Pochi giorni prima che Fausto Coppi stabilisse il Record dell’Ora al Vigorelli (sabato 7 novembre 1942), in piena guerra, Milano aveva subìto per la prima volta un pesante bombardamento aereo e, per motivi di sicurezza, non fu resa nota al pubblico il momento preciso della performance al fine di evitare assembramenti. Si parlò genericamente delle 14, più o meno. Il campione della Legnano era arrivato da Tortona in treno insieme a Cuniolo, Cavanna e altri amici tra i quali anche Rino Negri che salì a Pavia. Altre fonti – opinabili – sostengono che Coppi in mattinata avesse fatto il tragitto da Castellania a Milano come “riscaldamento”. Altre ancora che avesse trascorso la notte nella città meneghina. Una cosa è certa: la preparazione era stata sommaria perché il “fante 5628” era agli ordini del 38° di fanteria e si distingueva come portaordini. Il poco tempo libero e le brevi licenze venivano dedicate a uscite col fisso sui lunghi rettilinei del triangolo Novi Ligure – Tortona – Serravalle. Era stato Cavanna a spingere il Campionissimo nell’impresa, accettata di buon grado anche per poter forse scongiurare la partenza verso il fronte, quel fronte africano che invece raggiungerà l’anno seguente.
Al Vigorelli, tra i tanti addetti ai lavori, ci sono anche Cinelli, Rodoni, Pavesi e Della Torre della Legnano, Zambrini della Bianchi, Emilio Colombo e qualche giornalista. Il pubblico è scarso. Alle 14:12 Fausto parte all’attacco del record 45,840 detenuto dal francese Maurice Archambaud: maglia di lana verde-oliva con tasche, braghe nere a mezza coscia con scritta Legnano, casco a strisce imbottite e scarpe di cuoio. Alla faccia dell’aerodinamica. La bici per il record, telaio 4145, è stata realizzata da Ugo Bianchi, il meccanico della Legnano, con la collaborazione di Faliero Masi: pesa sette chili e mezzo e ha due ruote che la stampa di allora definisce “specialissime”: in legno Baruzzo-Torino e tubolari in seta da 120/150 grammi. I rapporti sono 52 x 15, con uno sviluppo di 7,38 m per pedalata. Pedivelle da 170 cm. La bicicletta, adesso proprietà di Corrado Gnegh, fa bella mostra di sè al Ghisallo ed è un pezzo di una bellezza essenziale, incredibile ed unica.
UN’ORA… FATICOSA!
Forse a causa della scarsa esperienza di Fausto in questo tipo di prova, l’andatura all’inizio è troppo sostenuta, cosicché al trentesimo giro inizia ad avere un leggero ritardo sul rivale. Alla mezz’ora Coppi sta perdendo terreno: 22,946 Km contro i 23,007 di Maurice Archambaud. Al settantesimo giro la crisi appare superata ed il ritardo inizia a diminuire, scendendo a 2 secondi dal tempo del francese. Gli ultimi 30 giri furono una vera sofferenza, sia per il campione che per chi lo osservava: guadagnava metri preziosi in un giro per perderli poi in quello successivo, poi ancora guadagnava e quindi ne riperdeva in un altalena logorante.
Al termine, dopo 115 giri di pista, Coppi riesce a battere Archambaud per 31 metri: 45.871 contro 45.840 (poi le misure saranno ritoccate per verifiche sul giro alla corda: 45.798 contro 45.767). Alcune testate francesi infarcite di sciovinismo, provarono a mettere in dubbio il risultato, mostrando alcune foto con il posizionamento errato di un paio di sacchetti ma il record fu omologato in sede internazionale, anche se soltanto dopo la guerra, e precisamente il 9 Febbraio del 1947.
Il record di Fausto restò imbattuto per 14 anni, fino a il 29 Giugno del ’56 quando venne migliorato da Jacques Anquetil e due mesi dopo ritoccato da Ercole Baldini.