Nel 1982, in uno dei suoi tanti viaggi in giro per il mondo, Ernesto Colnago stava volando verso Tokyo, dove avrebbe dovuto prendere parte a una fiera di settore.
Vulcanico e visionario come sempre, l’imprenditore di Cambiago – che ormai da oltre un decennio produceva biciclette marchiandole con l’Asso di Fiori – era alle prese con un’ispirazione che stava cercando di farsi strada nella sua testa come un tarlo: realizzare un telaio dalle caratteristiche uniche, che diventasse un marchio di fabbrica Colnago nel mondo e – al contempo – permettesse di portare significativi miglioramenti dal punto di vista tecnologico e agonistico. Fu lì, in quelle lunghe ore del volo che portava dall’Europa al Giappone, che Ernesto tracciò su un foglio il primo schizzo di quello che sarebbe diventato uno degli oggetti di culto più ambiti dai collezionisti: il profilo di un Colnago Master.
“Master” significa “signore” o “padrone”, e questo la dice lunga su quale sia stato l’approccio a questo tipo di progetto il cui obiettivo, fin dall’inizio, fu quello di segnare uno stacco netto rispetto alla concorrenza. L’idea di Colnago – semplice ma geniale – fu una vera rivoluzione nel mondo delle biciclette. Fino ad allora, ovvero all’inizio degli Anni ’80, i tubi con cui le bici venivano realizzate erano a sezione tonda, una soluzione che li rendeva molto flessibili. Colnago, che fin dai tempi della Super aveva cercato di produrre biciclette sempre più rigide e compatte per scaricare al meglio la potenza del ciclista, cercava un modo per irrigidirli. Ecco l’illuminazione: passare dalla sezione tonda a una poligonale, a “stella, realizzando tubi “schiacciati” a spessore variabile che presentassero così delle nervature in grado di offrire una resistenza maggiore alla flessione a fronte di uno spessore (e quindi un peso) inferiore.
TECNOLOGIA AVANZATA
Dall’idea alla realizzazione tecnica il passo era lungo. Per cercare di rendere concreta la propria intuizione, Ernesto Colnago si rivolse a uno dei maggiori esperti nella lavorazione dei tubi, un ingegnere milanese che faceva dell’innovazione il proprio marchio di fabbrica: Gilberto Colombo. Il cognome dovrebbe lasciar intuire qualcosa. Colombo, infatti, era figlio di Angelo Luigi, fondatore della A.L. Colombo che il fratello minore di Gilberto, Antonio, trasformò nella Columbus, l’azienda che tutti gli appassionati di ciclismo vintage conoscono come punto di riferimento per la produzione di tubi di alta gamma. Gilberto (che fu padre anch della mitica Cinelli Laser), però, ebbe un percorso diverso rispetto al fratello, al di fuori dell’azienda di famiglia, sperimentando soluzioni produttive e telaistiche in diversi settori, compresi l’automobilismo e la nautica, che dal 1947 firmava con il marchio Gilco.
Fu così che, da questa collaborazione con Gilco Desing, nacque il profilo stellare S4, realizzato in esclusiva per Colnago. Il profilo – a stella, appunto – si avvicinava in qualche modo anche al celebre logo dell’Asso di Fiori, cosa che sposava in pieno le esigenze iniziali del progetto. La costruzione dei tubi per il Master fu – e tutt’ora è, visto che parliamo del massimo livello raggiungibile per le tubazioni d’acciaio – un grande capolavoro tecnologico. Colombo, in quegli anni, stava sperimentando le nuove potenzialità di un acciaio microlegato, l’SCV, prodotto in esclusiva da Aubert & Duval per telai dinamici, areonautica e veicoli da competizione. I tubi trafilati a freddo che ne nacquero, chiamati 15CVD6 e prodotti da Trafiltubi, altra azienda di Gilberto Colombo, erano forgiati con una lega di cromo e vanadio. Furono poi sostituiti, a partire dal 1987, dai 25CrMo4 ma restano ancora oggi i migliori acciai microlegati per telai alto-resistenziali non inossidabili, a testimoniare la grandissima qualità del Master, ancora oggi pressoché inarrivabile.
