Nonostante appaia nei cataloghi commerciali Bianchi dal 1940, il modello Scettro venne prodotto sin dal 1939.
A riguardo ne ha ampiamente documentato la presenza sul mercato il Registro Storico Cicli, catalogando diversi esemplari recanti componentistica completamente punzonata 1939. Il modello Scettro è il modello gran lusso che all’interno della gamma della casa milanese di viale Abruzzi sostituisce il modello Superba, che sin dalla sua introduzione aveva come caratteristiche salienti il doppio freno R esterno con molle sotto l’archetto, manubrio a leve interne, carter tubolare, cromature sulle parti bianche, sulla costa del carter e sul dorso dei parafanghi, oltre alle ruote da 28”. Si colloca dunque tra il modello a freni interni Impero e il modello da viaggio Cesare.
La Scettro mantiene sostanzialmente le stesse caratteristiche del modello Superba, ma introduce parafanghi di nuovo profilo, più stondato rispetto al precedente e con alette laterali, e il puntale su quello anteriore. I parafanghi della Scettro hanno il portagemma saldato, la gemma in vetro con la scritta Bianchi in rilievo e, eccetto le primissime, i parafanghi dipinti di bianco direttamente in fabbrica.
La sella non è più quella in lamina di cuoio delle prime Superba ma quella tipo Terry, con telaio su molle, imbottitura in crine e rivestimento in pelle, volgarmente soprannominata, per via della forma, “a muso di cane” (nello specifico Superflex) e adottata qualche anno prima in Bianchi su tutti i modelli marca Aqvila, quelli più lussuosi. Tutte le Scettro hanno poi il coperchietto d’ispezione sul padellino del carter tubolare e codino semicircolare. Il resto dell’allestimento rimane pressoché invariato, a partire dai pistoncini dei freni con inserti in bachelite nera, le punzonature Bianchi nel riquadro, le manopole con punta tonda, le leve freno sagomate. I pedali sono invece continuativi rispetto al modello precedente e sono a quattro gommini con la dicitura Bianchi per esteso su ogni gommino, e centro a “trombetta”. Altri cambiamenti rispetto al modello Superba precedente sono in realtà meno visibili e riguardano geometrie di telaio e forcella, oltre a piccole differenze nei ponticelli. Meno qualitativo invece il sistema di attacco dei parafanghi, non più al telaio su apposite asole, ma direttamente sul perno del mozzo. I mozzi Bianchi a 36 fori montano ingrassatori e non più gli oliatori.
Il modello Scettro presenta tutte le decalcomanie col logo Bianchi e l’aquila, e il patacchino sul manubrio con un’aquila smaltata. Al tubo sterzo inizialmente venne applicata la decalcomania dell’aquila, poi sostituita da un fregio stampato. Tutte le Scettro presentano puntali e filettature dorate, anche sul carter e sui cerchi.
La Scettro non è stata un modello molto longevo, essendo stata prodotta per soli 4 anni dal ’39 al 42’, interrotta poi dalla produzione delle Ministeriali, dovuta alla guerra, tuttavia ebbe un ottimo successo al punto che non è così complicato, girando tra mercatini e collezioni, imbattersi in questo modello reso iconico soprattutto dalle lunghe alette applicate ai parafanghi. Più raro invece imbattersi in modelli con colorazione grigio perla bicolore, che venivano vendute con sovrapprezzo, come il modello del 1939 presentato in questo articolo, proveniente dalla collezione di Alessandro Foggetti.
COLPO… DI SCETTRO
La storia di Alessandro e della sua Scettro è una vera storia d’amore, come lui stesso dichiara: «È stato un colpo di fulmine appena l’ho vista, anzi un colpo di Scettro! Appena la vidi decisi che doveva tornare a casa con me a tutti i costi. Quel grigio perla bicolore, i filetti in oro e la sua possanza su strada mi stregarono a tal punto che decisi di salvarla dal deterioramento certo e renderla un esemplare davvero unico, personale, sempre mantenendone l’assoluta originalità!». Come ogni storia d’amore che si rispetti, anche quella tra Alessandro e la Scettro è partita con qualche complicazione, dato che la bicicletta era già stata prenotata da un collezionista che poi si trovò a dover rinunciare. Evidentemente era destino che il suo proprietario fosse un altro.
