Fresco di restauro conservativo vi presentiamo questo tandem Ciclo Trionfo, prodotto a Vittorio Veneto e risalente al 1939 circa.
Sebbene una datazione precisa non sia emersa in nessun componente, la produzione di questo marchio di Teodoro Carnielli è inquadrabile prevalentemente tra la seconda metà degli Anni ’30 e il periodo bellico. I tandem e le biciclette Trionfo rinvenute fino a oggi dei quali siamo a conoscenza, infatti, sono tutti esattamente inquadrabili in quel periodo storico. D’altronde è innegabile che partendo dall’altisonanza stessa che evoca il marchio, passando per i fregi e le decalcomanie, per arrivare poi ad osservare le sue linee costruttive, si riscontrano espressioni proprie di quell’epoca storica e culturale, nella quale si inserisce perfettamente questo tandem, come una sorta di manifesto.
Fascismo e Futurismo in questo caso si ritrovano dunque anche nella meccanica, così come spesso si potevano ritrovare nella grafica, nella pittura nella letteratura, nell’architettura, nella scultura, ecc. E ricalcando il tema prevalente, come vedremo, durante il restauro abbiamo cercato di accentuarne il carattere e le linee il più possibile, fino ovviamente alla scelta degli accessori.
BICI IN SCATOLA
Ma facciamo prima un passo indietro. L’elemento che contraddistingue senza dubbio la produzione Trionfo è il telaio scatolato, sia esso per le biciclette singole, per i tandem o per la tripletta. Si tratta sicuramente di una delle prime, se non della prima in assoluto, applicazione del concetto di telaio scatolato alle biciclette. Solitamente i telai delle biciclette erano infatti costituiti da tubi, quasi sempre a sezione tonda per il trapezio principale, uniti da congiunzioni saldate o da saldobrasature.
Quel che l’utilizzo di questa tecnica costruttiva consente è di irrobustire l’asse portante del tubo orizzontale, al punto di poterlo allungare senza temere rotture e, come in questo caso, renderlo spiovente. Il risultato è una linea molto filante e armoniosa
lungo tutta la bicicletta, che la rende dinamica anche da ferma.
Sui tandem e sulla tripletta, soprattutto, questo effetto è molto accentuato. Il telaio scatolato continuerà ad avere applicazione in Italia anche nel Secondo Dopoguerra, soprattutto relativamente alle due ruote motorizzate. L’unico altro caso italiano che ci viene in mente di biciclette con telaio scatolato sono quelle pochissime prodotte dalla FNA (Fabbrica Nazionale Armi) di Brescia, che dopo la guerra era stata riconvertita a produrre mezzi civili in luogo di quelli bellici. Potete vederne una pubblicata sul sito del Registro Storico Cicli, alla sezione Altre Marche. Tuttavia si trattava sia di materiali sia di concetti molto diversi.
Il resto della componentistica riflette la produzione italiana dell’epoca. Sottolineiamo la produzione italiana, e altro non poteva essere: d’altronde il modello si chiama proprio Tipo Autarchia, come ci illustrano le due decalcomanie ancora visibili. Ecco allora che i movimenti sono degli ottimi Magistroni, con il movimento centrale anteriore di tipo “a bussola” ed eccentrico, in modo da consentire il corretto tensionamento della catena anteriore tramite la rotazione della bussola. Anche le pedivelle sono sempre di produzione della stessa ditta di Vedano al Lambro (MB) e marcate Trionfo. Un’ulteriore marcatura Tandem è presente sul retro della pedivella anteriore destra. Anche i mozzi con ingrassatore sono marcati Trionfo. I parafanghi sono a quattro aste, senza alette o corazzature e questa sembra essere una evoluzione produttiva rispetto alle primissime serie, che sembra le prevedessero. Rispetto ad altri due tandem con numero di telaio più basso ritrovati, presenta un parafango di profilo leggermente diverso e inoltre dal profilo “aerodinamico”, come venivano definiti quelli più allungati in avanti. I carter sono molto minimalisti e consistono in due spesse strisce di lamiera, piegate e rifilate: nel tempo quello sinistro ha subìto piccole riparazioni ma fortunatamente è rimasto sulla bicicletta per tutti questi 80 anni circa. Non ci è ancora chiarissimo se il cerchio posteriore nel tempo sia stato sostituito con un cerchio rinforzato 26×1 3/4, e raggi da 2 mm anziché essere come l’anteriore da 26×1 1/2 e raggi da 1,8 mm. Normalmente penseremmo che sia una sostituzione, magari dovuta ad una rottura nel punto di maggior carico, oppure di una miglioria. Aver saputo che però in azienda si montasse componentistica molto diversa, ci lascia anche il dubbio che possa trattarsi di una miglioria apportata in fabbrica, sebbene costituisca una anomalia.
