Paolo Tullini e Paolo Amadori sono due collezionisti, ricercatori e scrittori che non hanno bisogno di presentazioni, nel mondo degli appassionati di ciclismo d’epoca, ma noi li presentiamo lo stesso.
Si tratta di due firme importanti, soprattutto quando si parla – come in questo caso – di Fausto Coppi, della sua storia, delle sue biciclette. Proprio loro, infatti, sono autori, in coppia, di alcuni tra i più importanti libri dedicati al Campionissimo, tra cui vale la pena di ricordare il bellissimo “Le bici di Coppi” (ed. Ediciclo), testo che fa finalmente chiarezza sulle biciclette appartenute al grande Fausto grazie al ritrovamento della famosa valigetta appartenuta al suo meccanico, il celebre “Pinella” De Grandi, proprio da parte di Paolo Amadori. Ecco che, quindi, ospitare sulle nostre pagine la storia raccontata da Paolo Tullini del ritrovamento di una nuova bicicletta appartenuta a Coppi, che viene qui mostrata per la prima volta in esclusiva, è per noi un grande onore e piacere. Un piacere che condividiamo volentieri con tutti i nostri lettori, che potranno leggere qualcosa di nuovo sull’Airone in spiaggia – magari a Sanremo – o prendendo il fresco in montagna, magari tra Cuneo e Pinerolo.
Io e Paolo Amadori abbiamo collaborato con Faustino Coppi per provare l’autenticità di una bicicletta del Campionissimo – suo padre – da lui recuperata a Milano. Per la tecnica avevo avuto la conferma da Alberto Masi, figlio del grande Faliero, sul fatto che il telaio fosse stato costruito dal padre Faliero proprio per Fausto Coppi, e Paolo aveva trovato, nel suo archivio, una foto nel giornale “Intrepido” del 1961 che ritraeva Faustino Coppi, adolescente, in primo piano con la bicicletta oggetto della ricerca. Sullo sfondo, la didascalia recitava: «un giorno sarà la sua!»
Nei colloqui con Faustino Coppi, un giorno mi disse: «dalle tue parti (ovvero Bologna, ndr), esattamente a Modena, c’è una bicicletta uguale alla mia». Questa frase non rimase appesa nell’aria, anzi scatenò la mia passione per la ricerca pur avendo pochi elementi che mi potessero aiutare nel compito.
DIREZIONE MODENA
Interrogando gli amici appassionati di Modena, venni a sapere che la bicicletta in questione poteva rientrare nel patrimonio di una Società Ciclistica fondata nel 1957 da tale Dante Trentini che la chiamò “Fausto Coppi” poiché Trentini era non solo amico del Campionissimo, ma anche suo grande tifoso. L’ultima sede della Società Ciclistica era stata presso una Polisportiva che fortunatamente esiste ancora. Cominciai le mie ricerche presso la Polisportiva e tutto quello che imparai fu che il custode dei beni della cessata “Fausto Coppi” era tale Claudio Balugani che non riuscivo a trovare durante le mie visite a Modena, fin quando una persona gentilissima mi trovò il suo numero di telefono. Ho trovato in Claudio Balugani una persona disponibilissima che mi ha subito fissato un appuntamento per farmi visitare la stanza dove sono conservati i cimeli della “Fausto Coppi”, fra i quali la bicicletta di cui mi aveva dato notizia Faustino Coppi.
Mi è difficile descrivere l’emozione che ho provato trovandomi davanti alla “Coppi” integra, conservata così come fu consegnata a Dante Trentini dallo stesso Fausto Coppi in persona 60 anni prima. Unico particolare non originale è la sella perché, come raccontato in un articolo di cronaca locale, nel viaggio da Novi Ligure a Modena un tifoso la rubò durante una sosta. La bicicletta nel tempo ha acquisito una patina che, dall’originale color grigio metallizzato, la propone di un color champagne. Le linee e gli angoli del telaio sono quelli tipici dei telai che Faliero Masi costruiva nella seconda metà degli anni 50: per intenderci, quelli che in produzione marcava “Masi Speciale Corsa” e che sono a tutt’oggi ricercatissimi dagli appassionati.