Il resto della lunga storia che ha portato al risultato che vedete in queste pagine è frutto non solo della costanza e della passione di Alessandro, ma anche di tanti amici e professionisti che lo hanno aiutato a ripristinare la Scettro in maniera impeccabile e con grande attenzione ai particolari, a partire dalla ciclofficina Pedalare Vintage Bike & More di Michele Rosati, che si è occupata della pulizia minuziosa e del restauro meccanico delle componenti. Hanno poi contribuito a vario titolo gli amici Maurizio Natale, Fabio Catti, Edoardo Valenti e Paolo Maria Caserta. Di Michele Paparella e del distintivo RACI di cui si è occupato parliamo in un box a parte. Un grande lavoro di squadra, quindi, che ha contribuito a riportare a nuova vita questa Scettro, il cui nome da sempre evoca il potere dei grandi uomini e fu probabilmente scelto da Bianchi in funzione del periodo storico che l’Italia, ufficialmente una monarchia ma nei fatti una dittatura fascista che puntava molto sulla ricostituzione di un impero attraverso le colonie, stava attraversando.
Particolare attenzione nel modello di Alessandro va al gruppo luce Magneti Marelli montato su questo esemplare, con una velina per l’oscuramento che presenta una grande aquila, stavolta più riferibile Ventennio fascista che all’aquila reale di casa Bianchi. Molto ricercati in questo esemplare sono anche il borsello nella stessa colorazione del telaio, il lucchetto posteriore ad arco con gemma rifrangente e il bellissimo campanello in bronzo con il logo dell’Aquila della Real Casa.
Nell’ultimo anno di produzione del modello Scettro, oltre a un impoverimento generale dell’allestimento dovuto agli effetti delle sanzioni e della politica economica di guerra sul Paese, le marcature delle componenti di tutta la gamma Bianchi perdono il riquadro che le incornicia.
Con l’imposizione della produzione unica delle biciclette tipo Ministeriale nel 1942 scompare il modello Scettro, e di lì a poco anche gli stabilimenti Bianchi di viale Abruzzi verranno rasi al suolo dai bombardamenti degli Alleati. La fabbrica milanese, nata sotto la monarchia e cresciuta nel proclamato Impero, continuerà a vivere nell’epoca della Repubblica scrivendo altre pagine memorabili del ciclismo, e contribuendo con le vittorie dei suoi campioni alla pacificazione interna dopo anni difficili di guerra, anche civile, ed estreme difficoltà economiche che avevano vessato il popolo italiano.
Collezione e foto: Alessandro Foggetti
Scheda tecnica
Marca: Bianchi
Modello: Scettro
Versione: speciale grigio perla
Anno: 1939
Telaio: in acciaio
Freni: a bacchetta con passaggio esterno
Manubrio: Bianchi tipo R a leve interne
Manopole: in corno
Mozzi: Bianchi a 36 fori con ingrassatore
Pedivelle: marchiate Bianchi
Carter: tubolare nuovo modello
Fanaleria: Magneti Marelli
Sella: Aqvila Superflex marchiata Bianchi
Il distintivo RACI
Non è una tassa di possesso come i classici bolli che applicavano sulle biciclette, ma un segno di attestazione di appartenenza al “Regio Automobile Club Italiano”. Per ottenerlo bisognava appunto essere soci del RACI. Il 1939 presente sul distintivo rappresenta l’anno d’iscrizione, che è lo stesso anno di produzione della bicicletta. Il 17 in numeri romani, invece, rappresenta il 17° anno d’impero fascista. Il distintivo è stato restaurato artigianalmente da Michele Paparella, artigiano orafo di Bari e grande appassionato di biciclette d’epoca, creando la base curva di appoggio e la fascetta per essere applicato, rendendolo un pezzo unico e di alto prestigio.