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Gios Easy Rider 1971

Il sogno di tutti i bambini degli Anni '70

Roberto RoncalidiRoberto Roncali
in Le Biciclette
Tempo di lettura: 5 minuti
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Gios Easy Rider 1971
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Nell’estate del 1969 sui grandi schermi di tutto il mondo arrivò un film destinato a diventare un’icona culturale, il suo nome era “Easy Rider”.

Diretto da Dennis Hopper, con Peter Fonda e Jack Nicholson, il film era un “road movie” per eccellenza, che dava spazio ad argomenti come la voglia di libertà contro ogni regola, la critica della guerra, il sogno americano, le mete impossibili da raggiungere. Il tutto supportato da una colonna sonora potente che andava da Jimi Hendrix agli Steppenwolf. Ma soprattutto, a entrare nell’immaginario collettivo grazie a questo film sono le motociclette, autentiche protagoniste della pellicola: i primi “chopper” dalle forcelle lunghissime e dalla sella esagerata. Alta trasgressione.

A cogliere lo spirito del momento storico è Aldo Gios, telaista di Volpiano come da tradizione di famiglia (ne abbiamo parlato su BE33), che intuisce la voglia di libertà ed evasione dei giovani evocata dal film. Il suo genio creativo lo spinge a ideare quello che sarebbe stato l’oggetto del desiderio di tutti i ragazzini italiani degli Anni’70. Aldo crea la bicicletta chopper Easy Rider, un prodotto mai visto prima che si differenziava dalle diffusissime – all’epoca – bici pieghevoli tipo Graziella e dalle tante bici da cross che in quel momento imperversavano sul mercato dedicato ai più piccoli.

Con il suo manubrio smisurato tipo motocicletta, i doppi fanali giganti e le lunghissime forcelle, la Easy Rider evocava e ricalcava lo stile dei famosi chopper usati nell’omonimo film, e regalava ai giovanissimi l’illusione di guidare una vera motocicletta. Anche a quelli che il film non l’avevano visto. Proprio all’inizio degli Anni ’70 che il marchio Gios si affaccia sul mercato internazionale, prendendo parte a una serie di importanti fiere del settore, ed è al Salone del Ciclo di Milano del 1971 che viene presentata la Easy Rider, attirando ovviamente grande attenzione da parte di tutti i visitatori. La Domenica Sportiva, programma popolarissimo all’epoca, la presenta in apertura del servizio dedicato al salone di quell’anno. È subito un successo, che genera – come spesso capita – parecchie imitazioni di altre aziende. Tra queste c’è l’imprenditore dolciario Perfetti, che vede questo rivoluzionario modello e ne rimane impressionato tanto da ordinarne qualche centinaio di pezzi da mettere in palio in un concorso a premi legato alle gomme da masticare Brooklyn, la celeberrima “Gomma del Ponte” creata dal designer e pubblicitario Daniele Oppi, altra icona pop dell’epoca e ancora oggi in produzione. Sarà il passaggio chiave che aprirà la strada a una lunga storia di trionfi nel mondo del ciclismo professionistico.

PASSAGGIO EPOCALE

L’anno seguente, infatti, la Perfetti crea un gruppo sportivo, che correrà con le bici da corsa Gios per promuovere il marchio del chewing gum Brooklyn. La richiesta del patron Perfetti è semplice ma determinante: che il colore del telaio delle bici si deve adattare al packaging delle gomme da masticare. Ecco quindi che nasce il mitico “blu”’ Gios, figlio della fortissima squadra di quei tempi, delle note vittorie di Roger De Vlaeminck e della sua iconica maglia. Maglia a stelle e strisce verticali bianche e rosse ispirata proprio, guarda caso, al logo della tabella porta numero della bici per bambini Easy Rider Gios, che a sua volta riprende i colori dalla bandiera americana del casco e della moto di Peter Fonda nell’omonimo film.

Possiamo dire dunque che l’iconica maglia Gios Brooklyn a righe verticali derivi proprio dalla livrea già presente nella bici Easy Rider Gios del 1971, oltre che da prodotti precedenti come la bici pieghevole Marina Gios. Ecco che quindi questa bici, che di primo acchito potrebbe essere considerata un “gioco” per ragazzi, occupa un posto d’onore nella storia di Gios e del ciclismo mondiale. La bicicletta, dal punto di vista tecnico, è veramente molto particolare. Sebbene si tratti di un mezzo dedicato ai ragazzini dai 9 anni in su, le soluzioni adottate sono degne di nota e molto caratterizzanti, a partire dalla lunghissima forcella a doppio stelo ammortizzata grazie a dei “molloni” (e quindi di fatto molleggiata, più che ammortizzata) e proseguendo con i freni a tamburo Ferodo. Molto caratteristica è tutta parte anteriore, che la rende davvero simile a un chopper. Emblema ne sono le due ruote di diametro diverso (16 e 20 pollici), l’incredibile doppio faro, l’ambizioso manubrio dotato di ben due specchietti. Unica!

Nella nostra visita allo showroom Gios a Volpiano, nella quale abbiamo potuto raccogliere alcune delle informazioni presenti in questo articolo, oltre alle creazioni del marchio abbiamo apprezzato la grande ospitalità e gentilezza di Aldo e Marco Gios. Ci hanno dedicato del tempo prezioso per valutare e confrontare il modello di Easy Rider perfettamente restaurato che vedete in queste pagine, portato dall’amico collezionista Vito Vino.


A cura di: Roberto Roncali Collezione: Vito Vino


Scheda tecnica

Marca: Gios

Modello: Easy Rider art. 744 per ragazzi da 9 anni in poi

Telaio: in acciaio brevettato con ammortizzatori

Forcella: brevettata con doppi molloni per assorbimento molleggiato

Manubrio: in acciaio orientabile a 2 leve, con barra di rinforzo

Cerchi: in acciaio, anteriore 16”, posteriore 20”

Coperture: anteriore 16×1,75, posteriore 20x2x1.25

Cambio: Huret a 3 velocità a cloche con deragliatore posteriore

Guarnitura: 40 denti

Ruota libera: tripla 16/18/20 denti

Freni: Ferodo a tamburo

Sella: da cross con rialzo posteriore 

Accessori: cavalletto, disco portanumero, 2 specchietti retrovisori, 2 fari


 

1 di 10
- +

curiosità

La moto guidata nel film da Peter Fonda con il suo mitico casco a strisce verticali bianche e rosse, una Harley Davidson Hydra Glide del 1949 chopperizzata e il cui serbatoio riportava la bandiera americana, fu venduta all’asta nel 2014 per 1,35 milioni di dollari.

 

 


 

Tag: anni 70BE59easy ridergios
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«È meglio fallire nell'originalitá che avere successo nell'imitazione» - Herman Melville

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