Al velocipede spetta sicuramente la primogenitura come mezzo individuale di trasporto non a trazione a animale. Dopo essersi scrollato di dosso la nomea di dandy horse, e soprattutto con l’avvento della pedivella e l’affermarsi dei modelli tipo Michaux e Grand Bi, la bicicletta inizia a suscitare un crescente interesse nel mondo militare e il suo impiego si delinea e si afferma, definitivamente nell’ultimo quarto del XIX Secolo, passando da un mero supporto logistico a uno tattico.
L’Italia è la prima nazione al mondo a vedere il potenziale bellico del velocipede, tant’è che sarà la prima ad utilizzare le Grand Bi, nell’ambito delle manovre del 1875, come servizio di portaordini. Dal 1887 ogni reggimento viene dotato di tre bici fornite dalla ditta Turri e Porro di Milano. Il velocipede oltre che per i dispacci, spesso diramati attraverso un efficiente servizio staffetta, è in quegli anni impiegato anche come mezzo di ricognizione a lungo raggio.
Un ulteriore passo in avanti viene fatto nel 1896, quando ogni reggimento italiano viene dotato di quattro biciclette fornite da diverse aziende: Bianchi, Carraio, Costa e Rossi, Turri e Porro. La loro funzione è però ancora relegata al mero servizio portaordini e di comunicazione veloce con il comando.
gli esordi ALL’ESTERO
La Germania aveva 21 ciclisti per reggimento, la Russia 8, l’Austria aveva istituito una vera e propria scuola di élite a Wiener Neustadt. È l’Inghilterra, nel 1894, la prima nazione a credere nell’impiego tattico-operativo dei velocipedi con la creazione di una compagnia ciclistica, il 26° Middlesex, formata da cento uomini agli ordini di dieci ufficiali. Ciò permette ai fucilieri un rapido movimento nel teatro di guerra, abbreviando così i tempi per il posizionamento.
Le prime biciclette impiegate per usi militari erano delle semplici biciclette civili attrezzate con speciali supporti di aggancio delle borse e dei fucili. Già agli inizi degli Anni ’90 dell’800, però, si avverte l’esigenza di avere delle biciclette speciali caratterizzate non dalla leggerezza bensì dalla robustezza. Si formano così due tipologie di bici, le roadster e le folding (pieghevoli), queste ultime impiegate con l’obiettivo di rendere più agile l’intervento militare, permettendo al soldato di potersi caricare in spalla la bici e procedere a piedi sul terreno accidentato.
La prima pieghevole creata è la francese Capitaine Gérard che appare sul mercato anche nel catalogo Peugeot del 1899 e viene realizzata da questa casa in consorzio con la Michelin. I retroscena che stanno dietro a questo prodotto sono molto interessanti. Siamo infatti nel 1892 quando Charles Morel, industriale del Delfinato (Francia), progetta e realizza un prototipo di bicicletta pieghevole degno di nota, senza però pubblicizzarne la notizia. L’anno successivo Henry Gerand, luogotenente dell’esercito francese, teorizza l’idea di una bicicletta pieghevole per uso militare, fa realizzare a suo suocero Henry Noêl un progetto e ottiene il relativo brevetto. Purtroppo la bicicletta avrà tanti e tali difetti da non essere in grado di stare insieme. Le notizie della bici di Gerard che circolano sulla stampa indurranno Morel a contattare il luogotenente per mostragli il proprio prototipo perfettamente funzionante. Nasce così il 5 ottobre 1894 una joint-venture nella quale Charles Morel doveva seguire la parte industriale mentre al luogotenente Henry Gerard competeva la promozione anche – e soprattutto – presso le autorità militari.
Nell’aprile del 1895 inizia la produzione. La bici riscuote un immediato successo anche di pubblico tanto da portare all’apertura di un importante negozio a Parigi nell’ottobre dello stesso anno. Grande è anche il successo militare. Arrivano commesse dalla Russia e dalla Romania, la Francia crea alcuni reggimenti di fucilieri ciclisti cui viene messo a capo il neo promosso Capitaine Henry Gerard che assume così sempre più importanza come testimonial del prodotto tanto da indurlo a citare in giudizio Morel – che da bravo industriale teneva ben stretti i cordoni della borsa – per veder aumentare la percentuale dei propri profitti. L’ovvia conclusione fu la fine della partnership e la vendita del brevetto al consorzio Peugeot-Michelin.
