Otto secondi. Solo otto secondi. Questa la distanza che, alla fine, separò il vincitore, l’americano Greg LeMond, dal francese Laurent Fignon, giunto secondo nel Tour de France del 1989.
Otto secondi che sono quasi un battito di ciglia, in una corsa di 3285 km. Un battito di ciglia che ha l’aspetto, i colori e la tecnologia della bicicletta che LeMond utilizzo in quell’ultimo Tour degli Anni ’80: una Bottecchia Kronotech simile a quella che vedete in queste pagine. Fu proprio in quel periodo, dopo che il Record dell’Ora di Moser nell’84, che in ciclismo iniziò a diventare sempre più tecnologico non solo sulla preparazione degli atleti ma soprattutto sui materiali, dando vita a sperimentazioni estreme come quella della Kronotech. Di lì a poco sarebbe arrivato il carbonio a cambiare la storia del ciclismo e l’UCI avrebbe imposto regole più stringenti riguardo alla tecnologia delle biciclette, ma in quegli anni di frontiera tutto sembrava possibile e i produttori non si tiravano certo indietro.
Ecco perché la bici che vedete in queste immagini – un esemplare davvero molto raro – è un vero gioiello in acciaio (ebbene sì) che rappresenta uno dei livelli più elevati in cui questo materiale sia stato in grado di esprimersi in ambito agonistico. LeMond ve lo saprebbe raccontare meglio di noi. Esemplari come questo difficilmente possono essere ricondotti a quanto proposto in quegli anni da catalogo, perché spesso venivano personalizzati dal proprietario per l’uso finale, che in questo caso era l’inseguimento su pista. Parliamo di una bicicletta che veniva venduta in versione base all’impossibile prezzo di dodici milioni di lire, un’enormità per l’epoca, se considerate che era il valore di una Seat Ibiza o di una Peugeot 205. Ce ne racconta le caratteristiche Roberto Giobbi, collezionista di San Benedetto del Tronto, che ha messo le mani su questa Kronotech nel 2015 e che da allora ha cercato non solo di renderla più coerente possibile ma anche di documentarsi sulla sua storia.
SCELTE DI MONTAGGIO
«Ho notato questa bicicletta in un annuncio in Rete», spiega Roberto, «e mi sono affrettato ad acquistarla con una grande trepidazione perché temevo potesse sfuggirmi. Di Bottecchia di questo tipo ne avevo viste alcune da cronometro, nella configurazione usata da Greg LeMond al Tour del 1989 che poi vinse, ma il pista inseguimento era qualcosa di mai visto prima. La sella e i pedali erano stati sicuramente aggiornati negli anni, ma per il resto il montaggio era quantomeno coerente all’epoca del telaio, 1987-88 circa (il prototipo della Kronotech, davvero futuristico, venne esposto a Vancouver nel 1986)».
Una bicicletta la cui leggenda narra che abbia corso i Mondiali su pista, cosa a cui Roberto, nonostante i tanti sforzi, non è riuscito a trovare un riscontro. «Ho deciso di rendere il montaggio completo Campagnolo C-Record Pista sostituendo guarnitura, movimento centrale e pedali e conservando i componenti Super Record appena smontati, in attesa di eventuali notizie o documentazione sulla bici. Una sella San Marco Concor Sprint, seppur più giovane di qualche anno, è andata a completare il montaggio della bici poiché la ritenevo esteticamente adeguata ad un telaio così “cattivo”. Conservo comunque un sella Royal CX ben più adeguata cronologicamente parlando, oltre che sponsor di Bottecchia in quegli anni». Completano il quadro di un esemplare davvero particolare, tra le altre cose, un manubrio 3ttt Aero e le ruote lenticolari in carbonio Mavic Comete con decal Bottecchia.
Collezione e foto: Roberto Giobbi
Scheda tecnica
Marca: Bottecchia
Modello: Kronotech AIR Pursuit
Anno: 1987
Telaio: tubi acciaio Columbus AIR.
Reggisella: Columbus AIR
Manubrio: 3ttt Aero
Gruppo: Campagnolo
C- Record Pista
Guarnitura: Campagnolo C-Record Pista 165 mm con corona da 52 denti
Sella: San Marco Concor Sprint
Ruota anteriore: Lenticolare Mavic Comete 26″, tubolare Vittoria Special Pro Racing Team 19-26
Ruota posteriore: Lenticolare Mavic Comete 28″, tubolare Servizio Corse