Visitare un museo di biciclette d’epoca è un’esperienza eccezionale che apre la mente.
Solo osservando da vicino l’evoluzione che i “velocipedi” hanno avuto dalle origini a oggi, infatti, si può veramente capire quanto ingegno sia stato messo nell’innovazione tecnologica che ha coinvolto la bici dalle sue origini fino all’avvento dei veicoli a motore come mezzo di trasporto principale, negli Anni ’50 del XX secolo. Molte di quelle idee – bizzarre, efficaci, impensabili – sono oggi cadute in disuso. Le biciclette che conosciamo, infatti, hanno tutte più o meno lo stesso tipo di telaio, di luce, di freno, di trasmissione, di cambio.
Una volta, invece, non era così. Lo testimonia molto bene la Hirondelle Grand Luxe Modele n° 13 del 1907 che vedete in queste pagine, appartenente alla collezione di Paolo Cavazzuti. Questo modello, infatti, fa parte di una schiera di biciclette molto particolari, chiamate “retro-dirette”: biciclette che – come suggerisce il nome – permettono di andare in avanti anche pedalando indietro. Non solo: proprio pedalando all’indietro è possibile sfruttare un rapporto diverso, con un pignone più grande, riuscendo così ad affrontare più facilmente le salite. Incredibile, vero?
Prima del cambio
Oggi nessuna bicicletta di serie adotta più questo sistema, inventato dal francese Martin de Viviés nel 1869, anche se alcuni appassionati si sono divertiti a modificare il proprio mezzo in questo modo e ne invocano a gran voce il ritorno. Già, perché il sistema a catena unica delle Hirondelle retro-dirette, brevettato nel 1903, è un vero colpo di genio e ha rappresentato l’unica alternativa al giro-ruota fino all’avvento del cambio Vittoria Margherita dei fratelli Nieddu, negli Anni ’30. Questo marchio francese, di proprietà della holding Manufrance (nome completo di Manufacture Francaise d’Armes et Cycles de St.Etienne), si presentò sul mercato nel 1888, arrivando poi a guadagnare importanza all’inizio del Novecento quando divenne fornitore ufficiale della polizia parigina.
Da “rondine” (questo il significato del nome) a “ronde” il passo fu breve, e Hirondelle restò in auge fino agli Anni ’60, quando la produzione cessò e il sistema retro-diretto era ormai stato travolto dall’avvento di diversi tipi di cambio.
Ma come funziona, questo sistema? Il principio è molto semplice e si basa soluzioni tecniche disponibili a inizio Novecento. Al posteriore, quindi, venivano posti dallo stesso lato del mozzo – inscatolato con un particolare sistema esagonale – i due pignoni del sistema retro-diretto: quello piccolo, da usare in pianura, e quello grande, da impiegare in salita pedalando all’indietro. Entrambi lavorano esclusivamente a trazione, solo che il pignone più grande, grazie a un terzo ingranaggio che ne svolge la funzione di carrucola, si attiva pedalando indietro. Una soluzione che è davvero molto semplice, una volta spiegata, e che testimonia la grande ingegnosità di quei tempi. In questo modo, la bici può essere spinta a mano solo in avanti, o si blocca tutto.
Praticamente perfetta
Il bello è che la pedalata sulla Hirondelle retro-diretta è super naturale, una volta fatta la giusta pratica, e permette di affrontare in scioltezza molti dei passaggi previsti da un uso urbano o turistico della bicicletta utilizzando i due rapporti disponibili. Un’attività molto salutare che mette in moto, pedalando all’indietro, muscoli che forse non si sapeva nemmeno di avere. Lo sa molto bene Paolo, che ha utilizzato questa bici per diverse manifestazioni ciclostoriche. Una bici che gli è arrivata tra le mani praticamente perfetta.
«L’ho acquistata in un mercato, da un commerciante che rivendeva in Italia biciclette trovate in Francia», ci spiega Cavazzuti. «Era in condizioni eccellenti e soprattutto era completa di tutto, a parte il faro, che ho aggiunto io con una soluzione a candela che considero coeva. Ho sostituito anche le manopole e le gomme, dato che erano troppo usurate, ma per il resto ho dovuto fare pochissimi interventi, dato lo stato di conservazione eccezionale».
Molti sono i dettagli di pregio di questo mezzo. Alcuni, veramente unici, ne testimoniano il grande valore e la ricerca della perfezione, come il portapacchi posteriori pieghevole oppure le chiavi marchiate Hirondelle trovate nel borsello sottosella, rigorosamente originale. Da notare anche il freno posteriore con un pattino lungo oltre 10 cm. Un esemplare davvero molto ben conservato e ricco di soluzioni interessanti, che testimonia ancora una volta il grande passato che la bicicletta ha vissuto fino ad arrivare a essere quella che conosciamo oggi.
Collezione: Paolo Cavazzuti
Scheda tecnica
Marca: Hirondelle
Modello: Grand Luxe Mod. 13
Anno: 1907
Trasmissione: retro-diretta
Telaio: in acciaio
Pedali: Hirondelle in acciaio regolabili in larghezza
Faro: a candela
Ruote: cerchi in acciaio
Freno: Hirondelle a tiraggio centrale
Pneumatici: 28 1/2 a tallone
Sella: in cuoio con spazio antiprostatico
Catena: passo lungo con maglie tutte uguali