Italia, 1967: la Piaggio lancia il Ciao, uno dei motorini di maggiore successo che porrà per sempre una pietra tombale sulle biciclette come mezzi di trasporto quotidiano. Caratteristica del Ciao: ha il telaio scatolato. Italia, 1968: la Bianchi risponde al Ciao con una bicicletta urbana dal telaio anch’esso scatolato presentato Il Bici, un mezzo di concezione innovativa che va oltre al concetto di bicicletta pieghevole per diventare addirittura smontabile. Nel corso della presentazione ufficiale alla stampa, l’allora amministratore delegato della società, Paolo Di Nepi, usa parole che sembrano essere tratte da dichiarazioni dei giorni nostri. «Il Bici è destinato a un traffico nel quale le biciclette sono rigorosamente sospinte sull’estremo margine destro della carreggiata». E ancora: «È una bicicletta complementare dell’automobile, che si può chiudere nel portabagagli per viaggiare con una tranquillità in più».
Il Bici, insomma, è un figlio illegittimo degli anni di motorizzazione più feroce del Paese. Superato il boom economico degli Anni ’50, auto e motorini la fanno da padrone, e le biciclette assumono i contorni di oggetti da divertimento, provando a recuperare la propria dignità anche in ambito urbano solo in tempi recentissimi, con l’esplosione del mercato green e delle eBike. Bianchi punta quindi su concetti che oggi fanno un po’ sorridere – come il telaio “autoportante”, che nei fatti si porta da solo come in qualsiasi altra bicicletta – ma anche sulla forte personalizzazione. Il fatto di essere scomponibile in due pezzi, infatti, permette di comporre biciclette bicolori secondo i propri gusti. È un’Italia ricca, spendacciona, quella a cui Il Bici si rivolge, pronta a prendere il sole su prati gioiosi poco prima che il Paese si avvii verso anni cupi di forti scontri sociali. Molto interessanti dal punto di vista tecnico, comunque, la forcella anch’essa scatolata, e la possibilità di montare qualsiasi tipo di cambio e freni. Bellissimo il manubrio pieghevole, sempre scatolato, con leve freno in alluminio.
Il modello in queste pagine appartiene alla collezione di Renato Baccanelli e può essere visionato al museo Il Velocipede di Berzo (BS). Si tratta di un esemplare monocolore giallo, perfettamente conservato in tutti i dettagli, comprese la fanaleria e la pompetta alloggiata in zona portapacchi. I freni sono a tamburo, con un sistema di cavi e tiranti molto discreto che si interrompe nel punto in cui, grazie a un sistema a sgancio rapido, Il Bici può essere diviso in due e riposto nel bagagliaio dell’auto.
Un’idea sfiziosa e dalla linea ancora attuale nella quale Bianchi credette molto, al punto da offrire ben 3 anni di garanzia, che non ebbe però il successo sperato. Il Bici infatti non è così frequente da vedere, soprattutto in ottimo stato di conservazione, e sebbene fosse partito con i migliori auspici e lanciato da una massiccia campagna pubblicitaria (con lo slogan “Il Bici che fa felici!”) non divenne un modello tale da fare epoca. Ma da finire sulle pagine di Biciclette d’Epoca, oltre 50 anni dopo, sì.
Collezione: Renato Baccanelli Si ringrazia: Roberto Roncali
Scheda tecnica
Marca: Bianchi
Modello: Il Bici
Anno: 1968
Telaio: in lamiera d’acciaio stampata e scatolata
Freni: a tamburo
Peso: 16 kg
Rapporto: 42 – 16
Pneumatici: 20 x 1,75 American Balloon bianco/nero