Nella prima metà del Novecento, tra le case costruttrici italiane prese il via una fitta serie di competizioni commerciali.
Tra queste le più importanti furono senza dubbio la ricerca della bicicletta più elegante, che mettesse in sintonia la parte più facoltosa della popolazione con il proprio “nuovo” cavallo d’acciaio, e la ricerca della bicicletta più leggera, che rappresentasse il mezzo affidabile e più competitivo possibile per il corridore. Altre competizioni si giocarono sui prezzi, sulla qualità costruttiva, sulla solidità, ecc. Una competizione commerciale altrettanto importante per lo sviluppo della bicicletta, almeno per come la conosciamo ai nostri tempi, è stata quella che ha visto unire i concetti di bicicletta elegante, affidabile e leggera in un unico prodotto. Questa sintesi ha determinato la nascita della bicicletta sportiva.
Non siamo certi che gli stessi costruttori avessero una lucida visione di dove li stesse portando il mercato, ma è assodato il fatto che tanti si prodigarono a trovare una risposta a questa nuova domanda. Una delle prime fu la Bianchi col modello M-Sport, la Umberto Dei fece altrettanto col modello Bordino, poi arrivarono la Wolsit mod. 54 Sport, la Ganna Tipo Sport, la Gloria Tipo B Sport, tutte accomunate dall’essere le biciclette che abbiamo spesso definito R-Sport in quanto basate su particolari manubri derivati dal tipo R e montati generalmente su telai di derivazione corsa. Il freno da corsa, di tipo meccanico a filo per l’epoca, era una caratteristica comune a tutti i modelli sopra citati.
Tuttavia la R-Sport non fu l’unico risultato che la competizione commerciale dell’epoca fece emergere. Nella seconda metà degli Anni ’30 nacquero infatti, nelle medesime circostanze, nuovi ibridi: biciclette con freni azionati da aste rigide, “a bacchetta”, molto leggere grazie ai materiali impiegati, uno su tutti il duralluminio. Probabilmente stavolta la prima fu la Maino, col modello Supersport, e la Bianchi non mancò neanche questo appuntamento, introducendo il modello Icaro. Citiamo le più celebri, ma non furono le uniche.
LA PROPOSTA DI OLYMPIA
È in questo contesto che un’altra casa costruttrice milanese, in uno dei momenti più floridi dalla fondazione nel 1893 per opera di Carlo Borghi, introduce il modello Dux Sport. Sicuramente nella scelta del nome del modello, così come delle maglie bianche con banda nera indossate dalla propria squadra corse, è innegabile che riecheggi la propaganda fascista, che attribuiva allo sport un ruolo centrale al mantenimento della salute fisica.
Caratteristica peculiare di questo modello è il tipo di frenata, con freni cosiddetti “a tenaglia”, infulcrati sui foderi della forcella in modo da consentire al pattino di agire sul lato esterno del cerchio. Soluzione complessa ma funzionale, ma Olympia non fu l’unica ad utilizzare questo sistema frenante sulle proprie sportive: anche Gloria lo utilizzò sul modello Garibaldina Extra e anche la Wolsit e la Ligye lo proposero in quegli anni. Quel che sorprende tuttavia è la cura per il dettaglio che questa bicicletta straordinaria racchiude.
Come si vede nelle immagini di questa pagina, non vi è zona di questa pregiata bicicletta di colore oro e ornati blu, che sia stata trascurata. Il telaio a congiunzioni finemente alleggerite e lavorate in modo da richiamare la foglia, simbolo distintivo del marchio, è stato prodotto utilizzando tubi molto sottili per l’epoca, tipicamente usati su telai da corsa. Da sottolineare che nessuna congiunzione è rimasta grezza e anzi tutte presentano lavorazioni che all’epoca era possibile notare su telai artigianali di pregevole fattura. La forcella ha foderi schiacciati e conificati e presenta il logo inciso sulla testa, che rappresenta una soluzione di avanguardia per l’epoca e che sarà molto in voga nei decenni successivi. È montata tramite una serie sterzo di tipo non integrata con particolari ornati. Il telaio, nonostante l’utilizzo di tubazioni strette, ha freno anteriore completamente interno e freno posteriore parzialmente interno.
Alcune lavorazioni sono uniche per sapienza, eleganza e capacità realizzativa, come per esempio le marcature sulle ganasce dei freni, peraltro in duralluminio ricavato dal pieno, o le leve freno lavorate similmente alle ganasce, che incastonano un manipolino in corno. Da notare il particolare sistema di regolazione del pattino, che consente allo stesso di muoversi in diverse direzioni per poter coprire quanta più pista frenante possibile, e il sistema di regolazione dei tiranti del freno posteriore che funge anche da ferma pompa. I parafanghi in alluminio dalla forma avvolgente e tondeggiante presentano una crestina sul lato superiore e hanno aste sdoppiate, con un sistema di fissaggio particolare, senza veri e propri ponticelli. Al parafango posteriore, dipinto di bianco in fabbrica come prevedeva la legge sull’oscuramento durante il periodo bellico, è fissata una interessante gemma che è possibile far ruotare sul proprio asse. Il carter presenta loghi in rilievo, un disco con disegno molto particolare ed è fissato al forcellino posteriore del telaio tramite una vite. Nel tempo abbiamo potuto osservare che spesso il copricatena ha subìto diverse modifiche di forma, sia nelle losanghe che nei loghi.
Le pedivelle FB sono alleggerite su ogni lato, e montate su un movimento centrale a calotte datate 1940 con perno alleggerito (e marcato Olympia sugli estremi) e calotte con controghiera in alluminio. I pedali sono Sheffield in alluminio, con centro intero, perno alleggerito, blocchetti in feltro pressato, distanziali, flange e parapolvere in alluminio. Le ruote sono costituite da mozzi FB marcati Olympia, con flange in alluminio, montati su cerchi Clement in alluminio. Le coperture sono Pirelli Stella. Molto azzeccata ci sembra la scelta della sella Aquila modello Piuma, leggera ma allo stesso tempo con una ampia seduta, montata con un collarino alleggerito su un tubo sella in alluminio. Il fanale Radsonne, da abbinare ad apposita dinamo, reca ancora le tracce del foglio di oscuramento durante il periodo bellico.
STATO DELL’ARTE
Molti sono gli elementi che nel tempo sono variati nei modelli sportivi Olympia con freni a tenaglia che abbiamo avuto modo di osservare: oltre al carter e a leggere modifiche ai parafanghi, solitamente i modelli ritrovati non hanno una lavorazione delle congiunzioni così profonda ed estrema. Spesso i componenti che su questo esemplare sono in alluminio, in altri esemplari sono stati riscontrati in acciaio. È possibile che esistessero diverse varianti di questo modello, di cui questo esemplare sembra rappresentare l’apice. E questo è anche uno dei più alti livelli mai raggiunti, non solo dalla gamma Olympia, ma anche dalla produzione italiana di biciclette sportive.
Scheda tecnica
Marca: Olympia
Modello: Dux Sport
Anno: inizio Anni ’40
Telaio: in acciaio
Freneria: interna all’anteriore, semi-interna al posteriore
Freni: a tenaglia con ganasce in duralluminio ricavate dal pieno
Pedali: Sheffield in alluminio
Pedivelle: FB alleggerite
Mozzi: FB in alluminio marchiati Olympia
Cerchi: Clement
Pneumatici: Pirelli Stella
Parafanghi: in alluminio
Sella: Aquila Piuma
Gruppo luce: Radsonne