Il Giro d’Italia è itinerante per definizione.
Ogni tappa parte da un luogo, ne attraversa tanti altri per concludersi – in genere – in un altro. È capitato a volte che si sia fermato contro la propria volontà, sospeso da uno sciopero o stoppato da un passaggio a livello, minacciato dalla violenza di alcuni o arrestato per condizioni meteorologiche avverse. Il Giro è una nave che non si ferma, chi vuole scendere un attimo deve chiedere il permesso al resto della truppa, solo allora si può calare con la propria scialuppa e avvantaggiarsi fino al proprio paese per andare a salutare per qualche attimo amici e parenti. Appena sopraggiunge la nave, deve subito risalire a bordo.
Poi, succede che una volta, nel 1985, nella settima tappa che da Cervia arriva a Jesi, Vincenzo Torriani – storico patron del Giro dal 1949 al 1989 – decida di far fermare la carovana a San Patrignano da un altro Vincenzo: Muccioli. Anche quella di Muccioli è una nave, che però per arrivare a destinazione ha bisogno di regole e di persone che le rispettino, non perché costrette ma perché rese partecipi. La prima regola di una nave è quella di remare tutti nella stessa direzione. Si rema dritto, né a destra né a sinistra, tanto meno contro. Muccioli ha cominciato a costruire la nave nel 1978 ed è adagiata su una collina sopra Coriano. Al suo interno ognuno svolge il compito che gli è stato assegnato. I ragazzi sono oltre 600. Si erano persi nel mare della droga e Vincenzo – personaggio protagonista di un vivacissimo dibattito pubblico, all’epoca – di certo non si risparmia per salvarli e tirarli su a bordo.
A San Patrignano si lavora, soprattutto, ma lo sport viene considerato fondamentale per recuperare i ragazzi. Si è investito molto in strutture dentro la comunità: campi da calcio, palazzetto per giocare a pallavolo e a basket, la piscina per il nuoto e il centro ippico che diventerà un fiore all’occhiello della struttura. Il cavallo è particolarmente terapeutico, perché comporta il prendersi cura di un animale, saperlo domare ma anche ascoltare. Il cavallo e l’anticavallo, come ebbe a definire Gianni Brera la bicicletta (“Per essa l’uomo diventa cavallo di se stesso e si esalta del proprio vigore”), si incontrano. Torriani ha capito il valore che ha San Patrignano in quel momento storico e vuole portare in questo purgatorio la testimonianza e il calore di tutta l’Italia che andrà ad attraversare. Ma soprattutto i corridori si fermeranno a lasciare una piccola testimonianza sul valore della fatica, del sacrificio, sul cercare le motivazioni dentro di sé, non fuori. Anche per i “girini” sarà un esperienza toccante.
GRANDI PROTAGONISTI
A differenza di quanto accade in questi ultimi anni, nel Giro d’Italia del 1985 si presentarono al via molti dei protagonisti del ciclismo mondiale del periodo: Saronni, Moser, Visentini, Da Silva, LeMond e quel Bernard Hinault che a Lucca (tappa finale di quell’edizione) conquistò la sua terza maglia rosa su altrettante partecipazioni. Personaggi di primo piano erano anche i giornalisti, tra cui anche Adriano De Zan, voce storica del ciclismo.
La strada che porta alla collina di San Patrignano viene asfaltata a nuovo per la tappa. La Carovana ci arriverà dopo circa 40 chilometri e si fermerà. Sul palco allestito per l’occasione saliranno anche Candido Cannavò (direttore storico della Gazzetta dello Sport), Vittorio Algeri con la maglia di campione italiano, Roberto Visentini, la maglia rosa quel giorno che poi si ritirerà prima della fine del giro per febbre, e infine Francesco Moser, lo Sceriffo, che prenderà il microfono per parlare a nome del gruppo. I ciclisti ripartiranno con gli occhi lucidi per la commozione e con la certezza di aver avuto a loro volta una carica di ottimismo da quei loro fratelli, per una tappa che si concluderà con la vittoria, a Jesi, di Orlando Maini, alla sua prima e unica vittoria al Giro d’Italia.
Maini che sarà poi DS della Mercatone Uno di Marco Pantani nell’irripetibile 1998 e poi della Lampre, ma non sarà questa la ragione per cui il 23 maggio 1985, giorno in cui lo sport e il contesto sociale di un’epoca entrarono in contatto, viene ricordato ancora oggi.