Prima di procedere a raccontare la storia di questa bici e del marchio Triumph, è doveroso ringraziare Colin Kirsch, che che vive e opera nella costa meridionale del Regno Unito, per la precisione a Brighton.
Colin è uno dei maggiori studiosi dei marchi inglesi e, anche se lontano fisicamente, è vicino a Biciclette d’Epoca e agli appassionati tramite numerosi gruppi Facebook.
La bicicletta oggetto di questo articolo – per stendere il quale ci siamo avvalsi della consulenza di Colin – è una Triumph Imperial dell’anno 1911, una vera chimera che tutti gli appassionati prima o poi incontrano nel percorso infinito della ricerca e della crescita di qualsiasi collezione.
Triumph è famosa più che altro grazie alle motociclette, ma pochi sanno che, come tutte le grandi marche (e come evidenziato nella mostra “Metamorfosi Meccanica” di cui vi abbiamo parlato nel numero scorso), nasce e si afferma con i velocipedi. In particolare, nella foto numero 2, è possibile vedere una Triumph Regular Frame del 1893 con il carter in coccodrillo, materiale che era ampiamente usato sulle biciclette dell’epoca in quanto considerato un finimento di lusso, peraltro sempre abbondante e presente nel Regno Unito grazie a colonie come l’Egitto.
Un bagno d’olio
La bici di cui racconteremo in questo articolo è di un ventennio successiva rispetto a quella appena descritta, tuttavia il livello di finitura e la cura del dettaglio restano elevatissimi. Dobbiamo precisare che ci siamo accorti della differenza della tipologia di carter nell’immagine numero 3 (presa da un catalogo originale del 1914) e la bici in esame: questo perché la bicicletta era ordinabile con due tipi di carter differenti. La meccanica che compone ogni Triumph ha una complessità superiore rispetto ai soliti componenti che siamo abituati a vedere su biciclette più comuni. Questo potrebbe derivare dal fatto che, già nel periodo di produzione di questa bici, la Triumph si dedicasse da ormai parecchio tempo alla produzione di motociclette, veicoli con caratteristiche meccaniche più avanzate rispetto ai velocipedi.
Il particolare che balza immediatamente agli occhi anche dei meno esperti è appunto il grande carter, avvolgente, simile ai carter Bianchi Anni ’20 ma con un “qualcosa di più…”. Infatti il carter non funge solo da copri catena ma serve anche per oliarla continuamente grazie ad una serie di camere abilmente nascoste – grazie a lavori di lattoneria finissima – all’interno del copricatena. Questo brevetto si chiama Oil Bath, ossia “a bagno d’olio”, guarda caso proprio come i carter più complessi utilizzati in ambito motoristico.
Per far funzionare il meccanismo il carter dispone di due viti grodonate speciali (ovvero con testa zigrinata) che servono rispettivamente per il carico e lo scarico dell’olio lubrificante. La vera rivoluzione di questa bici tuttavia non è nel carter, nonostante la bellissima forma, ma bensì nell’insieme di meccanismi presenti nel movimento centrale. Inoltre, i modelli Triumph di più alta gamma e di quel determinato periodo erano forniti di telai smontabili, ciò significa che il bullone stringi sella e il bullone del mozzo posteriore, se allentati completamente, potevano dar luogo all’estrazione totale dei puntoni del carro posteriore.
Bicicletta eccentrica
Non ci è dato a sapere il motivo di tale scelta ma ipotizziamo che sia stato pensato per qualche motivo di produzione oppure logistico. Pur non potendo dimostrare con esattezza queste tesi, possiamo però descrivervi come lavora il movimento eccentrico del perno centrale. Come si può osservare nella foto numero 6, la scatola del movimento centrale e più grande del solito e il perno è messo in una posizione non centrale bensì leggermente spostata, ovvero eccentrica. Questo è possibile grazie a una serie di calotte maggiorate che vanno a infilarsi permettente nella scatola del movimento centrale stesso. Questo meccanismo, una volta montato, si può ruotare in senso orario o antiorario a seconda della tensione che si vuole conferire alla catena. Una volta raggiunta quella desiderata, si stringe una vite che va a legare il meccanismo al telaio così da poterlo fissare.
La freneria è mista a leve rovesce e fascettata al telaio, una soluzione abbastanza abituale per quei tempi e già vista su diversi altri modelli. È molto interessante e inedito, invece, evidenziare l’evoluzione degli archetti che si possono trovare sulle Triumph, cosa che può essere fatta utilizzando altre bici oltre alla Imperial. Si comincia con un archetto anteriore compensato posto su una Triumph del 1905 visibile nella foto 9. Con “compensazione” s’intende il fatto di dividere l’archetto in tre parti grazie a due snodi che permettono di fare aderire i pattini anche se il cerchio dovesse essere leggermente deformato. Si passa poi a un archetto formato da un pezzo unico di metallo a forma di ferro di cavallo (foto 10/11) unito al telaio con fascette. Il periodo in cui questa freneria viene utilizzata è dal 1910 sino al 1920. Infatti è quella adottata sull’Imperial. Infine, nella foto 12 si può vedere l’ultima evoluzione dell’archetto, che avviene nel periodo finale delle leve rovesce, ovvero gli Anni ’20. Qui le fascette sono state eliminate e sono state saldate al telaio delle guide che fungono da binari guida. I parafanghi sono a pagoda, le ruote sono da 28 ½ su mozzi con regolazione a chiocciola esterna 36 fori anteriore e 40 al posteriore. La bici è fornita di bloccasterzo originale in dotazione.
Un modello di valore
Le Triumph venivano costruite in gran quantità e non è poi così raro trovare qualche esemplare in vendita in qualche mercatino oppure, ancora meglio, coperto da ragnatele in qualche soffitta. Ciononostante, la grande quantità prodotta ha inficiato ben poco il loro valore collezionistico soprattutto se dotate della componentistica originale completa. Infatti, un significativo numero di Triumph esistenti purtroppo zoppica dal punto di vista della completezza dato che la complessità delle componenti rendeva difficile mantenerle perfettamente in ordine dal punto di vista della meccanica, ragion per cui i molti casi diversi dettagli venivano eliminati. Per questo, la Triumph Imperial Oil Bath descritta in queste pagine è da considerarsi un esemplare di grande valore.
Scheda tecnica
Marca: Triumph
Modello: Imperial Oil Bath
Anno: 1911
Trasmissione: ruota libera
Telaio: in acciaio
Carter: a bagno d’olio con brevetto “Oil Bath”
Ruote: 28″ 1/2
Mozzi: 36-40 con regolazione a chiocciola
Freni: a leve rovesce con archetto di metallo fissato con fascette
Parafanghi: a pagoda