Il tandem in questione è stato ritrovato a Padova, ed era stato acquistato dai genitori degli ex-proprietari. Abbiamo inoltre ritrovato alcune fotografie dell’epoca, in particolare quelle di un corteo matrimoniale, scattate a Roma in piazza San Pietro nel 1939 di cui ne alleghiamo una. Un’altra fotografia che alleghiamo è relativa a un negozio ciclista/noleggiatore di biciclette laziale degli stessi anni, e ci ha permesso di scoprire l’esistenza della versione Tripletta, ovvero per tre persone. La terza fotografia che alleghiamo è invece ancora più unica e interessante e ringraziamo sia Paolo Carnielli, nipote di Teodoro, sia Marco Cristini, appassionato di Trionfo, per il tramite. La tenerissima foto è una splendida testimonianza e ritrae due nipotini di Teodoro Carnielli su un piccolo Tandem Trionfo costruito appositamente in fabbrica per loro.
IL RESTAURO
Durante il restauro, che ha previsto ovviamente lo smontaggio, la pulizia dei componenti, l’ingrassaggio e rimontaggio degli stessi, abbiamo sempre avuto modo di apprezzare le filanti linee della bicicletta e tutti gli accorgimenti tecnici propri dei tandem. Per esempio, sul parafango è presente il fortunello in ottone nichelato e smaltato che raffigura un elemento classico della romanità: l’elmo romano. Inutile ricordare quanto negli anni del Ventennio fossero forti i richiami all’epoca imperiale, di cui venivano continuamente ricordati i fasti e, appunto, i trionfi. Il gruppo luce è un Dansi di tipo “a cipolla”, con marcature in stile futurista e con la rara dinamo mod. Balilla. Il lucchetto ad arco, posizionato in un apposito alloggio saldato al telaio, è a marchio Titano. Le selle sono del tipo “a muso di cane”, in pelle con rivestimento in crine di cavallo, con telai per tubi sella a T: l’anteriore è anonima, ovvero senza targhetta, la posteriore ha marchio Impero. La gemma in vetro posteriore è perfettamente coeva e reca anch’essa tracce di bianco risalenti al periodo bellico. Il campanello, denominato volgarmente “ranocchio”, simile alla Raganella ma di forma conica e brevettato dalla Unus, consente invece di chiedere strada vivacemente anche da una certa distanza, seppure sia una piccola licenza. Sul manubrio, sovrapposta all’anonima rondella dell’espander, è inserito fregio del ciclista Borri, dal 1937 concessionario di biciclette di Chivasso, donatoci dai fratelli Pier Carlo e Vincenzo, figli del fondatore.
Un ultimo ma importante paragrafo vorremo spenderlo parlando di Ciclo Trionfo, realtà produttiva italiana che con fasi fisiologicamente alterne, ha attraversato quasi tutta la storia produttiva del nostro Paese. Tutto partì nel 1908 a Vittorio Veneto, quando Teodoro Carnielli fondò l’azienda, pare allora dedita dalla lavorazione del ferro. La produzione poi virò verso la costruzione di biciclette a marchio Trionfo, Alder e Bottecchia, indimenticabile campione locale, e di motociclette a marchio Vittoria. Negli Anni ’50 vede la luce la prima Cyclette, un prodotto brevettato, antesignano degli attrezzi pensati per il fitness: si tratta della prima ciclocamera al mondo! Negli Anni ’60 arrivò il più clamoroso successo aziendale: da un disegno di Rinaldo Donzelli, prese vita la bicicletta pieghevole più famosa al mondo, la Graziella! Tutt’ora la Carnielli è operativa con successo nel settore delle biciclette e dell’home fitness e continua la sua storia ultrasecolare.
Scheda tecnica
Marca: Ciclo Trionfo
Modello: Tipo Autarchia
Anno: 1939
Telaio: in acciaio a trave scatolato
Cerchi: in acciaio ant. 26×1 1/2, post. 26×1 3/4.
Mozzi: con ingrassatore marcati Trionfo
Freni: a bacchetta
Selle: tipo “muso di cane”, ant. anonima , post. marchiata Impero
Pedivelle: marchiate Trionfo
Faro e dinamo: gruppo Dansi a cipolla
Parafanghi: a quattro aste
Campanello: brevetto Unus “ranocchio”