La “Milanesità” è un concetto, uno stile di vita.
Lo si respira bene in via Gassendi a Milano, a due passi da piazzale Accursio, importante snodo lungo viale Certosa, l’asse che congiunge il capoluogo lombardo con il nord-ovest del proprio hinterland, verso Como, Varese, la Svizzera. Una zona che con gli anni è notevolmente cambiata, ovviamente, ma che rispetto ad altre di Milano conserva ancora l’impianto cittadino di una volta, con vie trafficate ma non caotiche dove la multiculturalità non sembra ancora essere arrivata. Oggi, come 100 anni fa, al civico numero 9 ha sede l’azienda più importante nella storia dei freni sportivi, che tanto spesso abbiamo visto sulle nostre pagine (non ultima, sulla Coppi inedita di cui parliamo in questo stesso numero). Un’azienda che ha letteralmente monopolizzato il mercato dagli Anni ’30 fino agli Anni ’70, mettendosi al servizio dei più grandi campioni del ciclismo da Girardengo fino a Gimondi. Stiamo parlando di Freni Universal (l’accento è sulla “i”) che quest’anno celebra il proprio Centenario e che si prepara a festeggiarli con una grande mostra di 400 metri quadri a Palazzo Lombardia, da settembre a novembre.
Un evento che sta catalizzando l’attività di chi oggi lavora a Freni Universal, in primis di Giancalo Pietra, nipote di quei Pietra che, nel 1919, diedero vita al primo nucleo dell’azienda: la FPM (Fratelli Pietra Milano).
Racconta Giancarlo: «Nell’immediato Primo Dopoguerra i miei nonni decisero di fondare un’attività produttiva qui a Milano, che in quegli anni era in preda a movimenti industriali febbrili. Inizialmente si concentrarono su altri settori, come la carpenteria metallica e la costruzione di modellini di auto a pedali per bambini particolarmente facoltosi. Erano però molto amici di Ugo Bianchi, storico meccanico del Reparto Corse della Legnano, la squadra che in quegli anni andava per la maggiore. Bianchi gli fece presente che non ci fossero freni italiani e che fossero costretti a ricorrere a freni stranieri, come per esempio i Bowden. I nonni si fecero conquistare da quell’idea e da lì fino all’inizio degli Anni ’70 Freni Universal divenne leader del mercato nel mondo del ciclismo, fornendo i più grandi campioni del periodo».
INNOVARE, INNANZITUTTO
Una produzione che fin da subito mostrò quella che sarebbe stata per anni la caratteristica vincente dell’azienda: la capacità d’innovare. Continua Pietra: «Iniziarono subito a fare i freni in alluminio e in lega leggera, una vera novità per l’epoca, e a fissarli non più con le fascette sulla forcella ma su un perno centrale, come oggi. Una vera, piccola rivoluzione. Se oggi i freni sono come li conosciamo è per le tante novità ideate da Freni Universal, come per esempio lo sbloccaggio del freno, nel ’51, che permise di sostituire le ruote molto più rapidamente. Ci sono poi progetti che non sono mai andati in porto ma che erano avanti di decenni».
Giancarlo sfoglia un raccoglitore dove sono fotografati quasi tutti i freni prodotti da Freni Universal, quasi 60 tipi diversi, e si sofferma su un prototipo che non ha mai visto la luce: un freno a tiraggio centrale che assomiglia ai Delta di Campagnolo in maniera impressionante.
«Vede», ci dice, «questo è un progetto degli Anni ’60 in cui avevamo già ideato una soluzione che Campagnolo avrebbe proposto solo 25 anni dopo. Questa è sempre stata la nostra azienda: una realtà che ha sempre saputo guardare in avanti e adattarsi alla società e al mercato. Abbiamo fatto freni per i furgoncini, per le Grazielle, per le condorine, per le Olanda: tutto per essere sempre produttivi al massimo. Non avendo mai traslocato in 100 anni, abbiamo tenuto qui praticamente tutta la produzione invenduta e gli stampi originali: un vero patrimonio».
Il materiale per la mostra dei 100 anni, in effetti, non manca. Giancarlo ci apre le porte di una stanza dove è custodita un’infinità di memorabilia: coppe, targhe, manifesti pubblicitari, foto con campioni del passato, cartoline con dedica, onorificenze. Ciascuna di esse è il tassello di una storia, un punto di vista differente da cui raccontare il secolo di vita lasciato alle spalle.
SPERIMENTAZIONE PRATICA
Un pattino di freno consumato mostra attaccata un’etichetta con scritto un nome di un corridore. «Il primo modo in cui sperimentavamo nuove soluzioni era quello di lavorare con i ciclisti», spiega. «Davamo loro un pattino di una determinata mescola e poi, a fine gara, raccoglievamo le loro impressioni e verificavamo quanto si fosse consumato. Italo Zilioli, che vinceva gare in discesa, era uno dei nostri atleti preferiti, con cui abbiamo avuto un grande rapporto. Il secondo metodo, invece, era più empirico. Avevamo due biciclette test Cinelli che portavamo su a Brunate (paese sopra Como che scende a picco sul Lago con una discesa di diversi tornanti). A vederle oggi sembravano montate da uno che non ne capisce niente ma a noi andavano bene così perché le utilizzavamo per fare tre discese e poi fare tutte le misurazioni del caso. Era importante che il freno non scaldasse – se no usciva il palmer – non s’impastasse sul cerchio e non si consumasse troppo. Con il tempo, quest’ultima caratteristica divenne meno importante».
Proprio il cambiare dei tempi e delle metodologie di lavoro segnò la fine del dominio di Freni Universal. Racconta Giancarlo Pietra: «Quando Campagnolo iniziò a fare i freni, fornendo il gruppo completo, per noi fu un momento molto difficile, perché l’unico modo per fornire alle squadre i nostri era quello di acquistare e dare loro anche tutto il resto del gruppo Campagnolo. Economicamente la cosa non poteva stare in piedi. Agli inizi degli Anni ’70 provammo a creare anche noi un gruppo, mettendoci insieme a Regina e Ofmega, ma prima che la cosa potesse concretizzarsi arrivò Shimano a mettere tutti in riga. Di lì in avanti il nostro mondo non fu più lo stesso».
Freni Universal, comunque, ha continuato a produrre e a vendere fino ai giorni nostri, trovando nuova linfa nel ciclismo vintage. «Non avendo buttato nulla», conclude Giancarlo, «e non essendoci mai trasferiti abbiamo nei nostri magazzini un vero patrimonio in termini di freni, pattini, paramani. Avendo gli stampi originali, possiamo addirittura riprodurli identici. Fa parte della nostra storia, è anche una bella soddisfazione».
Di strada, senz’altro, ne ha fatta tanta Freni Universal, un nome che gli appassionati di ciclismo vintage ripetono spesso mentre raccontano di una bici, di un’impresa o quando sono alla ricerca di un pezzo di ricambio per un restauro. Chi ama il ciclismo, non può lasciarsi scappare la mostra dedicata a questo marchio, vera icona della “milanesità”.
BOX
FRENI UNIVERSAL IN MOSTRA
Si terrà a Milano, dal 10 settembre al 3 novembre 2019, la mostra dedicata ai 100 anni di Freni Universal. Una rassegna che offrirà agli appassionati di ciclismo d’epoca la possibilità di conoscere a fondo la storica azienda milanse. L’esposizione, che si terrà a Palazzo Lombardia, nella nuovissima area di Garibaldi Isola, è un’occasione da non perdere per tutti coloro che amano il ciclismo vintage, i corridori di una volta, le emozioni che sapevano dare. Noi ci saremo!