È un anno strano, un anno del Diavolo, come ho scritto nell’editoriale dello scorso numero.
E alla fine davvero il Diavolo ci ha messo la coda. L’Eroica s’è fatta, anche se molto diversa da come l’abbiamo vista negli ultimi anni e forse un po’ più simile a quella che era nelle prime edizioni. Non solo. Anche la Francescana s’è fatta in maniera molto diversa da come l’avevamo vista, e anche qui è stato un grande successo, addirittura superiore alle precedenti edizioni in termini numerici grazie al nuovo percorso permanente e all’apertura che l’ha trasformata in una festa della bicicletta. E poi la Belvedere, la Viscontea, la Marzocchina, la Scaligera… In questo autunno difficile le ciclostoriche sono ripartite ma, contemporaneamente, sono ripartiti anche i contagi, per cui le ultime manifestazioni dell’anno – come La Lacustre – sono state annullate pochi giorni prima della partenza. È un aritmia ciclostorica, quella che stiamo vivendo, ma abbiamo fiducia che passerà.
Per un gioco del destino, in copertina su questo numero ci va un personaggio che con il cuore ha avuto molto a che fare: Franco Bitossi, soprannominato “Cuore Matto” dall’omonima canzone di Little Tony uscita nel ’67, quando però il campione di Carmignano era molto vicino a risolvere i suoi problemi di tachicardia. È una storia bella e densa, quella di Bitossi, raccontata magistralmente da Marco Pasquini, che c’insegna come nella vita – in quelle di tutti, anche e soprattutto di chi non è ciclista di professione – ci si pongono spesso degli ostacoli che sembrano insormontabili e con i quali ci tocca convivere ma che alla fine si possono superare. Cuore Matto aveva i battiti che correvano, noi abbiamo le mascherine e il distanziamento sociale.
C’è un’altra storia – tra le tante che come sempre raccontiamo – che ci riporta al passato con un gancio nei tempi che viviamo: quella delle biciclette Ministeriali. Siamo in un periodo drammatico, l’Italia è nel pieno della Seconda Guerra Mondiale che di lì a poco diventerà guerra civile. La crisi economica impone una gestione diversa e autarchica delle risorse. Ecco che, quindi, nascono queste biciclette a prezzo fisso, per cercare di venire incontro alle esigenze del popolo. Anche qui, di fronte alle difficoltà, arriva la necessità di adattarsi e di superare in qualche modo situazioni critiche.
Ovviamente il paragone è puramente ideologico perché i tempi che viviamo, nonostante siano per molti duri e difficili, soprattutto per chi ha perso il lavoro o un familiare, non sono drammatici come gli Anni ’40, nei quali molti dei campioni che raccontiamo oggi sono nati. Ma la storia della bicicletta e del ciclismo ci porta a leggere il nostro passato in tante chiavi che possono aiutarci a capire meglio il presente, come quando Ernesto Colnago ci raccontò – tracciando un quadro molto incisivo dell’Italia di quei tempi – di come iniziò la sua straordinaria storia sportiva e imprenditoriale.
Una storia che ha aggiunto, alla leggenda che si è lasciato alle spalle, un ultimo entusiasmante capitolo: quello del Tour de France vinto da Tadej Pogačar – il primo per l’Asso di Fiori – con un’incredibile cronometro in rimonta su Roglic, a una tappa da Parigi. Ecco, sembra una storia dei tempi che furono, che riporta il nostro cuore di appassionati a battere secondo un ritmo che ben conosciamo e amiamo.
Alessandro Galli
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