Le imprese di Fausto Coppi sono tantissime ed è difficile fare una classifica delle più importanti (nonostante ci abbiamo provato, in quest’anno del Centenario, con gli articoli di Carlo Delfino).
Se però bisogna proprio scegliere l’impresa che ha saputo toccare i cuori degli appassionati italiani, questa è senza dubbio la Cuneo – Pinerolo al Giro d’Italia del ’49, determinante per la vittoria finale di Coppi in quel di Monza, dove la Corsa Rosa terminò solo due giorni più tardi, il 12 giugno. Un’impresa epica, lunga 254 km di cui molti in solitaria, che ha proiettato il Campionissimo di Castellania nell’Empireo dei ciclisti e gli avrebbe spalancato le porte per la prima, storica doppietta Giro – Tour di cui parliamo in questo stesso numero. A settant’anni di distanza, è emersa dalle nebbie la bicicletta con cui Coppi vinse quella celeberrima tappa. Una bici che va ad aggiungersi alla già strepitosa collezione di Gianfranco e Dorina Trevisan, di cui abbiamo parlato nel numero 33 di Biciclette d’Epoca, che possiedono ora un trittico di biciclette “coppiane” unico al mondo.
DIMENTICATA IN CANTINA
La storia sportiva di questa biciclette – su cui campeggia ancora il numero 36, con cui Coppi corse il Giro di quell’anno – è nota. Quello che le successe dopo, invece, affonda le radici nella dolorosissima cronaca della Seconda Guerra Mondiale. Il 20 ottobre del 1944, infatti, gli Alleati bombardando la Breda di Milano, accusata di fabbricare armi. Una delle squadriglie di bombardieri, però, si perde e colpisce per errore la scuola elementare Francesco Crispi di Gorla e il suo circondario. I morti sono 703, di cui 184 bambini: una vera strage. Negli anni successivi, la faticosa ricostruzione del quartiere di Gorla fu effettuata anche grazie a delle donazioni e a sottoscrizioni a premi. Fu proprio per sostenere una di queste che il 1° marzo del 1950 Fausto Coppi donò alla U.S. Pro Gorla la bicicletta con cui aveva vinto il Giro del ’49 in cui era a calendario la famosa Cuneo – Pinerolo.
Decenni dopo, verso la metà degli Anni ’90, Gianluigi Stanga, direttore sportivo del Team Polti (una delle squadre più forti dell’epoca), ricevette la visita di una persona che gli proponeva una bici appartenuta a Coppi in cambio di una nuova. A supporto della sua ipotesi, portava con sé anche la lettera originale firmata da Fausto. Stanga, seppure dubbioso di fronte a quella bicicletta completamente arrugginita e con la sella mangiata dai topi, accettò e una volta provveduto alla pulizia e al restauro le tenne per diverso tempo accanto a sé in ufficio.
Fu solo molti anni dopo che, rivolgendosi a Gianfranco Trevisan, volle saperne di più sull’originalità del pezzo. Gianfranco, confrontandosi con Paolo Tullini (scopritore della famosa valigia del Pinella che conteneva tutti numeri di telaio delle bici di Coppi), confermò l’originalità della bici e lasciò Stanga con una promessa: «Se mai un giorno dovessi decidere di cederla, voglio essere il primo a saperlo».
PEDALATE NELLA LEGGENDA
Quel giorno infine arrivò, e Gianfranco Trevisan – dopo opportuna trattativa – poté finalmente includere una terza bici di Coppi, forse la più prestigiosa, all’interno della propria collezione. Le misure e le caratteristiche sono quelle che contraddistinguono le biciclette del grande Fausto e – ovviamente – rappresentano il top tecnologico per l’epoca. Da notare, tra le altre cose, la presenza del cambio Simplex al posto del Campagnolo con cui l’Airone corse per larghissima parte della propria carriera. Il suo desiderio di avere una bici che fosse sempre il massimo fece sì che nel ’49 decidesse di montare sui propri mezzi un cambio della casa francese, che con il modello Tour de France era lo stato dell’arte. Per la componentistica completa fate riferimento alla scheda tecnica. Questa Bianchi da corsa, comunque, rappresenta una vera icona del ciclismo d’epoca. Una bicicletta su cui ha pedalato una leggenda che ha scritto pagine indimenticabili di questo sport. E che ancora oggi è in grado di regalare grandi emozioni a chi la sfiora pensando alle irripetibili imprese di cui è stata protagonista.
Collezione: Gianfranco e Dorina Trevisan Foto: Guido P. Rubino
Scheda tecnica
Marca: Bianchi
Modello: Corsa
Anno: 1949
Telaio: in acciaio con serie sterzo integrata Bianchi.
Attacco: Bianchi acciaio Garavaglia
Piega: Bianchi in acciaio
Guarnitura: Bianchi – Magistroni in acciaio 47 – 49 denti
Cambio: Simplex Tour de France a 5 velocità
Deragliatore: Simplex
Manettini cambio: Simplex a frizione
Freni e leve: Universal Extra mod. 361666
Movimento centrale: perno calotte Bianchi acciaio
Cerchi: Nisi in alluminio 36 fori
Mozzi: Campagnolo Bianchi
Raggi: Stella ingrossati
Catena: Regina Extra SC
Sella: Brooks mod. B. 17
Pedali: F.O.M. in alluminio