Annie Cohen, sposata Kopchovsky, è sicuramente la figura più improbabile, più lontana e più avulsa dal ciclismo che si possa immaginare, ma essa rappresenta sicuramente l’apice femminile dell’uso del velocipede nella sua epoca.
Come scriveva il Boston Post “Era minuta e di costituzione esile” e non aveva assolutamente pratica di velocipedi, tant’è che imparò ad andare in bicicletta solo poche settimane prima di partire per la sua impresa. Ebrea di origine lettone, emigrò negli USA nel 1875 all’età di cinque anni per fuggire alle persecuzioni antisemite russe e, dopo il passaggio da New York obbligatorio per tutti i migranti, si stabilì a Boston. A poco più di vent’anni era già madre di tre figli e lavorava nel settore pubblicitario per alcuni quotidiani bostoniani.
L’avventura di Annie si ammantò anche di un aspetto romantico, in quanto venne propagandata come l’impresa di una donna che seppe raccogliere la sfida promossa da due industriali bostoniani, i quali avrebbero scommesso che nessuna rappresentante del gentil sesso sarebbe mai stata in grado di effettuare il giro del mondo in bicicletta partendo con i soli abiti che indossava e senza un dollaro, facendo ritorno con in tasca almeno 5.000 dollari guadagnati durante un viaggio da portarsi a termine in 15 mesi. Colei che ci fosse riuscita avrebbe vinto una somma di ben 10.000 dollari. Fu quindi una sfida in favore della parità uomo-donna quella che venne raccolta da Annie. Le organizzazioni femminili come la WCTU (Women’s Christian Temperance Union), nelle persone di Ober-Towne e J. O. Tubbs, sostennero l’iniziativa vedendo in essa un’opportunità di propaganda inaspettata.
Il quotidiano Boston Post, nei giorni della partenza di Annie, sollevò qualche perplessità scrivendo: “Secondo alcuni Mrs. Kapchowshy non si è affatto imbarcata in quest’impresa per via di una scommessa, ma tale aspetto rimane da chiarire”. Viene allora da chiedersi chi, oltre ad Annie, trasse beneficio dall’impresa. Qualcuno ha ipotizzato che ci fosse dietro il Colonnello Pope, un capitano d’industria bostoniano di prima grandezza, titolare del marchio Columbia, colui che seppe sfruttare il brevetto di Pierre Lamment per creare dal nulla l’industria del velocipede negli States. Infatti fu la Columbia a regalare la bicicletta per l’impresa e sul palco della partenza di fianco ad Annie vi era Alonzo D. Peck, un impiegato, o forse qualcosa di più, della Pope Manufacturing Company.
Si dubitò sempre fortemente dell’esistenza di quella scommessa. In effetti sembra essere più l’ennesima intraprendente idea di Annie volta a superare quella gretta mentalità dell’epoca, che avrebbe scambiato il giro del mondo fatto da una donna per un’aperta sfida al mondo maschile. Se invece l’impresa fosse stata trasformata nell’accettazione di una sfida lanciata dal mondo maschile a quello femminile, le cose avrebbero cambiato totalmente prospettiva: così il giro del mondo non sarebbe stato una sfida ma l’accettazione di una sfida per la buona pace della mentalità imperante.
PARTENZA DA BOSTON
Sta di fatto che a Boston, il 25 giugno 1895 alle ore 11, in Bacom Hill di fronte al Massachussetts State House si raccolse una folla tra cui spiccavano molte suffragette e sul palco di fianco ad Annie Cohen Kopchovski vi erano le sue amiche intime rappresentanti dei movimenti femminili. Al momento della partenza Annie spiegò la motivazione del suo viaggio e in particolare menzionò il fatto che, per vincere la scommessa, durante il tragitto avrebbe dovuto guadagnare tutto quanto le servisse per la sua impresa, e inoltre tornare con almeno 5.000 dollari in tasca. Questa affermazione potrebbe costituire il nocciolo centrale della questione della scommessa, infatti, se non fosse stata messa sotto forma di sfida agli scommettitori, Annie avrebbe fatto la figura della lucratrice esponendosi così alle critiche.
