Nella laboriosa Torino degli Anni ’20 del secolo scorso, i fratelli Mario e Giulio Gosio fondarono la Ditta Fratelli Gosio.
La loro avventura industriale sembra cominciare più precisamente nel 1923, quando i due giovani imprenditori si cimentarono nella costruzione di due modelli motorizzati: una motobici da 132 cc e una motocicletta 175 cc, vendute poi con il marchio Alato. Pare ne arrivarono a vendere circa un centinaio. Probabilmente spinti da alterne fortune finanziarie, pochi anni dopo diressero i loro sforzi nella fabbricazione di biciclette, all’epoca un mercato più grande e un prodotto più semplice, che certamente richiedeva meno rischio di capitali. Sappiamo inoltre che producevano due linee di biciclette. La prima, più costosa, era rappresentata dal marchio Luxor e comprendeva tutta una serie di modelli dotati di caratteristiche avanzate, materiali all’avanguardia (ad esempio il duralluminio) e componentistica di maggior pregio. La seconda linea, non meno interessante per le nostre ricerche, veniva venduta con il marchio Sterlina a un prezzo inferiore di circa il 20% rispetto alla Luxor.
Non sono chiarissimi i motivi che spinsero i fratelli Gosio a scegliere questo nome distintivo. Le ipotesi in campo sono sostanzialmente due: l’importazione di un prodotto di origine inglese (a oggi non provata) il cui nome è stato tradotto in italiano o, più probabilmente vista la documentazione rinvenuta, un marchio ex-novo. Una cosa è certa, Mario e Giulio hanno voluto connotare fortemente questa parte della loro produzione ponendo un accento marcatamente d’oltremanica. I motivi potrebbero risiedere nell’ottima fama di cui la produzione inglese godeva nel mercato italiano (e non solo). La Gran Bretagna, ricordiamolo, è stata una culla delle Rivoluzioni Industriali dei secoli precedenti. Non abbiamo trovato alcun riscontro tuttavia in una produzione Sterling (Sterlina, in inglese) anglosassone. La Sterling Cycle da uomo con cui Annie Londonderry Kopchovsky, (per l’epoca) scandalosamente vestita con pantaloni e camicia da uomo, sfidava i cliché maschilisti di fine ‘800 era infatti prodotta nei pressi di Chicago, USA. Ne parliamo a pagina 60. A riprova che non si tratti di una parentela con la Sterling americana, possiamo osservare l’Union Jack sventolare affianco al Tricolore nelle coloratissime decalcomanie a copale applicate al telaio e ai parafanghi.
Addentrandoci ora nell’analisi di questa bicicletta Sterlina ben conservata possiamo notare che si tratta precisamente del modello mezza corsa I, che aveva cerchi 28x1x5/8 in ferro e copertoni con camere d’aria. Veniva venduta a un prezzo inferiore di circa 10% rispetto al modello L da corsa, equipaggiata con cerchi in legno e tubolari. È caratterizzata da un bel telaio a tubi grossi uniti da congiunzioni di forma volgarmente detta “a papera” per via della somiglianza delle stesse col becco del volatile, verniciato a forno con uno smalto azzurro brillante. Il numero di telaio è impresso sulla congiunzione di sterzo, mentre la chiusura sella è sul retro della congiunzione relativa. La forcella dai grossi foderi ha geometrie molto arcuate e una testa di spessori generosi, tipiche del periodo. La serie sterzo è di tipo Thompson, non integrata. Gli attacchi per le aste dei parafanghi sono posizionati sui forcellini sia anteriormente sia posteriormente. Sui corpi dei mozzi marcati Sterlina e sul movimento centrale sono presenti ingrassatori. Il forcellino posteriore è del tipo per mozzi giroruota, i quali sono serrati da dadi “a galletto” per un rapido smontaggio e rimontaggio della ruota.
DETTAGLI DI LIVELLO
Due cose che non ci saremmo certamente aspettati di trovare su una bicicletta di seconda linea sono la ruota libera e la catena marcati Sterlina! Stessa firma anche sulle pedivelle, montate su una corona a 42 denti, che montano bellissimi pedali firmati Sterlina, di tipo leggero, dentati e in ferro, peraltro in pieno servizio. Il movimento centrale ci rivela finalmente la sua data di presunto assemblaggio: il perno è marchiato F.M.V. 31, che indica la produzione del 1931 della ditta Fratelli Magistroni di Vedano (al Lambro). Il sistema frenante a trasmissione flessibile è composto da una bella coppia di corpi freno di tipo a mensola “Juventus”, serrati alla forcella tramite fascette e azionati da due robuste leve in ferro, che probabilmente venivano prodotti nella zona torinese su licenza Bowden, viste le notevoli somiglianze con i noti prodotti di origine inglese. Il manubrio in ferro è di tipo fisso, con curva ampia, bassa e sinuosa alle cui estremità è chiuso da due manopole in para dell’epoca.
Impreziosiscono l’allestimento anche i parafanghi a tre coste della stessa brillante tinta del telaio, di misura stretta, come stretti sono i cerchi in ferro che monta, il cui canale interno ancora conserva la striscia di stoffa che evita che i nippli danneggino la camera d’aria. Completano il tutto la sella Sterlina con incisione in rilievo anche sulla lamina di pelle ottimamente conservata, e una bella coppia di Pirelli Stella bianchi con battistrada corsaiolo da 1/4 di pollice. Insomma, crediamo converrete con noi nel pensare che questa Sterlina sarà pur costata all’epoca qualche lira in meno, ma sembra ugualmente un prodotto di grande valore.
Collezione e foto: Roberto Splendorini
Scheda tecnica
Marca: Sterlina
Modello: Modello I
Anno: 1931
Telaio: in acciaio
Cambio: giro-ruota
Freni: a mensola marchiati Juventus
Sella: marchiata Sterlina
Pedivelle, catena, mozzi: marchiati Sterlina
Cerchi: in acciaio 28x1x5/8
Pneumatici: Pirelli Stella bianchi da 1/4′