Di Quattrocchio, uno dei marchi più interessanti della produzione piemontese – in particolare dell’alessandrino – abbiamo già parlato su BE38, quando abbiamo presentato una Extra Lusso Balloncino del 1940 circa. Torniamo ora a occuparcene dando un’occhiata a questo esemplare databile, numero di telaio alla mano (34367) tra il 1947 e il 1948, come peraltro induce a pensare anche la componentistica. È modello che nasce dalla “seconda vita” di Quattrocchio, quando la produzione si trasferisce dalla frazione di Lobbi – nome presente sui fregi precedenti – alla città di Alessandria.
Nonostante la sede più nobile, però, l’azienda fondata da Carlo Quattrocchio cambierà pelle nel giro di una quindicina d’anni, dedicandosi a finiture e tecnologia di alto livello piuttosto che alle biciclette, a causa delle mutate condizioni del mercato, profondamente cambiato a causa del boom economico degli Anni ’50 del proliferare di motorini e di soluzioni a motore applicate alle bici, tipo Mosquito, alle quali si dedicherà la Quattrocchio stessa fino all’inizio degli Anni ’60. Il modello da passeggio senza un nome specifico che esaminiamo in queste pagine, quindi, s’inquadra in questo periodo storico, e veste i panni di un mezzo dal carattere più popolare ma con soluzioni comunque interessanti, che interpreta molto da vicino la classica “bici del nonno” italiana che tutti o quasi hanno in cantina.
TUBI SOTTILI
Addentrandoci nella descrizione tecnica della bicicletta, possiamo notare un telaio in acciaio con struttura a doppio diapason in corrispondenza dell’attacco dei foderi, sia alti sia bassi. Le congiunzioni hanno un disegno frastagliato e sono visibili sullo sterzo e sulla scatola, mentre diventano di tipo invisibile nel nodo sella. I tubi sono conificati e particolarmente sottili, cosa che ne denota l’ottima qualità. I forcellini posteriori, già di tipo stampato, confermano la produzione del periodo alessandrino, così come il patacchino blu smaltato sul manubrio. La forcella è a doppia piastra con foderi anch’essi conificati. La serie sterzo è di tipo Thompson, ovvero esterna e non integrata, mentre il manubrio è di tipo R con rinvii dei freni a sinistra per il posteriore e centrale per l’anteriore. Le manopole sono in osso.
Tra i dettagli più interessanti notiamo la “Q” incisa sulla testa della forcella e la scritta “Quattrocchio” per esteso sul cannotto di sterzo, dove c’è anche il numero di telaio. Altre scritte estese si trovano sui manopolini e sul portafanale. I parafanghi in alluminio sono molto avvolgenti con attacco brevettato Cristina, e hanno delle asole dedicate sui forcellini, i quali hanno un sistema tendicatena identico a quello che usava la Maino. Il carter di tipo tubolare, senza padellino, presenta un rilievo lungo il percorso della catena. I mozzi – molto sottili – e le pedivelle alleggerite sono tipici del periodo e sono marchiati Quattrocchio. La sella è Aqvila, non più a muso di cane ma di tipo chiuso. Ultimo dettaglio degno di nota, l’elegantissimo passaggio dei parafanghi nel carro posteriore, testimonianza di una ricerca dell’eleganza che Quattrocchio ha sempre perseguito nel corso della propria storia.
Collezione e foto: Adriano Vettorato
Scheda tecnica
Marca: Quattrocchio
Modello: da passeggio
Anno: 1947
Telaio: in acciaio a doppio diapason con tubi sottili
Manubrio: di tipo R
Manopole: in osso
Serie sterzo: esterna tipo Thompson
Forcella: a doppia piastra con foderi conificati
Parafanghi: avvolgenti brevetto Cristina in alluminio
Mozzi e pedivelle: marchiati Quattrocchio
Sella: Aqvila