Quando finiscono le biciclette d’epoca e iniziano quelle contemporanee? La risposta, più che in una data, è in una sigla – C40 – dove “C” sta per “Carbonio” e “40” per l’anniversario celebrato nel 1994 dalla Colnago, l’azienda di Cambiago che grazie a questo modello portò una vera rivoluzione nel mondo delle bici da corsa mettendo una pietra tombale sul ruolo dell’acciaio in campo agonistico. Di lì in avanti, il caro “ferro” su cui tutti avevano corso per più di cent’anni sarebbe rimasto competitivo solo nelle ciclostoriche (per nostra grande gioia).
Che il carbonio fosse un materiale potenzialmente superiore era cosa già nota fin dalla seconda metà degli Anni ’70. Tuttavia, ancora all’inizio dei ’90 questa supremazia non era stata del tutto affermata. Alcuni precursori – come Alan e Look – avevano già più volte proposto dei telai in carbonio ma fu solo con la C40, l’ennesima scommessa vinta dal vulcanico Ernesto Colnago, che avvenne la svolta. La chiave di volta furono le classiche del Nord: impossibile vincerle con un telaio in carbonio, dicevano, si sarebbe sbriciolato. E invece non si sbriciolò affatto, nel 1995, il compianto Franco Ballerini quando tagliò in solitaria il traguardo della Parigi – Roubaix in sella a una C40 dai colori simili a quelli che vedete in questa foto. Nè tremarono di paura, nel 1996, Johan Museeuw, Andrea Tafi e Gianluca Bortolami quando arrivarono addirittura in parata tenendosi per mano (risultato pazzesco bissato poi dalla stessa Mapei anche nel ’98 e nel ’99).
La C40 sancì così la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova che avrebbe portato una tecnologia e una bellezza differenti. Abbiamo voluto dedicare questa doppia pagina al solo telaio fatto a mano, il top dei suoi tempi. Una scelta ardita, forse, ma che rompe gli schemi come quella di Colnago nel 1994 e che speriamo possa essere altrettanto apprezzata.
Collezione e foto: Michele Lozza Instagram: thebikeplace
Scheda tecnica
- Marca: Colnago
- Modello: C40
- Anno: 1994
- Telaio: in carbonio