Ci sono diversi modi di declinare il proprio amore per le biciclette vintage. Uno dei più apprezzati – al quale dedichiamo parecchio spazio qui su Biciclette d’Epoca – è quello dei “conservati”, ovvero i mezzi che vengono ritoccati in maniera minima, magari togliendo solo la ruggine e montando componenti coeve senza intervenire su verniciature o cromature.
Poi ci sono i “restaurati”, dove invece si cerca di riportare la bicicletta allo stato originale, come se fosse uscita nuova dal negozio, riverniciandola e rifacendo le decal. E poi ci sono interventi come quello che vedete in queste foto, a opera di Lorenzo Berti, un giovane appassionato di Rimini che pur avendo solo 27 anni coltiva con grande dedizione la passione per le biciclette d’epoca. Si tratta di interventi che, pur rispettando il modello originale, ne tengono viva anche la storia, valorizzandone gli aspetti mutati nel tempo, come per esempio questo particolarissimo colore viola che nulla ha a che vedere con il modello di cui parliamo, ovvero la Colnago Freccia.
IL PRIMO COLNAGO
“Veloce come una freccia”, questo era il motto della prima bicicletta che Ernesto Colnago marchiò con il proprio nome a partire dal 1954, quando aprì la sua officina in quel di Cambiago. Si trattava di una produzione artigianale e lontana da quella industriale che sarebbe arrivata a partire dagli Anni ’70, quando sarebbe nato – dopo la vittoria di Dancelli alla Sanremo del 1970 – l’ormai celebre marchio dell’Asso di Fiori. Marchio che invece manca su tutte le Freccia, compreso quello sulla scatola del movimento centrale, dove si trovano in genere nove fori come nelle prime Super.
Tratto distintivo di questo modello, invece, è la freccia incisa sulle pendine del carro alto, che rendono questo telaio inconfondibile. Le congiunzioni erano tutte lavorate a mano a colpi di lima e particolare cura veniva messa nella realizzazione dello sterzo e della forcella, controllando attentamente le temperature. Un processo che richiedeva fino a tre giorni per fare un telaio: tempistiche che si sarebbero accorciate di molto con l’avvento della microfusione per le congiunzioni, aprendo quindi la strada alla produzione industriale. Ancora lontana dalle geometrie compatte della Super, la Freccia è un anello di congiunzione con la generazione di biciclette precedente, nelle quali la comodità era prevalente sugli aspetti prestazionali.
Nei suoi 15 anni di produzione, comunque, questo modello di Colnago è stato utilizzato da molti corridori, alcuni dei quali con ogni probabilità lo hanno poi tenuto per usi non sportivi una volta smesso di gareggiare. Ragionevolmente, è questa la storia della bicicletta che vedete in queste pagine, che Lorenzo ci ha raccontato mescolandola alla sua.
EX-PASSEGGIONA
«Mi sono avvicinato al ciclismo d’epoca affascinato dal mondo fixed, che ha molti punti di contatto», spiega Lorenzo, che pratica anche BMX e MTB. «I mesi del Covid sono stati l’occasione per iniziare a dedicarmi ai restauri, approfondendo le mie conoscenze anche grazie ai social e ispirandomi a canali come per esempio Officina Biavati». Social sui quali oggi Lorenzo è presente con il canale Instagram @cancelli_a_pedali, dove potete trovare i suoi curatissimi scatti, dato che l’aspetto iconografico e divulgativo per lui è molto importante. Tra coloro che lo hanno aiutato ad avvicinarsi al vintage c’è Andrea Tullini (fratello di Paolo, che i nostri lettori ben conoscono), attuale proprietario della bicicletta. Nicola Frulli, invece, è l’amico che ha segnalato a Lorenzo la Freccia in questione, trovata da uno svuotacantine.
La scelta è stata quella di non fare un restauro a nuovo, ma di mantenere le condizioni in cui era stata ritrovata, coordinando tutto il montaggio alla datazione del deragliatore posteriore Campagnolo Nuovo Record marchiato 1971. «La bici era stata riconvertita in una “passeggiona”, rispetto all’assetto corsa originale», continua Lorenzo. «Mi piace pensare che fosse di un ex-corridore e dato che riporta il nome “Gerevini” pantografato sulla pipa ho ipotizzato che potrebbe essere appartenuta a un certo Antonio Gerevini della UC Pessano, anche se non ho trovato riscontri».
Lorenzo ha dovuto effettuare diversi interventi per portare la bicicletta allo stato in cui la vedete, senz’altro più rispettoso della sua storia. «Ho cambiato innanzitutto le ruote con delle Nisi Moncalieri con mozzi Campagnolo. La piega è una Cinelli Giro d’Italia coerente con l’inizio degli Anni ’70. I freni Universal 453949, di cui ho mantenuto le guaine gialle, sono quelli originali, a cui ho aggiunto le leve. Anche la sella Cinelli Unicanitor e il reggisella forato sono come da ritrovamento e ho deciso di tenerli». Sono stati poi montati un nuovo deragliatore anteriore e dei nuovi pedali.
La Freccia di Lorenzo Berti è senz’altro un restauro molto personale, creativo, che rispetta la storia senza per forza andare a riportare la bicicletta alle condizioni iniziali. È un punto di vista molto originale e interessante, forse un po’ sfrontato com’è giusto che siano i giovani, ma che sa senz’altro colpire nel segno come una freccia.
Collezione: Andrea Tullini Foto e restauro: Lorenzo Berti IG: cancelli_a_pedali
Scheda tecnica
Marca: Colnago
Modello: Freccia
Anno: 1969
Telaio: in acciaio con pendine a forma di freccia
Deragliatore posteriore: Campagnolo Nuovo Record ’71
Guarnitura, pedali, deragliatore anteriore, serie sterzo: Campagnolo Nuovo Record
Pedali: Campagnolo Nuovo Record
Manubrio: Cinelli Giro d’Italia
Cerchi: Nisi Moncalieri
Sella: Cinelli Unicanitor
Reggisella: Campagnolo Nuovo Record alleggerito
Pompa: Silca Impero
Freni e leve: Universal 453949