A volerlo raccontare in un certo modo, il movimento delle ciclostoriche ha un qualcosa di religioso ed è paragonabile alla Chiesa.
In quest’ottica, le varie ciclostoriche sono le parrocchie, L’Eroica il Vaticano e Giancarlo Brocci – paragone esagerato ma efficace – il Papa. Ritrovarsi una volta all’anno a Gaiole in Chianti, quindi, diventa una specie di pellegrinaggio a cui tutti gli appassionati si sentono chiamati. Una cosa normale, doverosa, che fa parte del senso di appartenenza a questo mondo e segna la fine e l’inizio di un percorso che assomiglia a quello delle stagioni e della vita.
Già, perché se è vero che la prima domenica d’ottobre – data storica de L’Eroica – è visto come la chiusura delle attività dell’anno (anche se ci sono diverse ciclostoriche importanti che si svolgono dopo) è altrettanto vero che il lunedì dopo si sente già nell’aria l’attesa dell’edizione successiva. Ci si sveglia la mattina, a Gaiole o dovunque la notte abbia portato, con il desiderio dell’inverno, consapevoli che porterà una nuova estate.
SENTIRSI A CASA
Perché poi il senso de L’Eroica è forse in fondo quasi tutto qui, in questo grande senso di appartenenza, e lo si capisce attraverso tutto quello che esula dal fatto di pedalare e basta. I colli da spianare, da Brolio a Sante Marie, la sveglia alle quattro o anche prima, i punti di ritrovo e ristoro, gli appuntamenti nei tanti angoli di un borgo da poche strade che per tre giorni si fa capitale: riti e liturgie di un’esperienza che diventa mistica e che ha lo scopo di far sentire tutti parte di qualcosa di più grande, di superiore. In questo senso, la bicicletta è uno strumento unico, insostituibile, la chiave per aprire porte che portano a esperienze di contemplazione del paesaggio e dell’arte, di solitudine nello sforzo, dell’assaporare le eccellenze enograstronomiche del territorio.
La bici è il vero Messia che ha permesso di portare, oggi, 7500 persone a pedalare tra i colli del Chianti. Lo ha fatto in maniera inclusiva, democratica, persino ecumenica, dando a tutti la possibilità di farlo secondo le proprie possibilità e le proprie forze, perché in fondo per partecipare a L’Eroica non servono sforzi proibitivi – né economici né fisici – considerata l’ormai ampissima offerta di percorsi e di servizi a disposizione di tutti, da chi vuole solo sentirsi parte di un mondo a chi vuole provare la durissima, catartica esperienza del Lungo.
VOLTI CHE PARLANO
L’Eroica è un percorso all’indietro che permette di guardare avanti. E lo fa parlando alle persone che ne fanno parte in maniera completamente diversa. Per questo, in queste nostre pagine che le abbiamo dedicato, abbiamo voluto lasciare tanto spazio a chi l’Eroica 2018 l’ha vissuta. Ai volti e alle situazione che hanno “fatto” l’Eroica nel senso più profondo, ciascuno con le proprie impressioni. Alcuni di questi abbiamo voluto farli parlare, inquadrando il soggetto da diversi punti di vista. Ma al centro resta sempre lei, la grande Madre di tutte le ciclostoriche dove tutto ha avuto inizio e a cui tutti noi dobbiamo qualcosa. E che come ogni anno non manca di abbracciarci e di farci sentire a casa.
Giancarlo Brocci
Ideatore de L’Eroica, post scritto il lunedì mattina dopo l’evento.
«Non dormo e non so cosa scrivere in sintesi. Da che parte comincia Giancarlo Brocci un post sensato l’alba del giorno dopo L’Eroica? Guardi le foto e ti accorgi che ne mancano, vedi cosa si pubblica in giro ed è un flusso ininterrotto di emozioni, provi a riepilogare ciò che il mondo passato per di qua ti ha detto ieri, vedi che non puoi avere un bandolo della matassa. E parto dalle lacrime, non dalle mie facili, che son diventato incline quindi vecchio. Parto da quelle che ho visto scorrere in diretta, inattese, impensate, che sento raccontare con così fitta frequenza. Quindi sentimenti a fior di pelle, L’Eroica li sollecita, parla alle anime belle, fa battere cuori, è l’antidoto più efficace allo stress cattivo da coda in tangenziale, alle riunioni di condominio, al livore di tanti quotidiani rapporti, ti obbliga a riaprire i personali Libri Cuore, a ricordare che non di solo cinismo vive l’uomo, che si può fare sport senza “cattiveria agonistica”, che ci si può tornare a commuovere senza vergogna per piccole tenerezze, per storie minori, per gesti di educazione che tornano normali solo qui.
