Decisamente un libro affascinante questo “Vita segreta dei Giri d’Italia” di Carlo Bergoglio.
L’autore è nato a Torino il 1 aprile del 1895. Orfano di padre dall’età di 7 anni, si trasferisce presso uno zio marmorista a Cuorgnè, dove per alcuni anni frequenta l’Istituto Salesiano.
Diciassettenne, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, inizia la sua collaborazione come caricaturista con il Guerin Sportivo. Dopo 4 anni di trincea quale ufficiale di fanteria riprende la sua attività al Guerin Sportivo, diventandone redattore capo. Nell’agosto del 1945 assume l’incarico di condirettore di Tuttosport, di cui diverrà direttore nel 1949 dopo la tragica scomparsa di Renato Casalbore. Muore improvvisamente a Torino il 25 aprile 1959.
IL LIBRO DI CARLIN
Ma veniamo al libro di Carlo (nome d’arte Carlin). Attualmente la corsa rosa tra web, TV, sensori e microcamere ha pochi segreti e viene analizzata in tutte le sue sfaccettature: prima, durante e dopo. Sappiamo tutto di tutti: percorsi, km, dislivelli, direzione del vento e watt generati. Ma non sempre è stato così. Nel 1946, quando il libro è stato pubblicato, si sapeva poco e si immaginava molto, si faceva affidamento sulla radio e sui giornali. Se poi il Giro passava dal proprio paese, quei pochi secondi diventavano magici. C’erano i fortunati, coloro che per professione riuscivano a fare lo stesso percorso dei girini: i giornalisti. Carlin, persona curiosa, intelligente e instancabile, riesce nelle tre settimane di gara a carpire i segreti e i misteri del Giro. Segreti e misteri che grazie ai libri arrivano al giorno d’oggi, così che anche noi possiamo custodire e tramandare quello che è stato esclusivo per pochi. Per il bravo e coscienzioso giornalista seguire il Giro è un po’ come fare il meccanico: se questi si alza all’alba per preparare il mezzo e i panini, il giornalista fa altrettanto per andare in giro a carpire ciò che potrà accadere in gara; se il meccanico segue la corsa sempre pronto a fare rifornimenti o a sostituire una bicicletta al volo, il giornalista deve essere sempre sveglio a interpretare ogni piega della gara; se il meccanico, a tappa finita, deve sistemare e pulire le biciclette, il giornalista con tutta la diplomazia di cui dispone deve provare a intervistare i protagonisti di giornata.
Per questo motivo il libro comincia con la parola “sonno”, perché alla fine delle tre settimane è il sonno che si farà ricordare. Carlin scrive, telefona, disegna e fotografa. Come erano belli i Giri dove si correva un giorno sì e uno no: «Per seguire la corsa servono: nervi saldi, vista aguzza, intuizione pronta, mente sveglia, un po’ di fortuna e molta fantasia. Ci vuole dell’esperienza!». Carlin esordisce ponendo una domanda: «Perché voi isolati correte il Giro?». «Perché sono disoccupato!», risponde uno. E un altro: «Cosa vuole, a casa c’erano troppi parenti e bisticciavano continuamente. Poi avevo una morosa, insomma sono qui per dimenticare…». C’è poi chi è venuto perché il dottore gli ha ordinato un po’ di moto, per non parlare di chi si è iscritto per scommessa!
GIRO STORY
Dopo una prima parte introduttiva, si entra nel vivo con la storia dei Giri. Dal 1909 di Ganna all’esordio di Coppi nel 1940, l’inizio è dedicato ai due personaggi che li hanno seguiti tutti: uno è Pavesi, prima su due ruote poi su quattro, e l’altro Cougnet, sul quale però ci sono dei dubbi che abbia preso parte a tutte le oltre 300 tappe dei tanti Giri. E allora via con i protagonisti: da Ganna a Galetti, dal Gira a Belloni e poi Brunero. Qui vale la pena soffermarsi a parlare del rapporto tra i due piemontesi. Capitava spesso che si trovassero per strada, uno si allenava e l’altro cavalletto, seggiolino e cassetta dipingeva. Si volevano bene i due. Brunero si fidava dei consigli di Carlin. Si capivano. «Per capirsi basta amare. È il segreto. Si capisce soltanto in quanto si ama». E poi ancora l’autore sul vincitore di tre Giri d’Italia (1921, ’22 e ’26, ne abbiamo parlato nello scorso numero) la cui storia è poco conosciuta: «La grandezza di un’anima non si misura che dalla sua capacità di sacrificio. Brunero non era fortemente dotato da madre natura: colmò la lacuna con la fatica. Non aveva malizia: la sostituì con la bontà, con la probità. Non aveva scatto: superò lo svantaggio con la tenacia, e alla distanza fu battuto solo dal suo male».
Il giro del 1925, il primo vinto da Binda e seguito da Carlin… in viaggio di nozze. Quello del ’31 viene definito il più emozionante (e qui ci sarebbe un altro libro di cui parlare…). L’avvento di Bartali nel ’36 e i 12 vinti dalla Legnano nel periodo che va dal ’21 al ’36. Il 1937 è definito il Giro più infernale: quell’anno tale Aimini, di anni 72, percorse per scommessa il Giro, senza limite di ora, seguendo con la stessa cadenza l’eguale tragitto compiuto dai corridori nelle tappe.
In realtà il libro è una raccolta di puntate stampate sul Guerin Sportivo alla fine del 1944. Il titolo della raccolta era “Vita segreta dei Giri d’Italia” (che rimane nella sovraccoperta). Per il titolo del libro Carlin sostituisce la parola “segreta” con “misteriosa”. E noi non possiamo non trascendere il finale: «Fare un libro è men che niente se il libro fatto non rifà la gente. Purtroppo neanche la guerre rifanno la gente, figuriamoci i libri».
Carlo Bergoglio è stato uno di quei giornalisti, ci viene da pensare al grande Bruno Raschi, (anch’egli a Tuttosport dal 1952 prima di passare alla Gazzetta dello Sport nel 1959) che non erano dediti a scrivere libri. Quel poco che si trova sono appunto raccolte di articoli (due per il “Divino”) mentre per Carlin, oltre al volume di cui parliamo in queste pagine, è stato pubblicata postuma una bella e ricca raccolta dal titolo “Tuttocarlin“, parafrasando ovviamente il nome del quotidiano sportivo di cui ha fatto per tanti anni la fortuna. Entrambi i libri sono molto, molto rari, ma per chi è appassionato di storia del ciclismo, meglio investire su un testo come questo (difficilmente reperibile a prezzi che possono sfiorare i 200 euro) che su altri dieci di dubbia qualità.
Scheda
Titolo: Vita segreta dei Giri d’Italia
Autore: Carlo Bergolio (Carlin)
Editore: Editoriale Sportiva, 1946
Pagine: 125