Quello del 1930 è un Tour caratterizzato da novità interessanti.
Innanzitutto, per la prima volta nella storia si corre per squadre nazionali. Henri Desgrange è stufo che siano le marche di biciclette (Alcyon su tutte) a fare il bello e il cattivo tempo sulla sua creatura: è il Tour che rende grandi i corridori e non viceversa! E così è l’organizzazione a fornire a tutti le bici – gialle, marcate “L’Auto” – e i materiali. Si gira in senso antiorario come stabilito dal 1912: 21 tappe e 5 giorni di riposo per un totale di 4818 km. I numeri assegnati fino al 40 sono per le nazioni “storiche”: Belgio, Italia, Spagna, Germania e Francia, con 8 atleti per team. Poi ci sono gli indipendenti – o cicloturisti – con i numeri che vanno dal 101 al 145.
Il 1930 è l’anno in cui Binda è stato pagato per non partecipare al Giro d’Italia: tanta era la superiorità nei confronti degli avversari, che avrebbe tolto interesse alla corsa. Il “Trombettiere di Cittiglio” si presenta però in Francia con Learco Guerra, e guerra e squilli di tromba saranno a tutti gli effetti! Alfredo si porta a casa due tra le tappe più temute, l’ottava e la nona. La prima con Learco in maglia gialla; la seconda, invece, quando il simbolo del primato passa sulle spalle di Leducq, il quale non lo mollerà più.
Binda, poi, si ritirerà con una scusa, perché indispettito con la Gazzetta dello Sport, che non gli ha corrisposto quanto pattuito per il Giro, e per prepararsi al meglio per il Mondiale di Liegi, che andrà a vincere. Anche la “Locomotiva umana” – il soprannome di Guerra, che finirà a un altro grande dello sport, Emil Zàtopek – è grande protagonista: 3 vittorie di tappa, la maglia gialla per 7 giorni e un secondo posto finale, per lui che scalatore non è, rappresentano un bottino di tutto rispetto. Ma è la sedicesima tappa, la Grenoble – Evian di 331 km, con le temibili Alpi da affrontare, che rimarrà nella storia.
EROI DI FRANCIA
Serve a questo punto fare un passo indietro. Al via di quest’edizione così particolare, i francesi sono ovviamente tra i principali favoriti. Tra le fila dei Galletti, due atleti in particolare possono ben figurare: André Leducq e Antonin Magne. Sono nati entrambi nel 1904, quando la corsa di patron Desgrange rischiò di morire dopo essere appena nata.
André, parigino, già tra i dilettanti divenne campione mondiale nel 1924. Benvoluto da tutti per la sua simpatia e la gentilezza, seppe sempre affrontare le fatiche del mestiere col sorriso sulle labbra. A fine carriera il suo palmares conterà, tra l’altro, due Tour de France, una Parigi – Tours e una Parigi – Roubaix. Soprattutto nel grande ricciolo avrà le maggiori soddisfazioni, con 24 successi parziali e con la maglia gialla indossata per ben 35 giorni.
Antonin nacque invece in una fattoria nel Dipartimento di Cantal. Era un figlio della terra, e come tale portava in sé le doti della furbizia e della perseveranza. Alla sua prima partecipazione al Tour, nel 1927, giunse quinto, dopo aver conquistato la tappa di Tolone. A fine carriera figureranno nel suo carniere due Tour de France, due Gran Premi delle Nazioni e il Campionato del Mondo del 1936 a Berna. Anche per lui un armadio zeppo di maglie gialle, ben 38!
Ma torniamo a quei giorni del 1930. Ricordiamo che Leducq è un discesista spericolato; la corsa è guerra e Guerra (scusate il gioco di parole), approfittando di due cadute occorse al francese nelle discese di Galibier e Telegraphe, va in fuga. È il compagno Antonin Magne (terzo a Parigi) che compie un gesto di un altruismo unico, di quelli che ci fanno amare incondizionatamente questo sport. Aiuta Leducq a risalire in sella, lo incoraggia, lo spinge prima di tornare indietro a recuperare la propria bici.
La scena, immortalata nella foto che vedete in questa pagina, per certi versi potrebbe rimandare (anche se sono situazioni diverse) a un episodio del Tour del 2016, quando sul Mont Ventoux il leader Froome corse per qualche metro a piedi accanto a Porte, a causa di una caduta provocata da una moto. Per noi, invece, ha la stessa valenza di altri istanti fissati per sempre nei nostri occhi, come per esempio il celebre scatto che ritrae i nostri Bartali e Coppi (guarda caso sempre al Tour) mentre si passano la bottiglia.
Leducq trionferà a Parigi, Magne, invece, siccome il tempo è galantuomo come il corridore francese, sarà primo 12 mesi dopo e poi nuovamente nel 1934. La carriera di questi due giganti della strada avrà un epilogo degno della loro fama. Nel 1938, quando Ginettaccio Bartali trionfò a Parigi, giunsero al traguardo dell’ultima tappa, la Lilla – Parigi, con alcuni minuti di vantaggio sugli altri 53 superstiti di quell’edizione. I due tagliarono il traguardo ognuno con la mano sulla spalla dell’altro (altra immagine simbolo) e furono classificati primi a pari merito.