Chiudo con un doveroso omaggio, che è solo un abbozzo di elenco: L’Eroica è, prima di tutto, un miracolo di generosità di persone speciali, per sintesi alla Berruti, pietra angolare. Quelli che prendono ferie per venire a fare i volontari a L’Eroica e li trovi da buio a buio in piazza, a servire ai ristori col sorriso, dietro i banconi delle consegne, quelli che, artisti conclamati, vengono per esserci, quelli/e che scrivono poesie, che dedicano disegni, pensieri, che sentono il bisogno di ringraziarti per la scoperta di un mondo, quelli che non gli spetterebbe ma ci sono, quelli che non farebbero lo stesso se tu li pagassi.
Chi sa capisce senza nomi ed esempi, che tanto chi non sa non capirebbe nemmeno con un corso intensivo ed un elenco didascalico. Son tutti quelli sfigati che non avranno il dono di cedere alle emozioni, di vivere la dimensione del sogno, la capacità di tornare bambini; ovvero di sentirsi eroici»
Damiano Cunego
Ex ciclista professionista e vincitore del Giro d’Italia 2004
«L’Eroica 2018 è stata la mia prima ciclostorica perché da professionista era molto difficile pensare di prendere parte a una manifestazione del genere. Adesso che ho smesso da pochi mesi mi sono lasciato coinvolgere all’ultimo minuto da un gruppo di amici di Verona che mi hanno invitato a venire a Gaiole insieme a loro. Ho recuperato una bici Anni ’80 mentre per l’abbigliamento ho avuto il supporto di Santini, che mi ha dato una bellissima maglia. Lo spirito ovviamente è molto diverso rispetto a quello delle corse, e anche se io la chiamo “Gara” per deformazione professionale, il bello de L’Eroica è proprio il fatto di pedalare in compagnia senza stress e pensieri. Ho fatto il 78 km, una sciocchezza rispetto alle mie abitudini, ma in questo contesto è stato molto bello e tornerò senz’altro sia qui sia in altre ciclostoriche»
Linus
Direttore di Radio Deejay e ideatore della Milano Ride
«Incredibile. Bellissima. Più di ogni aspettativa. Forse è proprio il termine “Eroica” che mi aveva creato un’immagine completamente distorta dell’evento. Mi aspettavo qualcosa al limite con la scampagnata, qualche migliaio di persone un po’ avanti negli anni (ok, come me…) a bordo di biciclette inguidabili.
In realtà le vecchie bici fanno sempre la loro bellissima figura, frenano poco e hanno pochissimi rapporti, ma dopo qualche chilometro rimane solo una bicicletta come le altre. Ho fatto i 60 in discesa, quando ho preso confidenza. L’età media dei partecipanti è forse addirittura più bassa di quella delle normali Gran Fondo e sicuramente è più alta la percentuale femminile. E i percorsi sono impegnativi, caspita se lo sono…ma sei immerso in una tale bellezza…»
Guido P. Rubino
Giornalista e fotografo
«Per me L’Eroica è tornare a casa. La prima volta che ci sono venuto, parecchi anni fa, sono rimasto immediatamente affascinato dallo spirito e dall’aria che si respira e oggi è diventata non un luogo in cui si deve andare, ma molto più profondamente un momento a cui si sente di appartenere e in cui si deve necessariamente tornare. Come a casa, appunto. Qui ci sono gli amici, le emozioni, le immagini che ti fanno sentire nel posto giusto. E poi il Chianti, i suoi percorsi, lo spettacolo dei ciclisti eroici sono un’opportunità imperdibile per chi come me li fotografa cercando di coglierne gli attimi più intensi e rappresentativi, dagli estremi che si aggirano di notte per le strade di Gaiole in attesa della partenza, alle luci suggestive della salita di Brolio, agli infiniti colori e spunti di chi pedala, del paesaggio, dei ristori. Qui tutto è un’occasione per uno scatto importante, come quello che ho fatto a Erik Zabel (e che è in copertina in questo numero, ndr): mi è passato davanti, ci siamo riconosciuti e si è voltato a salutarmi sorridendo. In quello sguardo c’è tutta la gioia di sentirsi parte di questo mondo, ed è la stessa gioia sia per chi ha vinto più di 200 gare in carriera, come lui, sia per chi la bici la usa solo nei fine settimana per rilassarsi».
