Il Compasso d’Oro, nato nel 1954 da un’idea del celebre architetto milanese Gio Ponti, è il più antico e prestigioso riconoscimento nell’ambito del disegno industriale, e viene conferito agli oggetti di design più rappresentativi e innovativi nel panorama del design italiano.
Molti sanno che la Cinelli Laser di Antonio Colombo fu insignita di questo prestigioso premio nel 1991, ma quasi nessuno è a conoscenza del “precedente” che vedete in queste pagine, perché nel 1979 a essere selezionata dalla giuria fu la “Bici Corta” del marchio milanese Rigi, una bicicletta dal design unico e dal concept funzionale innovativo e avanzatissimo. Una bicicletta che Rigi produsse, a cavallo tra gli Anni ’70 e gli ‘80, in tre versioni specifiche a seconda del telaio: Velox per la strada, Ranger per il cross e Speciale per la pista. Ed è proprio quest’ultimo il nostro caso: un esemplare rarissimo, prodotto probabilmente in non più di 3-4 unità, impreziosito da una caratteristica che impedisce fin da subito di levargli gli occhi di dosso: il telaio in acciaio Inox, qualità che lo ha fatto arrivare ai giorni nostri in condizioni impeccabili.
A raccontarci la storia di questa bicicletta è Antonio Morelli, collezionista di Pescara appassionato di corsa, pista e stayer. «Ho acquistato questa bici 5-6 anni fa e tutto quello che ho fatto è stato montare componenti coeve, dato che quelle presenti non lo erano», ci spiega Antonio. «È un telaio veramente bellissimo e molto raro, al punto che io non ne ho visti altri. Ma del resto la lavorazione dell’acciaio Inox era molto costosa, vista la superiore durezza del materiale rispetto all’acciaio tradizionale». Il montaggio è sostanzialmente un Campagnolo Record Pista di inizio Anni ’80, con pipa e piega 3TTT e ruote Mavic Special Sport con mozzi Campagnolo a flangia alta: il top per l’epoca. Di grande pregio anche le saldature, che sono di tipo saldobrasato (e quindi senza congiunzioni) o “a basin”, come recita la tradizione torinese di cui faceva parte Beltramo, che tra i primi introdusse tale soluzione nella produzione italiana ispirandosi alle biciclette Alcyon, di cui era rivenditore.
La bici corta
È però nel concetto di Bici Corta che si può identificare in maniera inequivocabile la produzione di Rigi. Il telaio, brevettato e prodotto da RIMA, ha infatti un passo più corto rispetto a quello di una bicicletta normale, con una distanza tra i due mozzi ridotta di circa 6 cm. Questo, nelle intenzioni di Rigi, garantiva maggiore stabilità, maggiore scatto, minore sforzo in salita. «Per accorciare la bicicletta è stato necessario dividere in due il tubo sella», continua Antonio, «così che la ruota posteriore potesse entrare all’interno di esso. Inoltre, la bicicletta così accorciata soffre all’anteriore di “overlap”, ovvero del fatto che la pedivella vada a toccare la ruota quando si sterza in maniera profonda. In pista, comunque, non era un problema». Lo era però con ogni probabilità in strada, anche se è un inconveniente che capita anche con le taglie piccole di alcune bici moderne, ragion per cui il progetto di Rigi – sovraccaricato anche da costi di produzione alti e non certo destinato a una produzione di massa – non ebbe grossa fortuna e si spense nella prima metà degli Anni ’80, un po’ come andò a spegnersi, con l’avvento del carbonio, la grande produzione telaistica italiana, fatti salvi alcuni maestri del settore.
Collezione e foto: Antonio Morelli
Scheda tecnica
Marca: Rigi
Modello: Speciale Pista
Anno: fine Anni ’70
Telaio: RIMA Bici Corta in acciaio Inox saldobrasato
Gruppo: Campagnolo Record Pista
Manubrio e pipa: 3TTT
Mozzi: Campagnolo Pista a flangia alta
Cerchi: Mavic Special Sport
Sella: Cinelli