Nell’evoluzione del telaio della bicicletta sono state sperimentate numerose configurazioni arrivando oggi alla struttura più comune, quella della cosiddetta “a diamante”. Generalmente, il telaio è costituito da tubi di vario materiale che vanno a congiungersi formando due triangoli con un lato in comune (il tubo sella). Alla fine degli Anni ’80 la scuola telaistica, soprattutto quella italiana, raggiunge il suo apice in fatto di qualità e prestazioni. Mani sapienti di veri artisti, esperti nella saldatura, realizzano pezzi unici, vere opere d’arte in tubi di acciaio.
È in questo contesto che s’inserisce un personaggio visionario, estraneo al mondo delle bici, che sognava di rivoluzionare il modo di produrre biciclette cambiando metodi e materiale di produzione. Si trattava dell’ingegnere inglese Frank Kirk, ideatore di un telaio in magnesio pressofuso. Mr. Kirk era un ingegnere e designer della Ford inglese, esperto in produzione di componenti in magnesio, e si era convinto di poter produrre un telaio per biciclette in stampaggio di magnesio pressofuso monoscocca. Una vera sfida e un grande azzardo tecnologico, dato che nessuno prima ad ora ci aveva mai pensato. Introducendo l’uso della progettazione CAD grazie ai primi computer dell’epoca, Kirk realizza e brevetta il primo telaio per bici da corsa in magnesio pressofuso stampato ad alta pressione. Frank Kirk era fermamente convinto dei vantaggi del suo telaio: più rigido, più leggero rispetto gli altri in acciaio, più economico perché stampato in soli 8 secondi, adatto alla produzione in grande serie e completamente riciclabile. Inoltre, si basava su un materiale molto comune – il magnesio – che si poteva trovare in grande quantità nel mare e nei minerali.
PARTE L’AVVENTURA
Lanciandola con lo slogan “You Ain’t Seen Anything Yet” (ovvero: “Non avete mai visto nulla di simile”), Kirk espone la sua invenzione al Cycle Show di New York nel 1986 e, successivamente, alla Fiera della Bici a Colonia, suscitando subito un grandissimo interesse e richieste di ordini elevatissime. Frank rimane stupito e spaventato da questo clamore, anche perché non aveva ancora perfezionato i processi produttivi del suo brevetto. Inoltre il prototipo esposto – cosa di cui il pubblico era ignaro – era stato realizzato in normale alluminio e non in magnesio.
Dopo un paio di anni passati alla ricerca di finanziatori, si fa avanti e assume il controllo della nuova società Kirk Precision LTD la Norsk Hydro, il più grande produttore di magnesio al mondo. Si impiegano notevoli risorse in costosi macchinari di stampaggio, si utilizza il super computer Cray per fare l’analisi dello stress del telaio, si esegue il controllo qualità tramite analisi ai Raggi X. Alla fine degli Anni ’80 parte la produzione di serie con il modello Limited First Edition, venduto a un costo tra le 400 e le 500 sterline a seconda dell’allestimento. La distribuzione avviene in 25 paesi tra cui, in Europa, solo in Inghilterra e Olanda.
Convinto di avere le idee giuste e il design perfetto, Kirk brevetta in tutto il mondo la sua creatura che intanto vince numerosi premi di design dove viene indicata come la bici del futuro. Purtroppo, però, la produzione nella fabbrica inglese di Basildon procede a rilento. Lentamente emergono tutti i limiti della tecnologia di stampaggio in magnesio pressofuso. Solo il 10/15% dei telai risulta privo di difetti, bolle o crepe. Inoltre, i vantaggi promessi da Kirk vengono disattesi: la bici risulta più costosa delle altre e non è nemmeno più leggera; gravi difetti e cedimenti si verificano sul reggisella, sul movimento centrale e sulla zona manettini cambio. Infine, il telaio in magnesio tende a sfarinarsi a contatto con l’acqua e a infiammarsi in caso di caduta sulla strada. Una situazione disastrosa.
PRODUZIONE COMPLICATA
Si continua però la produzione cercando di eliminare i difetti. Per dare una spinta alle vendite e attenuare la cattiva fama acquisita, si decide di fornire la bicicletta al team professionistico olandese TVM. I corridori Steve Poulter, Phil Anderson, Jesper Skibby, Gert-Jan Theunisse partecipano con successo a numerose corse internazionali e al Tour De France con le biciclette Kirk Precision, modificate e realizzate però in alluminio. La doccia fredda arriva nei primi Anni ’90, quando il telaio della Kirk Precision viene ritenuto non conforme per le competizioni e bandito dall’UCI. Il marchio inglese si dedica allora alla produzione di tre nuovi modelli Mountain Bike, sempre in magnesio, abbandonando i modelli da corsa.
Il successo commerciale di Kirk fu effimero e costellato di cadute. Proprio quando i problemi tecnici dei telai sembravano essere risolti, ecco che la fabbrica viene devastata da un incendio innescato dai residui di lavorazione del magnesio. Dati gli scarsi risultati finanziari, Il principale azionista – la già citata Norsk Hydro – si ritira nel 1992 portando poco dopo alla chiusura della società. Così facendo svanisce anche il sogno del visionario ingegnere Frank Kirk con tutte le sue rivoluzionarie promesse. Tuttavia, ancora oggi, la Kirk Precision desta grande curiosità e fascino per le sue forme sinuose e uniche. Il suo iconico design senza tempo è diventato uno dei simboli degli Anni ’80 al pari di oggetti come la De Lorean DMC 12 e i primi computer di Steve Jobs. Il suo valore di mercato è in costante aumento, viene ricercata da collezionisti ed è presente in prestigiosi musei di design.
Il viaggio sognante di Frank Kirk può essere riassunto con una frase di Herman Melville, autore di Moby Dick: “È meglio fallire nell’originalità che avere successo nell’imitazione”.
Collezione e foto: Roberto Roncali
Scheda tecnica
Marca: Kirk Precision
Modello: Limited First Edition
Anno: 1987
Condizioni: Restauro completo
N° serie: 290
Telaio: Magnesio pressofuso AZ 91 HP
Misura: 57 c/c
Peso: 9,4 kg
Gruppo: Campagnolo C Record
Sella: Cinelli Volare
Manubrio: Cinelli Giro d’Italia
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