore. Poi, la lenta ma inesorabile crisi del settore e la fortissima concorrenza mondiale minarono a poco a poco le fondamenta dell’azienda. Purtroppo si giunse al fallimento.

UNA BICI MONDIALE

Quella di Filippi era proprio una bicicletta Girardengo Mod 7, ancora oggi viva e riportata al suo splendore da un accurato restauro conservativo. È gelosamente custodita, insieme agli altri ricordi del Campione, nella sua casa, alle pendici della Val Chiusella. Il numero di telaio, 39182, conferma la databilità nel 1951. Le misure sono 56 C/C il tubo verticale e 56 C/C quello orizzontale.

Sul tubo obliquo del telaio è ancora bene evidente la scritta bianca su sfondo rosso “Girardengo”. Anche il fregio anteriore sul canotto dello sterzo ha mantenuto i suoi colori originali e raffigura l’effige a colori del primo Campionissimo. Sul tubo verticale è presente il logo della ditta produttrice. Le giunzioni cromate sono arricchite da un’elegante rifilatura in vernice rossa sui bordi.

Lo smalto del telaio, di un delicato colore beige, classico per quel periodo, è discretamente conservato, salvo qualche danno legato ai molti anni trascorsi, ed è stato rispettosamente mantenuto com’era. La pipa, come la piega, porta il marchio Ambrosio Champion. Il manubrio è ancora ricoperto dal nastro bianco originale, che protegge anche una parte delle gomme dei freni. Il gruppo frenante è Universal modello 455949, con pattini dell’epoca. Le gomme delle leve sono in parte usurate.

Il gruppo del cambio, deragliatore anteriore e posteriore, e il movimento centrale portano il marchio Campagnolo Gran Sport. Era il primo modello fornito totalmente sotto l’egida Campagnolo comprendente tutti i componenti. La guarnitura, coeva, è siglata Simplex e ha una doppia corona da 51 e 47 denti. La ruota posteriore monta un pignone a cinque velocità con le misure di denti da 13 a 21. I pedali, che sono completati da gabbiette Christophe e cinghietti in cuoio originali, sono Sheffield Sprint. Il reggisella Campagnolo, sicuramente successivo al resto del montaggio, è databile attorno al 1957 e completato da una sella in cuoio Brooks modello 17. Le borchie presentano la serigrafia Ottusi.

Le ruote montano cerchi Clement veramente spettacolari dal punto di vista qualitiativo, mentre i mozzi a flangia larga sono marchiati FB. Gli sganci rapidi completano il gruppo Campagnolo Gran Sport. Le coperture purtroppo non sono quelle originali, mal conservate, e sono state sostituite. Tutto questo per consentire la partecipazione alla tappa finale del Giro d’Italia d’Epoca al Vigorelli di Milano il 31 ottobre 2021, dove chi scrive ha avuto l’onore, con non poca emozione, di compiere alcuni giri su questa mitica bicicletta.

Una bicicletta straordinaria, ottimamente conservata, che porta con sé il fascino di un campione come Riccardo Filippi. Un corridore che forse avrebbe potuto ottenere di più dalla propria carriera ma che quel giorno, a Lugano, seppe ergersi sul resto del mondo.


Scheda tecnica

Marca: Girardengo

Modello: Mod. 7

Telaio: in acciaio

Cambio: Campagnolo Gran Sport

Mozzi: FB a flangia larga

Freni: Universal 455949

Pedali e cinghietti: Sheffield Sprint

Gabbiette: Christophe

Pipa e manubrio: Ambrosio Champion

Cerchi: Clement

Sella: Brooks mod. 17


 

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Tag: Anni 50BE61corsagirardengo
Paolo Ghiggio

Paolo Ghiggio

Sono cinque, con questo, i libri dedicati da Ghiggio alla bicicletta e ai suoi eroi, riusciti ad appassionare al tema anche i profani, grazie anche al ricco corredo fotografico di ognuno, con immagini, molte delle quali provenienti dall’Archivio Torra, spesso inedite e di indubbio interesse.

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