Alle volte basta un particolare per far emergere qualcosa di veramente rilevante.
Ci è capitato di recente mentre riguardavamo le note tecniche sulla bicicletta che Ernesto Colnago costruì nel 1972 per il Record dell’Ora di Eddy Merckx. Fra i tanti particolari speciali in leghe che allora erano una novità, provati e poi alcuni anche scartati, ci ha impressionato questo particolare: tubolari Clément da 95 grammi!
Improvvisamente è emersa nella nostra memoria una eccellenza italiana che avevamo sedimentato in una parte del cervello, quella di appassionati da sempre di ciclismo storico e non. Poi ci siamo ricordati che nell’officina di Alberto Masi, quella sotto il velodromo Vigorelli di Milano, avevamo conosciuto Alessandro Pitto ultimo erede della dinastia dei Clèment. Detto e fatto lo abbiamo contattato ed è nato il progetto di scrivere la storia di questa grande azienda, nata in Francia e poi divenuta italianissima e esempio magnifico di quegli imprenditori italiani nel settore delle componenti per biciclette che hanno costruito prodotti non solo validi tecnicamente ma anche pregevoli dal punto di vista estetico.
Alessandro ci ha permesso di conoscere la storia affascinante della sua famiglia che, francese di origine, si trasferirà a Torino intorno al 1900 divenendo a tutti gli effetti italiana, in particolare da quando le redini dell’azienda passarono a Flora Trochard Clèment Pitto, nonna di Alessandro e figlia di Baptiste Trochard Clèment, che aveva sposato l’italiana Angela Garnero.
Una grande ascesa
Il 22 settembre 1855 nasce a Pierrefonds, in Francia, Gustave Adolphe Clèment-Bayard, che nel 1880 fondò il marchio Clèment. Adolphe – così lo chiamavano – era figlio di un droghiere, secondo di quattro fratelli. La madre morì quando Adolphe aveva solo sette anni, il padre si risposò ma morì due anni dopo. A soli 16 anni Adolphe lasciò la casa dove aveva vissuto con la matrigna, con 30 franchi in tasca e molta buona volontà. Dopo diversi lavori e dopo due anni di ciclismo, con i soldi risparmiati aprì a soli 21 anni una bottega per la riparazione di biciclette a Bordeaux. Passato un periodo a Marsiglia, dove imparò a fabbricare tubi per la costruzione di biciclette, si trasferì a Lione, e qui cominciò a fabbricare biciclette prodotte dalla società “Clèment SA Cicli”, che successivamente ampliò la produzione agli pneumatici.
Trasferitosi quindi a Parigi fondò la “A. Clemènt & Cie” in Rue Brunel, nei pressi di Place de l’Etoile, dove gestiva anche una scuola di ciclismo partecipando a competizioni ciclistiche. Nel 1880 iniziò la produzione di biciclette e pneumatici Clemènt. La fabbrica arrivò ad avere 150 dipendenti e Clemènt divenne una grande produttrice di biciclette di qualità. L’attività si allargò anche con la rappresentanza esclusiva di pneumatici Dunlop per velocipedi, motocicli e autoveicoli divenendo inoltre licenziataria per la produzione dei pneumatici Dunlop, che venivano realizzati in un nuovo laboratorio in Rue Brunel.
La storia imprenditoriale di Adolphe Clèment è straordinaria perché non solo fu il primo a costruire un triciclo a motore ma, entrato nella società “Gladiator” fondata da Alexandre Darracq, presentò il suo primo veicolo a quattro ruote a motore, il “Clèment-Gladiator”. In uno stabilimento di 30.000 metri quadrati la produzione decollò e nel 1903 Adolphe Clèment uscì dalla Società Gladiator, iniziando la produzione di auto con il nome di Clèment-Bayard. Ma il genio di Adolphe Clèment non si fermò ai veicoli di terra, biciclette, tricicli a motore poi automobili: dal 1908 la Clèment-Bayard iniziò la costruzione di dirigibili e, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, su sei dirigibili dell’esercito francese tre erano prodotti dall’azienda parigina. Purtroppo, però, nel 1928 Adolphe Clèment Bayard morì di un attacco di cuore.
Gli pneumatici
Da questa dinastia industriale ebbe origine l’attività che interessa la nostra storia, ovvero la costruzione di pneumatici, in particolare di tubolari fatti essenzialmente a mano. Fin dal 1880 tale produzione venne portata avanti da un fratello di secondo letto di Adolphe Clèment, appunto Baptiste Trochard Clèment, che nel 1895 spostò la produzione da Parigi a Lione. Ben presto, intorno al 1900, si trasferì a Torino dove sposò l’italiana Angela Garnero e da quel momento la marca Clèment divenne una realtà italiana sebbene di origini francesi. La figlia di Baptiste Trochard Clèment, la signora Flora Trochard Clèment Pitto, porterà insieme alla madre Angela l’azienda di costruzione di pneumatici ai massimi livelli mondiali per tutto il ‘900, specializzandola in particolare nella costruzione di tubolari per biciclette da corsa di altissima qualità.
È a questa signora italiana, che indubbiamente aveva nel sangue l’imprenditorialità dei Clement-Bayard, che dobbiamo l’eccellenza nel settore degli pneumatici per l’attività ciclistica a tutti i livelli, da quello professionale a quello amatoriale. I tubolari Clèment, parzialmente costruiti a mano, raggiunsero nel corso del secolo scorso una perfezione tale da essere apprezzati da campioni come Coppi, Magni, Adorni, Merckx, Gimondi, Motta, Saronni; pistard come Maspes e pluricampioni del mondo di ciclocross come Longo. Speciali prodotti con grammatura ridotta furono usati per i Record dell’Ora di Ritter e Anquetil, fino agli incredibili tubolari da 95 grammi di peso usati nel 1972 per il Record dell’Ora di Merckx a Città del Messico.