LO SCENARIO ITALIANO
In Italia, invece, il primo impiego tattico si ha a Parma il 15 marzo 1898, alla scuola centrale di tiro, dove il Generale Carlo Ferraris fonda la prima compagnia dei bersaglieri ciclisti mettendola sotto il comando di quel capitano Luigi Camillo Natali che da almeno un decennio sosteneva la costituzione di tale gruppo. Questo fu il primo nucleo, dal quale poi presero origine i vari battaglioni che furono inseriti in diversi reggimenti.
L’addestramento era tra i più duri con percorsi giornalieri sempre superiori ai 100 km da percorrere a non meno di 15 km/h di media, e questo su una bici che da sola pesava circa 26 kg senza l’armamento. Il massimo della dotazione offensiva era dato dalla mitragliatrice Fiat 14, per il cui impiego era richiesto l’utilizzo di tre soldati in bici: uno per trasportare la canna con il manicotto di raffreddamento, uno per il treppiedi e uno per il bidone a pompa dell’acqua.
L’ITALIA è LA PRIMA NAZIONE A UTILIZZARE IL VELOCIPEDE NEL 1875 COME MEZZO DI SERVIZIO PORTAORDINI
Per la campagna di Libia, dopo la dichiarazione di guerra alla Turchia del 29 settembre 1911, i bersaglieri vennero dotati di 6000 biciclette a telaio pieghevole. Alcune fonti affermano che queste bici erano già di marca Bianchi, tuttavia esse si ispiravano come geometria e attacco del sistema pieghevole alla bicicletta russa Dux – J. Meller di Mosca.
L’esigenza di avere un modello di bicicletta pieghevole e “multiruolo” era però fortissima nelle forze armate italiane ed in particolare nelle forze di élite. Qualche mese prima dell’inizio della campagna di Libia, il Ministero della Guerra indì il concorso per la fornitura di una bici militare pieghevole. Undici le case che parteciperanno alla selezione che, tra le altre prove, prevedeva anche un test di 3000 km di percorrenza su terreni impegnativi. Indiscussa vincitrice fu Bianchi, con un modello altamente tecnologico da lasciare sbalorditi anche gli altri paesi.
Possiamo dire che questa bicicletta fu l’antesignana della mountain bike, con ammortizzatori all’anteriore e al posteriore, ruote basse per aumentarne la maneggevolezza sui terreni difficili, portapacchi al posteriore, ruota anteriore e posteriore perfettamente uguali munite di mozzi con corone diverse al fine di permetterne l’interscambio e poter contare così su due rapporti differenti. Questa bicicletta sarà in uso presso le forze armate dal 1912 – nel 1913 entrerà anche nel catalogo Bianchi – restando in servizio, con piccolissime modifiche, sino alla Seconda Guerra Mondiale, quando verrà sostituitsa dai mezzi motorizzati.
altre pieghevoli
Anche i nostri Carabinieri si doteranno di biciclette a partire dal 1901, quando il Comando Generale dell’arma dà istruzioni affinché tutti gli operativi «siano d’ora innanzi esercitati all’uso della bicicletta» e viene data una congrua dotazione di velocipedi a tutte le stazioni situate nei paesi d’Italia. Solo verso l’inizio degli Anni ’50 i Carabinieri verranno motorizzati con moto e auto.
Parlando di biciclette militari pieghevoli è doveroso citare la BSA Airborne, il modello realizzato inizialmente per i paracadutisti inglesi e americani, ampiamente utilizzato nelle operazioni di guerra sullo scenario europeo anche per missioni dietro le linee durante lo sbarco in Normandia. Il modello con telaio a culla o ogiva, realizzato con doppio tubo da 16 mm di diametro, aveva la caratteristica di essere oltre che molto robusto anche piuttosto leggero, e ciò ne decretò il successo tanto da essere dato in dotazione anche ai fucilieri.
La linea “senza tempo” di questa bicicletta portò la Trussardi, nota casa di moda italiana, a realizzare negli Anni ’80 una bicicletta da città praticamente identica alla BSA Airborne. Da alcuni anni, con l’avvento della mountain bike, le biciclette sono ritornate protagoniste del mondo militare, anche tra i corpi di élite che le impiegano per i movimenti veloci sul terreno. Un esempio sono state le truppe tedesche impiegate nella guerra in Afghanistan.