Un treno sfreccia nelle sconfinate distese della Pampa Hùmeda, la terra delle opportunità che all’inizio del Novecento ha attirato milioni di emigranti italiani in cerca di fortuna.
È un treno carico di componenti per biciclette di lusso destinate ai facoltosi proprietari terrieri della zona, una delle più produttive di un paese – l’Argentina – che al termine della Seconda Guerra Mondiale sarà quarto al mondo per PIL, prima dell’arrivo del Peronismo. Sono componenti che arrivano da lontano, dall’Italia, scelte per diventare biciclette ideate e realizzate da un gaucho nato in una frazione di Alessandria, Lobbi. È la prima metà degli Anni ’40 e quel ragazzo – che si è fatto uomo e intraprendente imprenditore – è Carlo Quattrocchio, classe ’88, sopravvissuto alla Grande Guerra e tuffatosi, subito dopo, nella grande impresa delle sue biciclette. È arrivato in breve a esportarle in tutto il mondo, in particolare in Sud America, dove a Rosario di Santa Fè ha fondato la Quattrocchio Bicicletas con lo scopo di assemblare e distribuire, dopo un lungo viaggio in piroscafo attraverso l’Atlantico, le proprie creazioni.
Non sono mai state biciclette “per tutti”, le Quattrocchio, e per questo oggi sono esemplari piuttosto rari. Nata da sempre per soddisfare i palati più esigenti, la produzione della casa piemontese – trasferitasi ad Alessandria all’inizio degli Anni ’40 – ha fatto la propria fortuna concentrandosi soprattutto su finiture e tecnologia di alto livello, cavalcando anche l’onda dei micromotori Mosquito e vivendo, dalla morte del fondatore in poi, nel 1962, un lento declino riconvertendosi, nel 1983, in azienda produttrice di componenti di design con il nome di Carlo Poggio Design.
MODELLO DI PUNTA
L’esemplare che vediamo in queste immagini è una Quattrocchio Extra Lusso Balloncino databile 1940, dato che in quell’anno l’azienda era ancora a Lobbi, come indicato nel fregio. Una bicicletta di grandissimo pregio come si può vedere innanzitutto dal telaio in acciaio a congiunzioni invisibili, cosa che la rendeva un modello top di gamma. Molto bello è il design delle pendine del carro, che si uniscono al tubo piantone non di lato ma posteriormente, stringendosi in una sinuosa doppia curva che ne fa anche il sistema di serraggio del tubo sella con un dado. I bracci inferiori, invece, partono uniti in un unico tubo per poi sdoppiarsi in corrispondenza della pinza del freno e del parafango posteriore.
Proprio i freni – di tipo interno – sono una delle caratteristiche più interessanti di questa bicicletta. Quello anteriore è azionato da un sistema di leveraggi che dal tubo obliquo trasferisce l’azione a un doppio pattino fissato sul parafango anteriore. Quello posteriore, invece, anziché essere come abitualmente accade nella parte superiore della ruota, è posizionato subito dietro al movimento centrale, seminascosto dal carter, cosa che lo rende sostanzialmente invisibile regalando a questa bicicletta un design unico.
Tra gli altri dettagli di pregio, vale la pena di soffermarsi sulla sella in pelle arabescata di marca Ambrosiano, una lavorazione che la dice lunga sulla finitura di questa bicicletta. Le ruote a balloncino, da cui il nome di questa Extra Lusso, sono Pirelli 26 x 1 1/2 x 1 5/8, i mozzi sono marchiati F.B., la dinamo e il fanale sono Bosch. Apprezzabili anche gli ampi parafanghi che completano il quadro di una bicicletta elegante, nel raro colore verde metallizzato, destinata a viaggiare in maniera impeccabile anche sugli sterrati più pietrosi e in grado di far distinguere per classe il proprio conducente.
Collezione: Brianza d’Epoca Foto: Marco Battoraro
Scheda tecnica
Marca: Quattrocchio
Modello: Extra Lusso Balloncino
Anno: 1940
Trasmissione: ruota libera
Telaio: in acciaio con congiunzioni invisibili
Pneumatici: Pirelli 26 x 1 1/2 x 1 5/8 a balloncino
Sella: Ambrosiano in pelle
Faro: a dinamo Bosch
Mozzi: F.B.
Freni: interni con posteriore seminascosto.
Grazie ad Alberto Castelli del Registro Storico Quattrocchio per la consulenza