All’inizio del Novecento, la Francia è una delle nazioni più all’avanguardia per quanto riguarda la produzione ciclistica.
È passato meno di un secolo dall’invenzione della draisina e meno di metà da quando l’invenzione della pedivella ha permesso d’iniziare a parlare a pieno titolo di biciclette. L’epoca dei Gran Bi è ormai al tramonto e da diversi anni a farla da padrone sono i telai di tipo “safety frame”, diffusi a partire dagli Anni ’80 dell’Ottocento. La bicicletta diventa più sicura per la possibilità del conduttore di poggiare i piedi a terra, si dota – dopo infinite sperimentazioni – di un telaio a doppio triangolo che la rende molto simile a quelle contemporanee e inizia a diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo civilizzato. Sono anni, però, ancora pionieristici, nei quali non solo l’evoluzione tecnologica non si arresta ma è anche massiccia la presenza di piccoli artigiani affiancati a poche grandi case che sono state in grado di industrializzare il processo di produzione. È così molto facile trovare, in Europa, marchi dalla produzione microscopica, fortemente personalizzata e caratterizzata, dei quali si conoscono pochissimi esemplari con differenze significative anche partendo da un modello identico.
È questo il caso della Keyselier “Pour Femmes” – ovvero da donna – che mostriamo in queste immagini, appartenente alla collezione dei fratelli Montolli di Verona, che hanno anche provveduto al suo restauro. «La bici arriva dalla Spagna e mi è stata consegnata completa di tutto quello che monta tutt’ora», spiega Franco Montolli. «Il venditore mi ha mandato anche delle fotocopie di un catalogo di ricambi, datato 1909, tutti presenti sulla bici: cerchi in legno Kundtz, sella Christy, manopole e carter in celluloide Le Phenix. Dalle mie ricerche in Internet ho trovato poco di questo marchio, solamente che era stato fondato dall’ingegnere Keyselier nella città francese di Tonneins, a un centinaio di chilometri da Bordeaux, verso l’entroterra».
ELEGANTE E UNICA
Una produzione locale, quindi, che si rifà al periodo storico in cui questa bicicletta può essere collocata (indicativamente alla metà degli Anni ’10, come da punzunature sulle componenti), e che presenta alcune caratteristiche particolari che la rendono unica, inserite in un contesto ciclistico abbastanza diffuso in quel periodo. La trasmissione a scatto fisso di cui è dotata, cosa che poco s’addice a una bicicletta da passeggio, testimonia chiaramente come si tratti di un mezzo costruito agli albori dello sviluppo tecnologico.
«Ho eseguito un restauro conservativo», continua Franco descrivendo con dovizia di particolari il lavoro fatto sulla bici. «Ho ricostruito solamente le aste del parafango anteriore perché mancanti, copiandole da quello posteriore, e poi le ho anticate con un mio procedimento. La curvatura dei parafanghi – con il tempo si erano quasi raddrizzati, diventando inguardabili – l’ho eseguita montandoli con una imbragatura, fissata tramite una cinghia a cricchetto, su dei cerchi in ferro da 28”. Bagnandoli un giorno dopo l’altro e stringendo la cinghia un po’ alla volta sono riuscito a riportarli alla curvatura originale. Li ho poi lasciati al sole per una settimana sul balcone. Una volta asciutti, dopo averli ben puliti con l’alcool, ho dato diverse mani di gomma lacca a tampone fino ad arrivare a una lucidatura ideale, seguendo un procedimento antico usato dai mobilieri. Uguale procedimento di pulizia e lucidatura l’ho eseguito anche sui cerchi».
Molto bello e caratteristico, come dicevamo, il rarissimo fanale Eveready House in legno di rovere, a batterie, databile 1906. Una soluzione tecnologica di avanguardia che dà alla bicicletta una linea unica e rappresenta uno dei primi prodotti del marchio inglese, tutt’ora operante nel campo delle batterie e dell’illuminazione. Insieme al carter è senz’altro l’elemento più distintivo, quello che dà alla Keyselier una linea unica, elegantissima e bellissima da portare anche al giorno d’oggi, come dimostrano le foto che ritraggono la bici nei pressi dell’Arena di Verona. Stupenda e rara è anche la sella Christy n°9 da donna, con brevetto 1895: una tipologia di sella anatomica, prodotta negli Stati Uniti, le cui caratteristiche erano talmente all’avanguardia da essere state descritte in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet nel lontano 1897.
«Le parti nichelate, manubrio, guarnitura, pedali e freno, che erano molto arrugginite, le ho restaurare con il metodo del bagno in acido ossalico ottenendo un buon risultato», conclude Franco, lasciandoci, attraverso il restauro di questa bici ultracentenaria, una meravigliosa testimonianza di uno dei periodi più creativi e interessanti nella storia della produzione francese ed europea.
Collezione e foto: F.lli Montolli FB: Velocipede Vintage
Scheda tecnica
Marca: Keyselier
Anno: 1906
Modello: Pour femmes de première classe
Carter: in celluloide marchiato Le Phenix
Trasmissione: scatto fisso
Freno posteriore: Bowden Le Touriste
Parafanghi: in legno con filettatura amaranto
Cerchi: in legno alluminati Kundtz (Compagnie Franco Americaine Paris) da 26 x 1 3/8 con filettatura amaranto
Pedivelle e mozzi: marchiati Automoto
Pedali: S.A.F. (Societè Anonyme des Ateliers di Furan)
Sella: Christie n° 9 1895
Manopole: in legno-celluloide
Forcella: con forcellini chiusi
Fanale: Eveready House in legno di rovere a batterie