Una domenica mattina di circa dieci anni fa , superata di buon passo la salita di Vergineto, entrando nel tratto che porta da Barchi a S. Ippolito, incontrammo un gruppo che procedeva nella nostra stessa direzione. Pedalando verso Sorbolongo notammo un anziano composto, che impassibile teneva con disinvoltura il nostro passo allegro. Incuriosito, Adriano domandò chi fosse il minuto ciclista. Dal gruppo arrivò una voce: «Come!? Non lo conosci!? È Americo Severini. Ha quasi ottant’anni e viene da Barbara con noi più giovani». Barbara distava circa 70 km dal punto in cui ci trovavamo. Del resto – ci dissero – era una distanza che non poteva spaventare un ex-professionista.
Barbara, un piccolo paese dell’entroterra marchigiano, non è un dettaglio perché è qui che, l’11 maggio 1931, nasce Severini, quarto figlio di una numerosa famiglia. I campioni di ciclismo dell’epoca sono Binda, Girardengo, Guerra e diventano i miti del giovane Americo. I tempi sono duri e non sempre ci si riesce a sfamare. Ma per Americo non ci sono problemi a girovagare per le campagne circostanti Barbara e sopravvivere cogliendo frutta dagli alberi o arraffando polli e anatre. Per lui valeva il detto: «Roba di campagna, chi arriva prima se la magna!».
Sin da piccolo viene inquadrato come aiutante di Ivan Tarducci, un ambulante di stoffe. Ivan corre per il gruppo ciclistico Vis Sauro di Pesaro come allievo e Americo lo accompagna nei suoi allenamenti invernali di corsa, a piedi. In quegli anni cosi difficili dorme spesso fuori casa, in rifugi improvvisati o sugli alberi, al punto da venire per questo chiamato dai suoi compaesani “Micco” (riferimento dialettale alla scimmia). A fine guerra, quando i nuovi campioni sono Bartali e Coppi, per Ivan è tempo di smettere di correre e cosi regala la sua bicicletta da corsa ad Americo. È troppo alta e lunga, per lui che è piccolo, ma va bene ugualmente per sognare di diventare un campione. Nel 1946 la società ciclistica di Barbara, di Arturo Fiorani, gli offre una bicicletta Olmo modello Rondine realizzata su misura per lui. Nella prima gara, che vede Allievi e Dilettanti correre insieme, il giovane Americo si piazza al terzo posto ed è il vincitore della sua categoria. Alla sua terza gara centra la vittoria:è l’inizio di una carriera lunga e piena di emozionanti vittorie.
Un commissario della Federazione Ciclistica Italiana pronuncia al temine le seguenti profetiche parole: «Guardatelo bene e non andate dove va a correre questo ragazzo, perché voi non vincerete più!».
GLI INIZI IN STRADA
Severini conclude il primo anno da Allievo, nel 1946, con 15 vittorie, sei secondi posti e tantissimi piazzamenti tra i primi cinque. Per i due anni successivi, Severini cambia squadra – Gepin Olmo, Fiamma – ma non smette di vincere, inanellando oltre 15 vittorie a stagione e battendo avversari sempre più forti.
Ne 1949-50 e 51 Amerigo passa al gruppo ciclistico Polisportiva Forsempronense di Fossombrone di Pesaro, e da dilettante Inizia a guadagnare 25.000 lire al mese, un quarto meno della paga di un operaio generico, che era di 32.000 lire . Il 26 marzo del ’51 vince la Bologna – Roticosa, una classica per scalatori, e con il ricavato della vittoria si fa cucire un abito presso una delle migliori sartorie della zona. Da quel momento Severini si regala un vestito nuovo a ogni vittoria, cosicché a Barbara iniziano a chiamarlo “il Conte”. Nel 1951 riesce a collezionare ben 9 vittorie e nell’ascesa del Monte Penice riesce a ottenere gli stessi tempi di Ortelli e Coppi quando da indipendenti si cimentarono nella stessa gara.
Il 1952 vede Americo emigrare al nord, precisamente a Milano, dove l’aspetta il fratello Severino. Corre per la società Excelsior con biciclette Dal Cerri. Il 15 agosto si disputa la Milano – Erba – Monticelli per dilettanti sotto una pioggia torrenziale. Il fratello Severino segue le gesta di Americo in moto ma a causa della pioggia è costretto a fermarsi per un guasto. Dopo averla riparata riparte all’inseguimento della corsa e prima dell’ultima salita si ferma per chiedere al pubblico chi è in testa. Gli rispondono che è davanti a tutti «un piccoletto brutto, tutto sporco e che nessuno conosce». Sorride, Severino, perché sa che il fratello trionferà.
Americo vuol correre sempre tutto l’anno senza fermarsi, tanta è la sua passione per il ciclismo, e cosi il 16 novembre partecipa a Cinisello Balsamo alla sua prima gara di ciclocross classificandosi secondo. Alla fine del 1952 viene chiamato alle armi fino ai primi mesi del 1954. Fortunatamente si potrà allenare grazie alla compiacenza di un capitano suo tifoso. Il 9 maggio si iscrive alla Milano – Ghisallo dove partecipano i migliori ciclisti d’Italia e si classifica terzo dietro a Giannantonio Riccò e Aldo Moser.