Sembra che tra il pubblico ci fossero persone disposte a donarle del denaro ma lei fu costretta a rifiutare affermando che i termini della scommessa non ammettevano di raccogliere delle offerte, ma doveva guadagnare prestando dei servizi. Fu così che un rappresentante della Londonderry Lithia Spring Water Company, un’azienda che produceva bibite, le fece l’offerta di 100 dollari per mettere il nome dell’azienda sulla ruota posteriore della bici associando il suo nome a quello della Londonderry. In un attimo il battesimo fu fatto. Ciò che sorprese fu l’assoluta assenza del marito e dei tre figlioletti. In realtà quella del 25 giugno fu solo la cerimonia di partenza, perché la vera partenza avvenne il 27. Quei tre giorni le furono necessari per farsi scattare – e stampare – le foto che recavano il nome Londonderry da distribuire a pagamento lungo il viaggio. Certamente l’esperienza lavorativa nel settore pubblicitario aiutò molto Annie. Fu infatti proprio la pubblicità l’elemento che le permise di finanziarsi e di tentare di raccogliere la somma di 5.000 dollari.
Partita quindi da Boston il 27 giugno 1895, scelse di fare il suo giro andando verso ovest, anche se molti l’avevano sconsigliata. L’inesperienza come ciclista le costò subito cara. Infatti l’abbigliamento con la gonna e il corsetto, per giunta utilizzate su una Columbia da uomo, le impacciarono i movimenti rendendo la pedalata molto difficoltosa e pesante. Chicago fu raggiunta alla fine di settembre del 1894: impiegò esattamente tre mesi per percorrere meno di 1.000 miglia, 1.600 km, con una media giornaliera di circa 18 chilometri. Se fosse andata a piedi avrebbe impiegato meno tempo.
Annie si sentì sconfitta e lo dichiarò pubblicamente. Era mancata assolutamente la pianificazione del viaggio e aveva totalmente ignorato l’importanza della preparazione fisica. Infatti nei primi giorni di viaggio aveva sofferto moltissimo. Inoltre l’autunno ormai incombente la portava a pensare di rinunciare all’impresa. Ora però il suo fisico era cambiato e l’abbigliamento era stato sostituito con dei pantaloncini. Restava l’ostacolo della bicicletta, perché la Columbia da uomo era un “cancello” del peso di ben 19 kg. A tale proposito fu provvidenziale la presenza a Chicago del Circo di Buffalo Bill, dove si esibiva Annie Oakley, una famosa artista circense, nel cui numero centrava dei bersagli col fucile correndo anche su una bicicletta Sterling. Annie, approfittando del fatto che la Sterling Cycle Works aveva sede a Chicago, riuscì a ottenere una bicicletta, sempre con telaio da uomo ma del peso di soli 11 kg, anche se lei alla stampa dichiarò un peso di 9 kg. Inoltre riuscì a concludere contratti pubblicitari sia con la Sterling che con la Morgan & Wright, l’azienda produttrice di pneumatici. Così il Buffalo Courier ne dava la notizia: “Stipulò un contratto perché portasse un festone con il loro slogan e a tutt’oggi ha contratti pubblicitari per un valore complessivo di oltre 3.500 dollari”. A questo punto non poteva abbandonare, ma capì che doveva invertire il senso di marcia e andare verso est. Prenotò così la nave francese Le Touraine in partenza da New York il 24 novembre 1894; aveva a disposizione solo 40 giorni per giungere all’appuntamento, meno della metà del tempo impiegato nell’andata. Lasciò Chicago il 14 ottobre, per vincere la sua scommessa avrebbe dovuto ritornare in questa città entro il 25 settembre 1895.
Cambiò ancora radicalmente il suo abbigliamento acquistando in un negozio di Buffalo un paio di calzoni da ragazzo che accorciò drasticamente sino sotto il ginocchio fermandoli con dei nastri.
UN’INFLUENCER D’EPOCA
Il 24 novembre giunse puntuale all’appuntamento con la nave La Touraine, all’epoca una delle più veloci al mondo. Il 3 dicembre 1894 era a Le Havre, il giorno successivo raggiunse Parigi dove raccolse molto consenso. Lasciò la capitale il 30 dicembre. Il tempo ormai era tiranno e non le permetteva di scendere verso le penisola italica per andare in Grecia e quindi in Turchia, così si diresse a Marsiglia dove il 20 gennaio si imbarcò sulla nave Sidney che avrebbe sostanzialmente trasformato il viaggio in bicicletta intorno al mondo in una crociera con la bicicletta al seguito. Raggiunse Alessandria d’Egitto e Port Said all’imbocco del canale di Suez. Annie affermò di essere andata in bicicletta da Port Said a Gerusalemme facendo poi ritorno in tempo per riprendere la nave e a prova di ciò mostrò delle lastre fotografiche da proiettare con la lanterna magica. Purtroppo i ristretti tempi di sosta tecnica della nave non permettevano di effettuare quel viaggio, per cui la credibilità di Annie iniziò a vacillare.
