L’AVI ha organizzato in collaborazione con il Cavec (club amatori veicoli d’epoca – Cremona) la mostra “Metamorfosi Meccanica – dalla bici alla motocicletta”, un appuntamento di grandissima caratura culturale tenutosi a Cremona nello storico e suggestivo contesto tardo quattrocentesco di Santa Maria Della Pietà.
Attraverso 76 modelli di due ruote era riprodotto tutto il percorso evolutivo dalla lauf machine – macchina per correre – del Barone Karl Drais von Sauerbronn alla motocyclette.
Nel catalogo pubblicato in occasione della mostra il presidente dell’AVI, Alfredo Azzini, così riassume la tematica della mostra: «Chi ama la moto e si trova a visitare il museo della Mercedes a Stoccarda resta certamente colpito dal fatto che il motore a scoppio è stato inizialmente applicato su un mezzo che ha le sembianze di una motocicletta frutto dell’ingegno di Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach. Chi invece ama la bicicletta ed andasse a visitare lo stesso museo vedrebbe in quella specie di moto le sembianze di una draisina o, forse ancor di più, di un inglese pedestrian hobby horse. Poi scoprirebbe che la casa delle tre punte costruì anche delle ottime e belle biciclette. La mostra cremonese coglie proprio questo spirito. Infatti bicicletta e motocicletta hanno molto in comune e in generale tutta la meccanica deve moltissimo al velocipede».
Il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona ha messo a disposizione il pezzo sicuramente più raro: la lauf machine di Von Drais, che per la prima volta viene esposta al pubblico. Questa occasione è stata molto importante per la salvaguardia dell’eccezionale pezzo: si è infatti iniziato a parlare di effettuare un restauro conservativo del mezzo e certamente a Cremona, centro mondiale della liuteria, non mancheranno validi restauratori che potranno ricostruire il manubrio e la parte fissa della ralla dello sterzo, oltre a effettuare lavori di consolidamento generale e di salvaguardia sia delle parti lignee che di quelle metalliche per riportarla al fedele stato di origine di 200 anni fa.
UNA LUNGA EVOLUZIONE
Attraverso trenta modelli è stata sintetizzata l’evoluzione del velocipede che, dopo la Draisina, ha visto l’applicazione della pedivella con le prime Michaux in legno con telaio forgiato in ferro, qui rappresentate da un esemplare del 1867, e dalla Balon del 1875 con le ruote a raggi e bulloni, uno dei primissimi modelli a usufruire del brevetto, del 1869, del francese Louis Gonel.
Superba è stata la presenza dei grandi tricicli dell’ultimo quarto dell’800, con il Rotary Coventry di James Starley a una sola ruota motrice e il Singer double seat del 1888, con due grandi ruote motrici e il differenziale applicato alla ruota sinistra. L’evoluzione continuava mostrando i vari modelli di freni e i primi tentativi di cambi di rapporto, come le francesi Terrot retrodirect, dotate di una complessa trasmissione a due catene e quattro corone al posteriore in modo che pedalando in avanti si procedesse col rapporto lungo mentre pedalando all’indietro s’innestasse il rapporto corto. O ancora la Hirondelle St. Etienne, anch’essa retrodiretta ma dotata di una catena sola e di due corone al posteriore. In particolare, questo modello aveva una bellissimo e rarissimo manubrio elastico. La WEGA Basel del 1921 con cambio nel movimento centrale chiudeva la sezione dei cambi di velocità Elegantissima era poi la FN, fabbrica belga produttrice anche di armi e poi di moto, con un modello a cardano ed il freno a tampone celato nel canotto dello sterzo.
La ricerca del curatore ha permesso di portare in esposizione non solo delle motocyclette con trasmissione di grande pregio ma anche moto sottocanna che hanno ripreso marchi produttrici di bici come Humber, Terrot, Peugeot, Scott, Monet et Goyon. Tra le due ruote a motore di grande interesse il modello Scott con il raffreddamento ad acqua ed una con telaio totalmente in legno. Per la Bianchi era presente tutta la gamma delle R ed R Super.
Il nome Motocyclette è frutto della fantasia del costruttore parigino Werner che lo utilizzò nel 1897 per identificare il suo brevetto di velocipede a motore: proprio una di queste moto del 1901 era presente alla mostra.
BICI RARE E DI QUALITà
Anche l’aspetto sportivo del velocipede è stato ben trattato ed evidenziato attraverso un’altra trentina di modelli che hanno tracciato l’evoluzione ciclistica agonistica sia da pista che da strada. Gli altri marchi presenti sono stati: De Dion Buton, Royal Fabric (che già nel 1929 montava un cambio con corona ovale all’anteriore), Bianchi, Legnano, Dei, Colnago, Cinelli, Electa, Taurus, Hetchins, Bates, Frera, Gerbi, Galmozzi e molti altri ancora. Non sono state dimenticate neanche le bici dei campioni con la Chiorda – squadra corse – di Gianni Motta, vincitore del Giro d’Italia del 1966 e la Colnago Freccia di Marino Basso campione del mondo del 1972. Di grandissima ricercatezza il modello Hetchins con le congiunzioni elaboratissime ed elegantissime.
Ben ci stavano tra le “corsa” alcune bici da viaggio di derivazione totalmente corsaiola coma la Dei Bodino (1931) o la Frera Sport, con un rarissimo cambio Fiochi (1947), o la Bianchi Rodi (1937), oppure infine una super-conservata Gloria Garibaldina a bacchetta interna del 1948. L’ultimo modello in ordine cronologico era il modello crono Pesenti Modular 1 del 1988 totalmente in carbonio, uno dei primi modelli ad applicare questo materiale d’avanguardia.
La mostra accomuna due passioni, quella per il ciclismo e quella per il motociclismo, ma sviluppa un unico excursus storico-culturale di grande caratura e anche di stupefacente effetto scenico. Continua Azzini: «Qui gli eroi non sono i Girardengo, i Bartali o i Coppi per le bici o ancora i Gilera, i Masetti o gli Agostini per le moto; ma sono tutti quei grandi rappresentanti dell’ingegno umano che hanno dato il loro contributo alla costante metamorfosi meccanica del mezzo».
Ricchissima anche la dotazione delle memorabilia con la completa storia dei fari, ai vari attrezzi d’officina, come saldatori a pressione di inizio secolo o i regoli fora cerchi. Alla realizzazione della mostra con l’AVI, l’associazione che raggruppa i collezionisti di velocipedi, hanno collaborato il museo dei Velocipedi e biciclette antiche di Soresina, la collezione di Enzo Pancari e di Davide Segalini. Le motociclette sono state fornite dalla collezione Michele Muzii Chignolo Po, da Luigi e Cesare Foletti, da Giuseppe Chiodelli e da Ettore Parma.
L’inaugurazione della mostra è stata il degno palcoscenico per presentare il 41° IVCA – International Veteran Cycle Association – World Rally 2021 che si terrà proprio a Cremona e per la prima volta in Italia, dal 3 al 6 giugno 2021. È un evento di cui si parlerà molto nei mesi a venire dato che si tratta di un meeting di carattere internazionale che riunisce cultori dei velocipedi da tutto il mondo. Pressoché in contemporanea, l’ambasciatore all’estero dell’AVI, Davide Portinari, ne presentava il logo a York, in Gran Bretagna, in occasione del 39° IVCA World Rally. Il prossimo anno l’AVI parteciperà in forze al 40° Rally mondiale che si terrà in Belgio ad Ostenda.