Fondato alla fine dell’800 a Saint-Étienne, in Francia, Automoto è stato uno dei principali marchi ciclistici della prima metà del Novecento.
Protagonista indiscusso delle gare sportive soprattutto fino al 1931, quando entrò a far parte del Gruppo Peugeot, produsse le biciclette inforcate da grandi campioni come Costante Girardengo e soprattutto Ottavio Bottecchia, che in sella a mezzi con il marchio del Trifoglio si impose al Tour de France nel 1924 e nel 1925, primo nella storia tra i ciclisti italiani.
È in questo contesto che va inquadrata la bicicletta sportiva che vi proponiamo in queste pagine, molto simile a quelle che venivano usate in corsa, pur non essendo dotata della classica piega da corsa. Per fare un paragone chiaro (che magari farà rabbrividire qualcuno, ma calza), se la bici di Bottecchia fosse stata una MotoGP, questa sarebbe stata l’equivalente in classe SuperBike. Un modello, quindi, veloce e tecnologicamente avanzato, per le conoscenza dell’epoca, ma non estremo e adatto a essere utilizzato anche per cicloturismo o nella vita di tutti i giorni. Una soluzione che in Francia arrivò prima rispetto all’Italia, ma che comunque già alla fine degli Anni ’20 trovava riscontro anche nei cataloghi dei principali produttori nostrani.
QUASI DA CORSA
Questa Automoto del ’28 – datazione resa possibile dal catalogo di quell’anno – ha quindi molti elementi in comune con quelle da gara e alcune differenze, la più evidente delle quali è il manubrio da turismo e non da corsa, come già anticipato. Per il resto i punti di contatto sono tantissimi: dal telaio leggero – sempre per i parametri dell’epoca – ai freni a fascetta marchiati Automoto, così come lo sono le pedivelle, i mozzi, il telaio stesso. Altri elementi, come il carter a pistola e i parafanghi, sono tipici di una bicicletta destinata a un uso quotidiano, mentre venivano smontati, qualora presenti (e in genere soprattutto i parafanghi lo erano) nel caso di mezzi pensati per le corse. Sulla bici, poi, è assente il movimento centrale a bagno d’olio, caratterizzato dalla sigla “BH” (iniziali di “bain” e “huile”) sulle calotte, qui sostituito da un più classico sistema con normale oliatore. Una soluzione opzionale di pregio che si trovava talvolta sui corsa ma anche sui modelli da turismo.
«Ho trovato questa bicicletta in condizioni ottime, praticamente perfette se si parla di conservato», ci racconta l’attuale proprietario, il collezionista Adriano Vettorato. «Mi sono limitato a dare una pulizia alle componenti per rimetterle in condizione di funzionare al meglio e a cambiare le manopole del manubrio con dei nuovi esemplari in legno. Quelle originali erano irrecuperabili, così ne ho fatto fare due repliche perfette, appositamente per la mia bici, da Cerchio Ghisallo. Per le gomme sono riuscito a trovare dei Michelin 28 x 1 1/2, che sono un modello coevo della bici, anche se prodotti successivamente».
Tanti sono i dettagli che caratterizzano questa Automoto sportiva, a partire dallo stemma del Trifoglio, che ritroviamo non solo sul tubo sterzo ma anche – caratteristica delle bici prodotte dal marchio in quegli anni – sulle inconfondibili teste della forcella. Completano il quadro i freni a fascetta, il cambio giroruota come si usava all’epoca e la sella in pelle Ideale, anch’essa aggiunta successivamente ma coeva, per una bicicletta che a distanza di oltre novant’anni conserva intatto il fascino delle strade di Francia percorse vittoriosamente da Botescià.
Collezione e foto: Adriano Vettorato
Scheda tecnica
Marca: Automoto
Modello: Luxe
Anno: 1928
Telaio: in acciaio
Cambio: giroruota
Freni: a fascetta marchiati Automoto
Manubrio: sportivo
Pneumatici: Michelin 28 x 1 1/2
Sella: Ideale in pelle