A bordo del Sidney raggiunse Colombo, Singapore, Saigon e il 21 febbraio era ad Honk Kong, il 25 a Shangai. Approdò quindi in Giappone a Nagasaki, visitò Kobe e giunse a Yokohama il 4 marzo. Lei affermò di essere stata a Vladivostok e sul fronte della guerra cino-giapponese, ma nessuna di queste affermazioni era vera. In patria ormai si metteva molto in dubbio la sua performance, tanto che il Pittsburg Chronicle Telegraph così scriveva: “Miss Annie Londonderry non è esattamente un successo come attrazione. Di certo abbassa i livelli dei tour degni di questo nome vedere una donna che si fa strada nel mondo degradandosi tanto da diventare una sorta di merce da esposizione, abbigliata con un’elegante tenuta piena di volantini e pubblicità cucite ovunque”.
Il Giappone le riservò un trattamento molto freddo e il giornale Japan Weekly Mail, contestando il lungo tratto percorso in nave, scriveva che Annie non stava facendo il giro del mondo su una bicicletta ma “Con una bicicletta”. Il 9 marzo 1895 si imbarcò a Yokohama sulla nave Belgic che il 23 marzo attraccò a San Francisco, dove prese l’inspiegabile decisione di dirigersi verso Los Angeles anziché prendere la direzione opposta verso Sacramento e seguire così la via più breve per raggiungere Chicago. Di fatto giunse nella città degli angeli dopo ben cinque settimane, il 10 aprile, assieme a Mark Johnson, un ciclista dell’Olympic Club di S. Francisco. Nel frattempo la stampa, soprattutto quella ciclistica, le voltò le spalle mettendo in forte dubbio le affermazioni di Annie sul suo viaggio; la rivista Cycling Life la definì “Troppo sfacciata per fare il giro del mondo come rappresentante delle donne americane”.
Durante il suo percorso Annie ricevette però sempre grande ospitalità e molti furono i festeggiamenti di accoglienza, come avvenne a El Paso, ad Albuquerque e a Santa Fe. Lasciata Las Vegas, il giornale locale Optic esprimeva ancora dubbi sulla veridicità del suo viaggio in bicicletta, contestandole il fatto che tutte le città toccate erano porti di mare. Il 12 settembre 1895 giunse a Chicago dove prese alloggio all’hotel Wellington. Il viaggio era così terminato un po’ in sordina, senza parate o festeggiamenti, solo un gruppo di ciclisti organizzati dallo Sterling Cycle Club era presente ad accoglierla. Il quotidiano Age insinuò che la somma di 5.000 dollari doveva averla guadagnata, deducendolo dal fatto che Annie non mise all’asta la bicicletta ma la lasciò alla Sterling in cambio di 400 dollari e di una nuova bici, quindi la scommessa era stata vinta. Però non si ebbe più alcuna notizia in merito al pagamento della posta della scommessa.
Anche se moglie e madre, sembra che la famiglia andasse un po’ stretta ad Annie, infatti quasi mai nel suo viaggio menzionò di essere sposata e madre di tre figli, tant’è che nella moltitudine di lettere che ricevette dai suoi ammiratori, ben 147 secondo l’affermazione di Annie stessa, molte erano quelle di facoltosi signori che chiedevano di sposarla. Annie però ritornò in famiglia con Max e dopo un paio d’anni diede alla luce il suo quarto figlio. Morì l’11 novembre 1947 nel New Jersey dove è tutt’ora sepolta.
Annie Cohen Kopchovsky Londonderry deve essere vista non tanto come una ciclista quanto come una donna modernissima, che anticipava di almeno settant’anni l’emancipazione femminile. Fu anche un’abile manipolatrice dei mezzi di comunicazione della sua epoca. Per Annie la bicicletta non era il fine ma il mezzo per giungere alla notorietà e tentare un riscatto economico e sociale. Se fosse vissuta ai giorni nostri sarebbe stata sicuramente una delle grandi influencer dell’web, magari un po’ chiacchierata, magari anche poco stimata dalla mentalità perbenista, ma sicuramente con milioni di follower e, nella società mass – mediologica questo è, purtroppo, l’unica cosa che interessa. Annie lo aveva già capito alla fine del XIX secolo.