Domitilla Tomagè
Cinquenne alla sua prima Eroica da ciclista e vincitrice del Concorso d’Eleganza della sua categoria
«Sono stata all’Eroica tante volte ad aspettare il mio papà al traguardo e ho persino stretto la mano a quel signore dal volto tenero e con gli occhi vivaci. Ho visto che ci sono in giro tante foto con la sua faccia. Da quando l’ho incontrato, ho pensato che anch’io volevo fare L’Eroica ma ero troppo piccola per avere una bicicletta che andasse bene, finché il mio babbo non me ne ha portata a casa una grande il giusto, tutta bella dorata con il manubrio rosso. Ma le mancavano le ruote! Il mio babbo però mi ha promesso che l’avrebbe sistemata, e infatti una sera è tornato a casa con le due ruote piccole, che nel frattempo le avevano prestate a un carretto, e lavorando nella sua officina le ha rimesse sulla mia bici. Finalmente me l’ha data ed è stata una festa! Sabato ho messo i miei pantaloncini e la maglietta giallo orca in tinta con i calzini e il cappello grande e gli occhiali che abbiamo preso lo scorso anno dal signore francese. Ho detto alla mamma che sembro un maschio ma alla fine è bello lo stesso e siamo andati di nuovo nel paese, dove c’era un monumento con la faccia di quel signore che mi aveva stretto la mano. Adesso anch’io posso fare l’Eroica, hai visto?!»
Paolo Tosi
Veterano de L’Eroica
«È tutto li. L’Eroica è per i forti di cuore, per tutti quelli che si danno alle emozioni che le vivono e “succhiano il midollo della vita”, per dirla come nel film “L’Attimo Fuggente”. Non puoi raccontarla, la devi vivere, devi lasciarti trasportare dal flusso dei rumori, dall’assenza di luce, guidato da improbabili luci moderne, dall’ascoltare il tuo respiro e vederlo trasformarsi in nebbia. L’agonista ha perso in partenza, non è quello il significato. Ha già perso se guarda il tempo. Si, L’eroica è anche fatica, mentale e fisica; L’Eroica è non cedere al dolore, non cedere alla voglia di mollare, ma è anche – stremato – fermarti un attimo a tirare il fiato e poi avere il coraggio di tornare in sella per non so quale oscuro disegno. Un giorno che aspetti un anno e che vola via come un battito d’ali. Ogni volta è sempre diverso, perché tu sei diverso, perché è come un labirinto di emozioni da cui non riesci mai a districarti. Non vedi l’ora che finisca, che tutte quelle salite si trasformino in un cartello con sopra scritto “Arrivo” ma appena l’hai superato sai già che tornerai. L’Eroica vuol dire riprovarci ancora, ritornare per ritrovare ancora te stesso e quello che ancora non conosci di te».
Mauro Caverni
Espositore e creatore di maglie classiche
«Io sono uno della primissima ora. Mi chiamò all’epoca Giancarlo Brocci in persona, quando ancora qui non c’era tutto questo giro e gli espositori venivano invitati per fare un po’ di colore. E di certo con le maglie storiche che realizziamo, con Tre Emme, ne facciamo tanto. Per noi è sempre e da sempre una questione di passione, perché le maglie di lana con i macchinari elettronici originali degli Anni ’70 non abbiamo mai smesso di produrli, ma è verissimo che è grazie a L’Eroica che questo settore è ripartito, mentre prima l’interesse non esisteva praticamente più. Oggi abbiamo tanti italiani e stranieri che cercano prodotti d’epoca. Di certo è un mondo che è cambiato molto e abbiamo purtroppo perso un grande personaggio che lo incarnava, Luciano Berruti. Però lo spirito di noi che siamo qui dagli inizi resta e in tanti ci si riconoscono, anche quando si parla di marchi che hanno fatto la storia del ciclismo, come Bianchi, Campagnolo e Gios. L’Eroica resta sempre un ritrovo tra amici e se devo pensare alla cosa migliore di questa edizione è senz’altro il fatto che, mentre gli altri aspettavano il matrimonio di Gianfranco Trevisan, di cui sono stato testimone, io e Brocci siamo andati a cercare il barbecue per il pranzo dopo. Questo per dire quanto poi siano belli e semplici i rapporti che si creano».