IL PASSAGGIO AL CICLOCROSS
Così esile e minuto, Severini si accorge che la sua statura di un metro e cinquantacinque lo limita nel ciclismo dei professionisti. Sa bene che ci vorrebbero vittorie pesanti per richiamare l’attenzione delle grandi squadre, così decide di darsi al ciclocross, una specialità dove si era mal pagati per tutti i sacrifici che richiedeva ma durante i lunghi inverni senza corse su strada richiamava l’attenzione dei giornali sportivi.
Decide cosi di partecipare nel 1955, quale dilettante del gruppo sportivo Giambellino che utilizzava biciclette Gramaglia, alla stagione di ciclocross. Viene inviato da Malabrocca, allora Presidente dei ciclocrossisti italiani, a Mont Valerian, in Francia, per partecipare alla gara in cui corrono i più forti ciclocrossisti d’Europa. Qui riesce a vincere il Gran Premio Martini davanti al francese André Dufraisse, all’epoca Campione del Mondo (titolo che si sarebbe aggiudicato 5 volte). Tutti i giornali parlano del “fenomeno Severini” e il mondo inizia a conoscerlo. Sarà terzo al Mondiale del ’55, in Germania. Sport Illustrato – rivista dell’epoca – parla come un novello David che si batte contro i Golia del Nord Europa.
Finalmente, nel 1956, Americo passa professionista come indipendente con il gruppo sportivo Augustea su bici Gramaglia – Augustea. Contestualmente si regala una splendida Alfa Romeo Giulietta Spider. Le vittorie arrivano a ripetizione e, siccome le 25.000 lire promesse per ogni primo posto non arrivano, decide di vendere la propria bici ogni volta che vince, in modo da recuperare almeno 15.000 lire. Alla Augustea andava bene, visto che era più conveniente rimpiazzare la bicicletta di Americo che pagarlo. Americo vince il suo primo titolo Italiano ciclocross a Genova. Sport Illustrato gli dedica la prima pagina considerandolo tra i favoriti del Mondiale di ciclocross 1956 in Lussemburgo, dove è prevista la partecipazione di atleti del calibro di Charly Gaul. Non sarà una giornata di gloria, per Severini, soprattutto a causa del terreno ben diverso da quello a cui è abituato. Dimenticato il Mondiale, corre successivamente in Francia dove si mette in evidenza e vince il prestigioso Gran Premio di Ciclocross di Fontaney .
Nel 1957, sempre con Augustea, Severini vince il VC Versailles-Rochet, il Rochet- Dunlop, il ciclocross Lygie ed il Gran Premio di ciclocross di Chatou, sempre con biciclette Gramaglia, azienda che nel frattempo si è specializzata nelle biciclette per questo tipo di gare. Americo è conosciutissimo in Europa e particolarmente in Francia dove, riesce a infiammare ogni corsa a cui partecipa, a volte addirittura indossando nelle corse minori una maglia sociale francese! Viene cosi pagato da due squadre nello stesso tempo senza che nessuno se ne accorga. Ogni tanto torna in Italia e proprio in una panetteria vicino a casa sua conosce un giovane, Renato Longo, che ben presto gli chiede di potersi allenare con lui. Dopo la prima uscita, Americo capisce che il giovane ha talento e lo fa entrare gruppo sportivo Augustea. Longo diventerà il suo principale rivale e anche amico: collezionerà infatti ben 5 titoli mondiali di ciclocross e 13 titoli di campione italiano di specialità.
IL RITORNO IN ITALIA
Il 1958 vedrà Americo tornare al Giambellino da indipendente, sempre su Gramaglia. È il 23 febbraio quando si svolge il Mondiale di ciclocross nella campagna del velodromo di Limonges. Sembra la giornata di Americo, che rimane al comando con il campione del mondo Dufraisse senza alcun affanno mentre il francese appare molto più stanco. Micco sembra poter vincere finalmente il Mondiale dopo anni di intensa attività ciclocrossistica. La sfortuna però gli si accanisce contro: a soli 500 metri dal traguardo, causa un problema meccanico con la catena, Severini deve fermarsi, permettendo a Dufraisse di vincere il suo terzo Mondiale, precedendolo. La delusione è tanta, acuita dal fatto che i maligni diranno che Americo si è accordato col francese. In realtà, Severini si era preparato scrupolosamente e tanta era la sua voglia di salire sul tetto del mondo del ciclocross. Si prenderà però una parziale rivincita a distanza di una settimana, quando nel ciclocross dei boschi di Vincennes riuscirà a battere Dufraisse facendo impazzire sia i tifosi italiani che francesi. Nelle corse Oltralpe Americo riesce a racimolare ben 15.000 franchi – una bella cifra per l’epoca – ma da giovane e in terra straniera dilapida in fila la piccola fortuna.