Ritornando alla Signora Flora Trochard Clèment Pitto, dopo aver spostato la produzione per breve periodo da Torino a Bologna nella zona di Porta Lame, la trasferì definitivamente a Milano, prima in via Filippino Lippi – zona Città Studi – e successivamente in via Palmanova 71, dove si costruirono ancora pneumatici per biciclette da passeggio e motocicli sebben la Clèment via via si specializzsse nei tubolari da corsa, raggiungendo il 90% del mercato mondiale dei palmer ultraleggeri.
Principale collaboratore della proprietà fu il direttore tecnico dello stabilimento, perito industriale e maestro del lavoro Cesare Carrera, che diresse un perfetto mix di alta tecnologia, manualità artigianale e innovazione. La materia prima – i pani di gomma naturale (caucciù) e il lattice naturale – erano fornita dalla Pirelli, che era anche cointeressata nella società, ma veniva lavorata e trasformata secondo le ricette originali sperimentate nei laboratori di ricerca della Clèment S.p.A. Altro collaboratore prezioso fu l’addetto al Servizio Qualità Mario Crosta, che ha sempre affermato che a metà Anni ’70 uscivano dallo stabilimento di via Palmanova, ogni giorno, circa 1.500 palmer ultraleggeri da corsa e 2.000 palmer vulcanizzati da allenamento e cicloturismo. In quel periodo di massima espansione in Via Palmanova lavoravano quasi 400 dipendenti.
La produzione
Nel 1971, in un articolo sul giornale sportivo “Stadio”, Cesare Carrera dichiarava: «La produzione di serie comprende ben 96 tipi di tubolari, senza contare decine e decine di tipi speciali che ci vengono richiesti da singoli campioni o Federazioni ciclistiche».
I modelli più famosi e richiesti sia dai professionisti che dai cicloamatori erano:
- Tipo No. 1 Clèment pista seta da 120 g.
- Tipo No. 6 Criterium seta extra da 165 g.
- Tipo No. 6 Criterium seta” da 200 g.
- Tipo No. 12bis Criterium da 250 g (in cotone)
La Clèment aveva messo a punto la produzione del “Gutta extra”, un mastice ricercatissimo che veniva applicato al cerchio per fissare il palmer.
La costruzione del palmer era molto complessa poiché necessitava una cinquantina di operazioni, molte delle quali completamente manuali. Per i due tessuti gommati che formavano la carcassa, per esempio, servivano 2,5 chilometri di filo di cotone (ne servivano anche di più quando veniva utilizzata la seta). La lavorazione di un palmer, comprendendo le soste per la “maturazione” del prodotto intermedio durava circa 2 mesi e mezzo.
In quegli anni gloriosi la Clèment era di proprietà della famiglia Pitto e l’Amministratore Delegato era la signora Flora Trochard, diretta discendente del fondatore, mentre il figlio Alberto Pitto era Direttore Generale. Il marito della signora Flora, Alfredo Pitto era il Presidente. Negli Anni ’30 fu calciatore di ottimo livello e dopo aver esordito nel Livorno militò i squadre di buona caratura come il Bologna la Fiorentina e l’Ambrosiana – Inter, venendo convocato ben 32 volte nella Nazionale Azzurra.
Nell’azienda era presente un gran senso di appartenenza e, nonostante una forte presenza sindacale, i rapporti erano corretti. La signora Pitto e il signor Carrera seguivano di persona l’inserimento dei nuovi assunti istruendo anche i tecnici e i quadri. Molti membri delle maestranze avevano una lunga anzianità di servizio, fra questi tale “Carletto”, personaggio conosciutissimo nel mondo professionistico perché seguiva per conto della Clèment tutte le corse più importanti. Natale Miraglia, invece, era senz’altro il miglior “soluzionatore” della Clèment. Il “soluzionatore”era il tecnico che con un pennellino applicava una soluzione di gomma in eptano sul tubolare per poter impermeabilizzare il tessuto e applicare la fascetta di gomma che fungeva da battistrada. Questa operazione nei tubolari da pista non ha mai potuto essere meccanizzata e richiedeva una particolare abilità.
Primo Bergomi era un ulteriore personaggio molto noto in azienda: dopo essere stato tre volte Campione Italiano su pista nella specialità velocità Professionisti (1940/43/45), cessata la carriera agonistica divenne uno dei più forti e apprezzati rivenditori della Clèment.
Successivamente, nei primi Anni ’80, iniziarono i problemi per l’azienda, sia per il continuo forte aumento dei costi delle materie prime sia per il mancato aumento della produzione, rendendo troppo elevato il costo d’impresa. I prodotti della Clèment, pur ottimi ed ineguagliati dalla concorrenza, non erano più competitivi sul mercato internazionale rispetto a quelli dei produttori asiatici.Questi fattori segnarono il declino dello stabilimento di via Palmanova e le incertezze sul futuro indussero la famiglia Pitto a cedere l’intero pacchetto azionario alla Pirelli che dopo vari tentativi di salvare l’azienda decise di spostare la produzione dei pneumatici per biciclette in Thailandia.
L’impronta di Clement, comunque, resta ancora oggi un indelebile marchio di qualità tra gli appassionati di biciclette d’epoca.