Gino Cervi
Giornalista sportivo e ciclostorico
«Io sono arrivato a L’Eroica attraverso il mio mestiere, ovvero quello di scrivere. Nello specifico è stato Paolo Facchinetti, grande giornalista sportivo oggi purtroppo mancato, a portarmici mentre lavoravamo a uno dei libri che abbiamo scritto insieme, quasi dieci anni fa, e da allora ho partecipato più o meno in tutte le edizioni, compresa la primaverile di Montalcino. L’Eroica è diventata una grande occasione per ritrovarsi tra amici, al punto che ci si sente tutti prima e si fa l’appello di chi non c’è, come se fosse normale esserci. Il bello è stare insieme e pedalare facendo il giusto sforzo. Quest’anno, per dire, ho fatto il 78 km che penso sia quello che posso permettermi di fare con il mio livello d’allenamento. Non sono uno particolarmente attento ai dettagli stilistici: ho usato la mia vecchia Olmo Anni ’80, il regalo che ho ricevuto per la maturità, e con l’abbigliamento non sono preciso come altri, però mi va bene così. Perché poi il bello, da giornalista, è trovare sempre qualcosa di nuovo da raccontare in un situazione che si ripete sempre uguale e differente ogni anno. Un piccolo miracolo che continua a riprodursi ogni anno nonostante il necessario cambiamento che l’Eroica ha dovuto effettuare per sopravvivere al suo grande successo».
In ricordo di Luciano Berruti
L‘Eroica 2018 non poteva non prevedere un significativo ricordo di Luciano Berruti, scomparso lo scorso 13 agosto proprio mentre stava pedalando. Luciano, uomo simbolo dello spirito Eroico fin dagli albori, non solo è stato immortalato sulla locandina di questa edizione, ma è anche stato ricordato in due opere d’arte. La prima – protagonista senz’altro del momento più toccante – è stata il monumento che Gaiole ha voluto dedicargli nella propria piazza principale, inaugurata alla presenza del sindaco Michele Pescini, di Giancarlo Brocci e di una folla commossa. L’opera dello scultore Fabio Zacchei – autore anche del famoso e dirimpettaio gallo di bronzo, simbolo del Chianti – è stata scoperta dalla moglie di Luciano, Sofia, e dai suoi due figli Jackec e Leszek, con quest’ultimo che ha ricordato il padre con parole di grande sensibilità. Inoltre, per tutto il fine settimana de L’Eroica è stato proiettato in diversi orari il docufilm “L’Eroico”, del videomaker italiano Marco Rimondi: una lunga intervista a Luciano Berruti con immagini bellissime e una delicata testimonianza di quella che è stata la sua visione del ciclismo storico. Il film è scaricabile da Vimeo a un prezzo contenuto e ve ne consigliamo la visione.
Bici Eroiche in mostra a Brolio
Tra i tanti eventi a contorno de L’Eroica vale la pena di citare la mostra di bici storiche che si è tenuta nelle cantine del castello di Brolio, luogo iconico del Chianti classico dove la casata dei baroni Ricasoli produce l’omonimo vino. In una splendida serata che ha visto anche la presenza dell’attuale barone Ricasoli, Francesco, parente di quel Bettino Ricasoli, secondo primo ministro del Regno d’Italia dopo Cavour soprannominato “Il Barone di Ferro”, Giancarlo Brocci ha raccontato ai presenti la storia di una dozzina di biciclette significative scelte tra quelle che hanno fatto l’eroica. Da notare la bici con cui lo stesso Brocci partecipò alla prima Eroica del 1997, diventata poi la “Numero 1” del Registro delle Biciclette Eroiche: una Gagliardi acquistata dal macellaio del paese a diciassette anni che poi si scoprì essere una Olmo del 1948 che fu poi riportata allo stato originale. Merita una citazione la “Bianchi L’Eroica” fatta apposta per il barone Ricasoli e numerata 1141 come l’anno di fondazione dell’azienda vinicola che porta il suo nome (la quinta più antica del mondo), bici con la quale Francesco ha partecipato a L’Eroica 2018.