IL PUNTO TECNICO
Le congiunzioni sono a freccia lunga (in seguito Faliero Masi usò congiunzioni con freccia corta e aggiunse un collarino a quelle di sterzo, divenendo questi il suo marchio di fabbrica) e presentano una lavorazione magistrale risultando di spessore sottilissimo e bordo a taglio. Le pendine si raccordano al nodo di sella con un taglio a “salame” con faccia corta (nel tempo la faccia del taglio si allungherà).
Impressionante risulta la lavorazione della scatola del movimento centrale, una George Fisher di ghisa, che partendo da un grezzo estremamente ruvido risulta in questa bicicletta liscia come il vetro. La testa di forcella, per espressa volontà di Fausto Coppi, è alla francese, cioè costituita da un tubo, sempre in ghisa, al quale si innestano i due foderi della forcella con i rinforzi a triangolo e con due coperchietti alle estremità che portano il logo “Coppi”.
I componenti sono della Campagnolo, a iniziare dalla guarnitura in alluminio a cinque braccia del primo tipo, così come i pedali che hanno la parte filettata del perno di soli 10 mm, poiché la pedivella nella parte interna ha un tappo che protegge il perno stesso.
Il cambio e il deragliatore centrale sono Campagnolo Gran Sport con comandi al tubo obliquo; il reggisella è uno dei primi prodotti dalla stessa Campagnolo. Lo sterzo, sempre Campagnolo, è particolare perché presenta una sottile fresatura sulle scatole esterne, superiore e inferiore, che sono tondeggianti: su questo elemento mi sono soffermato per cercare di datare la bicicletta. Constatato che l’esemplare recuperato da Faustino Coppi è sicuramente del 1959 – forse addirittura quella usata nel Trofeo Baracchi di quell’anno, corso in coppia con Luison Bobet con piazzamento al 5° posto – e presenta uno sterzo con forma delle scatole dello sterzo tonde e lisce, la bicicletta di Modena, a mio avviso, è precedente, e poiché nel 1958 il Campionissimo era tornato alla Bianchi. La daterei 1957.
Gli altri componenti sono: manubrio e attacco in alluminio Ambrosio Champion (si noti che la piega del manubrio presenta, sotto la nastratura, una imbottitura in gomma simile a quella dell’esemplare del 1959), i freni sono Universal Mod. 453949, leve dei freni dello stesso modello.
Per completare il quadro tecnico di questa straordinaria bicicletta, aggiungo che le ruote hanno mozzi di produzione F.B. con centro in acciaio e flange in alluminio, il posteriore marcato Campagnolo, l’anteriore marcato Bianchi. I cerchi sono dei NISI Moncalieri di alluminio.
Testo di: Paolo Tullini Foto di: Paolo Amadori
Scheda tecnica
Marca: Coppi
Modello: Corsa
Anno: 1957
Gruppo: Campagnolo Gran Sport
Telaio: Masi in acciaio
Pedali: Campagnolo
Cerchi: Nisi Moncalieri in alluminio
Mozzi: F.B. (ant. marchiato Bianchi, post. Campagnolo)
Freni e leve: Unversal Mod. 453949
Manubrio e pipa: Ambrosio Champion
Serie sterzo: Campagnolo
Misure
altezza tubo piantone: 59 cm (centro/fine)
lunghezza tubo orizzontale: 57,5 cm (centro/centro)
lunghezza tubo sterzo: 16 cm
lunghezza punta forcella/centro movimento centrale: 61,5 cm
lunghezza centro movimento centrale/centro forcellino posteriore: 44,5 cm
lunghezza attacco manubrio: 12,5 cm