Ottobre è il mese de L’Eroica e allora sembra un po’ strano non dedicarle completamente l’editoriale, anche se comunque, in questa rivista, trovate uno speciale di ben 11 pagine con tantissime foto e voci da Gaiole in Chianti.
A togliere spazio alla ciclostorica per eccellenza, infatti, è spuntato un documento pazzesco a cui Carlo Delfino ha fatto una radiografia approfondita e che racconta molto del ciclismo che fu. Parliamo del manifesto originale che presenta le gare organizzate o patrocinate dalla Gazzetta dello Sport nel 1909, tra cui ovviamente il primo Giro d’Italia, che Mario Cionfoli del museo Bicicleria di Vicenza ha ritrovato, insieme a Pierluigi Farè, e che ha voluto condividere con noi. Bel colpo, vero?
Per noi, che ci occupiamo di ciclismo d’epoca, è una specie di ritrovamento del Santo Graal. È da questo manifesto di dimensioni consistenti che discende, infatti, tutto quello che ci appassiona oggi, dalle bellissime bici che hanno attraversato la storia del ciclismo sportivo, alle vicende umane dei grandi campioni, all’evoluzione della tecnologia e dei grandi marchi storici che, pur non cambiando di molto l’essenza delle biciclette, rispetto agli esordi, le hanno rese sempre più evolute, competitive e curate. Ed ecco quindi che i volti di Ganna, di Galetti, di Cuniolo, di Petit Breton prendono vita, e persino i vecchi marchi come Wolber, Moto Rève, Goerricke tornano a ruggire. Per celebrare al meglio il ricordo di quel leggendario 1909 abbiamo voluto affidare Gino Cervi, nelle sue “Parole in fuga”, il racconto del primo, fallimentare Giro del Diavolo Rosso, Giovanni Gerbi, che quella corsa a tappe non la finì mai.
Insomma, è da lì che tutto è cominciato e – curiosamente – ne diamo notizia proprio nel mese de L’Eroica, l’evento – termine riduttivo – che ha fatto risorgere, dandole un valore inestimabile, quel mondo che sembrava solo da ricordare. E invece oggi, come ci testimoniano le tante voci del nostro speciale, è tornato tutto da vivere. Sempre più bello, sempre più grande, sempre più da assaporare con calma a ogni colpo di pedale.
Alessandro Galli
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