IN GARA
Il bello fu che il Master vinse subito e si prese tutta la scena. A portarlo alla vittoria fu Giuseppe Saronni, al Giro del 1983, quando correva per la Del Tongo. Il campione di Novara – vero pupillo di Ernesto Colnago – sbaragliò la concorrenza tenendo la maglia rosa dalla settima tappa fino al traguardo di Udine, dove il Giro si concluse addirittura con un tentativo di avvelenamento dello stesso Saronni sventato all’ultimo momento (se volete leggervi la storia, la trovate su senzagiro.com, raccontata dal nostro Alessio Berti).
Con questo telaio, la casa di Cambiago si pose al vertice della catena alimentare tecnologica e sportiva, affermandosi in diverse competizioni e sviluppando la tecnologia Master nel corso degli anni a venire. Per tutto il decennio successivo, infatti, il telaio stellare fu il fiore all’occhiello di Colnago, che ne propose diverse versioni sempre più leggere, performanti e allestite con il top della tecnologia disponibile in termini di componentistica: Master Dual, Master Più, Master Olympic, Master Light fino ad arrivare all’attuale Master X Light, uscito nel 1998, che resta a tutt’oggi lo stato dell’arte nella produzione dei telai d’acciaio.
Non a caso sono circa ancora 1000, ogni anno, quelli che escono nuovi fiammanti dalla linea produttiva di Cambiago in kit telaio, forcella e serie sterzo, perfettamente personalizzati sulle esigenze del cliente e pronti anche per montaggi moderni, anche se ovviamente per molti il Master “vero” è quello che monta un Campagnolo Super Record o C-Record, se non addirittura uno dei rari e preziosi gruppi del Cinquantenario.
ICONA DI STILE
Il Master fu anche un precursore per quanto riguarda lo stile, presentando verniciature innovative e sgargianti culminanti con le colorazioni decor, oggi particolarmente apprezzate dai collezionisti. Negli anni arrivarono anche soluzioni telaistiche che integrarono, senza snaturarla, la filosofia del Master, come la forcella Precisa in acciaio di Colnago (ovvero dritta, altra innovazione della casa di Cambiago) o soluzioni in carbonio per la forcella e i foderi superiori.
Ironico il fatto che fu proprio l’introduzione dei telai in carbonio – altra intuizione di Ernesto Colnago – a mandare il pensione i telai d’acciaio e di conseguenza il Master. L’avvento della C40 e il suo dominio in corsa, suggellato dalle Roubaix vinte dalla Mapei nella seconda metà degli Anni ’90, portarono il mondo della telaistica verso il carbonio, materiale che permetteva soluzioni diverse e più semplici rispetto all’acciaio. Tuttavia, a quasi quarant’anni dalla sua nascita, il Colnago Master è un’icona di stile e di tecnologia inarrivabile, che la casa di Cambiago ha saputo reinterpretare negli anni garantendole un fascino unico.
Ambitissimo dai collezionisti, stupendo da pedalare ma anche solo da guardare appeso in casa, il Master è il dolcissimo, straziante canto del cigno di un’epoca in cui biciclette e ciclisti avevano un’anima vera, dove telaisti e meccanici cucivano il ferro addosso al corridore come fosse un vestito sartoriale. Un’epoca che oggi, almeno per quanto riguarda il lato sportivo, non esiste più, ma che il Master continua incessantemente e ineffabilmente a ricordarci, da vero signore e padrone dell’universo d’acciaio qual è.
Foto: Michele Lozza, ufficio stampa Colnago IG: thebikeplace Si ringrazia: Alberto Pieralisi Dtubirinforzati.wordpress.com
LA CRONOLOGIA DEL MASTER