Ecco una bici che per storia, manto e nome è la massima espressione di voglia di libertà e innovazione del Dopoguerra: la Wilier Triestina, modello da corsa che trae il suo nome dal desiderio di italianità della città di Trieste.
Senza trattare in questa occasione della famiglia Dal Molin di Bassano del Grappa, titolare del marchio Wilier, bisogna innanzitutto ricordare che il nome del brand è l’acronimo di “Viva l’Italia Libera e Redenta”, con la “W” al posto di “Viva”. Un significato che aveva un senso profondo nel 1906, anno di fondazione di Wilier, con l’Italia poco più che cinquantenne, e che sposa il principio ispiratore del nome “Triestina”, scelto nel ’45, quando la casa veneta decise di prendere parte al mondo delle corse per i modelli da gara e oggi parte integrante del marchio. Aggiungiamo un colore mai visto su una bici prima del ‘46 – il famosissimo “ramato” – davvero unico, nuovo, brillante, inimitabile. Osserviamo l’orgoglio e la voglia di pedalare espresse dal suo cavaliere, che vedete ritratto in queste pagine. Teniamo infine conto del nuovissimo cambio Gran Sport Extra Campagnolo ed il gioco è fatto.
Il suo proprietario, Rolando Longo, classe 1935 di Bassano del Grappa, raccontava d’averla comperata di seconda mano dal meccanico del luogo, situato a ridosso del velodromo bassanese. Riferiva fosse una di quelle ritirate a fine stagione dalla squadra corse Wilier Triestina. Da quando la acquistò non se ne separò più. Dopo un breve periodo da corridore – si intuisce dalla maglia del Bassano 1892 che indossa nella foto – la conservò gelosamente, mostrandola all’attuale proprietario Davide Bertoncello una sola volta, circa 10 anni fa, senza nemmeno permettergli di fotografarla. Alla recente dipartita terrena di Rolando, il figlio Luca venne a conoscenza dei rapporti tra il padre e Davide, nonché della grande passione di quest’ultimo per le biciclette d’epoca. «La dono a te», gli disse con grande semplicità, «perché so che la saprai amare e curare come finora ha fatto mio padre».
CARATTERE SPORTIVO
Il carattere di questa Wilier Triestina è davvero corsaiolo: manubrio alluminio Ambrosio Champion con attacco Wilier in ferro (abbinamento quasi standard per la casa), forcellini dentati Campagnolo per cambio Paris-Roubaix con occhiello per applicazione cambio Gran Sport Extra; comandi cambio e deragliatore al manubrio, leve freno Universal 50 con freni Bowden con sgancio rapido brevettato; movimento centrale con calotta destra a passo sinistro (anti svitamento). Sella e nodo sella Aquila, pedali FOM in ferro. Mozzi Campagnolo 36 fori, anteriore tipo piatto, posteriore bombato. Il telaio è realizzato con i pregiati tubi ultraleggeri Libellula.
Come si nota, il famosissimo colore ramato è mancante in più punti, mentre il fondo, tutto cromato, è in perfetto stato di conservazione. Ciò dimostra che il mezzo è stato conservato in luogo idoneo ma conferma che il colore invece è la vera croce e delizia delle Wilier Triestina d’epoca. Chi le possiede lo sa molto bene ma nessuno se ne separa tanto facilmente. «È il colore più bello al mondo per una bicicletta», dice Davide. La conferma la avrete se ne vedrete una dal vivo col sole di primavera.
Osservando le decalcomanie, classiche dell’epoca, se ne nota una in particolare sul tubo sella: una fascia obliqua tricolore a rappresentare la vittoria della Wilier Triestina alla Tre Valli Varesine del 1950, prova valida come campionato nazionale, con Tony Bevilacqua, che nel ‘51 passò alla Benotto. Un’altra nota stilistica è la comparsa, per la prima volta, del patacchino anteriore serigrafato sul tubo sterzo, mentre prima era in rilievo e smaltato. Infine, Davide ci racconta una curiosità: «Ho voluto lasciare al suo posto, sul tubo sterzo, il bellissimo fregio della Madonna del Ghisallo, ricco di dettagli richiamanti i ciclisti. Davvero meraviglioso». Così come è meravigliosa questa Wilier Triestina d’antan, molto vicina a quelle che iniziarono a gareggiare nella seconda metà degli Anni ’40.
Collezione e foto: Davide Bertoncello
Scheda tecnica
Marca: Wilier
Modello: Triestina
Anno: 1951
Telaio: in acciaio tubi Libellula
Cambio: Campagnolo Gran Sport Extra
Guarnitura: Magistroni
Freni: Bowden a sgancio rapido
Leve freno: Universal ’50
Mozzi: Campagnolo 36 fori
Pedali: FOM in ferro
Sella: Aquila in pelle