Senza più un franco, Micco utilizza il biglietto del treno da Parigi a Milano che gli organizzatori delle gare gli avevano anticipato. Appena arrivato a Milano deve vendere il suo bel cappotto a un calzolaio per poter acquistare medicine per la tosse che lo perseguita e acquistare un biglietto del tram per tornare a casa. Americo sente che è ora di fermarsi, e così il 18 maggio 1958 vince la sua gara più bella sposandosi con Ersilia Sirocchi. Nella tranquillità di casa affronterà l’inverno del 1958, vincendo per distacco il ciclocross di Fursac a Parigi il 27 dicembre.
Si ripeterà il primo gennaio 1959 a Peyret de Ballac, in una gara internazionale, vincendo davanti al tedesco Wolfshohl e al francese Dufraisse. Il 15 febbraio si svolge il Campionato del Mondo in Svizzera, a Ginevra. Severini è in testa con Longo ed Wolfshohl. A un chilometro dall’arrivo c’è una stretta salitella dove le biciclette non passano affiancate. Severini sente che le forze sono ormai al lumicino e invita l’amico Longo ad attaccare: ci penserà lui a frenare il tedesco. È un atleta forte e furbo ma anche altruista, e così permette a Longo di vincere il suo primo Mondiale!
Nel 1960 Severini continua a correre con il nuovo gruppo sportivo Riso Curti, vincendo tante corse tra cui il Campionato Lombardo. Nel 1961 passa al gruppo sportivo GBC, sempre su biciclette Gramaglia, e riesce a vincere la sua seconda maglia Tricolore di specialità battendo l’amico e rivale Longo. Vince anche il Gran Premio Clement di ciclocross. Il 1962 vede Americo primeggiare in cinque gare nazionali di ciclocross ma non partecipa al Campionato Italiano a causa di una enterocolite acuta.
È il 1963 e Americo continua a vincere per il gruppo sportivo GBC. Il grande rivale è Longo, che riesce a sfidare e superare in molte occasioni seppur Renato sia più giovane. Il segreto della sua longevità atletica sta nella conduzione di una vita regolare: infatti alle 19 di ogni giorno Americo va a letto e ogni giorno percorre 70 km su strada. Riposato e ben allenato, riesce a primeggiare all’età di 32 anni aggiudicandosi il Campionato Italiano di ciclocross per la terza volta. Nella circostanza, Americo dette un saggio della sua astuzia. Infatti, aveva da poco nevicato e al mattino della gara provò con una bici da donna le difficoltà di guidare sulla neve. Capì che le ruote di grande sezione della bici da turismo lo avrebbero aiutato, cosi chiese a Gramaglia un paio di ruote da 28 con copertoni di grande sezione al posto dei normali tubolari di ridotta sezione. Appena prima della partenza montò le ruote preparate per l’occasione e riuscì letteralmente a volare sulla neve fresca ottenendo una brillante vittoria davanti ad un Longo staccato di ben 1’49”.
GLI ULTIMI ANNI
Anche nel ’64 e nel ’65, sempre in maglia GBC, Micco continua vincere. Il 25 gennaio del 1965 è primo davanti ad un Longo Campione del Mondo nel circuito di Colle San Anna, a Borgosesia, e tutti i giornali lo descrivono in gran forma, al punto che il 31 gennaio si classificherà brillantemente secondo proprio dietro Longo nel Campionato Italiano. Il 14 febbraio nel Varesotto si disputa il Campionato del Mondo di ciclocross nel quale Longo trionferà per la qua. Severini finirà sul gradino più baso del podio, ottimo terzo. Ormai Severini è al tramonto della sua brillante carriera e il Campionato del Mondo del 1965 lo vince un giovane campione belga, Eric De Vlaeminck, fratello di quel Roger che sarebbe diventato un mito alla Roubaix. Ma Severini a 34 anni sarà sesto, dimostrando a tutti la sua tempra di campione. Correrà fino al 1967 sempre in maglia GBC con biciclette Gramaglia, senza più ottenere vittorie.
Al termine della propria carriera da ciclocrossista, iniziata nel ’54, Americo Severini conquisterà 3 titoli di Campione Italiano di ciclocross professionisti e vestirà 10 volte la maglia azzurra ai Campionati del Mondo, riuscendo a salire sul podio iridato per ben tre volte. Ma la bicicletta Micco non la mollerà mai, e continuerà a esibirsi in gare rivolte a cicloamatori, mettendo dietro di sé molti giovani. Dal giorno del suo ritiro a oggi, l’ottantanovenne Americo, che è in ottima forma fisica, ha solo di poco modificato le sue abitudini fatte di una rigida dieta e di un buon riposo, ed è ancora frequente incontrario il strada, nel lungomare di Senigallia o nell’entroterra marchigiano mentre percorre in bicicletta i suoi chilometri giornalieri.
A volte partecipa a qualche ciclostorica ricordando a tutti quanto il ciclismo sano faccia bene. La velocità non è più quella di una volta ma la grinta è sempre la stessa! Dobbiamo ringraziare tutti Americo Severini che ha rappresentato l’Italia al meglio, mostrando a tutti il suo valore di atleta.
A cura di: Di Adriano Vispi e Dario Corsi – Ass.ne Culturale Italian Legend Bicycles Foto: Giordano Cioli