Gli sportivi sono sempre stati degli ottimi testimonial per prodotti di vario tipo, soprattutto per quelli dedicati a un pubblico maschile.
Se oggi in televisione vediamo soprattutto calciatori come Totti o Del Piero, negli anni del ciclismo ruggente a farla da padrone erano ovviamente i campioni che vincevano i grandi giri. In Italia questi campioni avevano nomi altisonanti che sarebbero rimasti nella leggenda, ovvero Coppi e Bartali. Se il primo è oggi celebrato come Campionissimo a scapito del secondo, visto da molti sempre un passo indietro, c’era un settore nel quale Ginettaccio era senz’altro superiore: quello delle lametta da barba. Ai tempi che furono, infatti, il posto di Vieri e Griezmann (recenti testimonial di una nota marca del settore) era preso proprio dai due alfieri del ciclismo nostrano, con una netta prevalenza per il vulcanico toscano.
BARTALI VS COPPI
In queste foto potete vedere diversi esemplari tratti dalla collezione Ciclocollection di Pierluigi Farè, che nel suo museo di Riva del Garda si occupa di raccogliere, oltre a bellissime biciclette, anche memorabilia che permettono di capire quanto il ciclismo abbia influenzato la società dell’epoca e quanto diventasse un fatto di costume. Se oggi gli uomini per radersi hanno a disposizione diverse soluzioni – dai rasoi usa e getta a quelli elettrici – fino agli Anni ’50/’60 spopolavano invece le lamette, che venivano realizzate con differenze sostanziali tra loro delle quali oggi è scomparsa la memoria. Non erano tutte uguali ma dotate di caratteristiche differenti a seconda del tipo di rasatura richiesto: filo concavo, tipo sottile, ultra sottile, superveloce, lama sprint. Ogni cliente poteva scegliere la lametta più giusta per il taglio più appropriato, cosa che ovviamente incentivava la promozione delle lamette attraverso dei testimonial come appunto Bartali e Coppi. Non mancavano anche gli espositori, da banco e da parete, che facevano bella mostra di sé nei negozi e nei barbieri, dove spesso gli uomini andavano a farsi sbarbare. Oggi, queste lamette restano a testimonianza di un’epoca ormai passata, e raccontano l’eterna sfida tra il vecchio Gino e il giovane Fausto, entrambi icone di un ciclismo che è restato nei nostri cuori.