La nascita della bicicletta porta con sé storie molto interessanti da indagare, come abbiamo fatto alla recente ICHC di Cremona.
Negli anni pionieristici di questo settore, quando ancora non era nemmeno chiaro che forma dovessero avere i velocipedi, molte tecnologie differenti sono state fatte convergere verso il settore delle biciclette, che piano piano hanno poi trovato una strada propria in termini produttivi ed evolutivi. Tra queste tecnologie ci sono senz’altro quelle relative alla produzione di armi. Evoluzione naturale, dato che in quegli anni – pionieristici per la meccanica in generale – la produzione industriale di precisione era ovviamente trainata dal settore bellico, che doveva produrre fucili, proiettili, armi da fuoco e da taglio di vario tipo, e che quindi aveva come obiettivo quello di creare oggetti in serie con precisione.
Un percorso che abbiamo già visto con la Hirondelle, nata come costola della Manufacture des Armes di St. Etienne, in Francia, e che torna quando andiamo a parlare della BSA, ovvero Birmingham Small Arms Company, fondata nel 1861 con l’unione di quattro piccoli produttori locali, rendendo la cittadina inglese, insieme ad altre realtà contemporanee, uno dei bacini di sviluppo più interessanti nella storia primordiale della bicicletta. All’inizio del Novecento, grazie anche al substrato produttivo nel settore del tessile e degli orologi, Birmingham era la città al mondo con il maggior numero di marchi attivi nel settore delle biciclette, dai telai, alla componentistica, agli accessori. Tra questi figurava appunto – e sarebbe diventata in breve una delle aziende più importanti – la BSA.
UNA STORIA COMPLESSA
La produzione velocipedistica di BSA iniziò già nel 1869, con il modello Delta, di cui non abbiamo notizie. Del 1880, invece, è un velocipede molto distante da quelle che sono oggi le biciclette moderne. Parliamo dell‘Otto Dicycle, un curioso veicolo a ruote parallele che venne prodotto in 953 esemplari. Subito dopo, con l’avvento dei safety frame ideati da Starley (il doppio triangolo ancora in uso adesso), la produzione mondiale di velocipedi accelerò vertiginosamente, trainata anche dal comparto inglese. Il primo esempio, per quanto riguarda BSA, fu presentato allo Stanley Cycle Show del 1881, una fiera in voga all’epoca. La produzione fu però ad andamento altalenante, con l’azienda che alternava la realizzazione diretta delle bici alla sola vendita di componenti a seconda delle richieste del mercato bellico. BSA smise di realizzare biciclette marchiate a proprio nome nel 1887, passando alla sola produzione di componenti nel 1893. Riprese poi con le biciclette nel 1908 proseguendo fino al 1957, quando il marchio venne venduto alla Raleigh.
Nel frattempo, verso il 1905, BSA si avvicinò alla produzione di veicoli a motore, inizialmente sottocanna, per poi passare a motociclette vere e proprie, automobili e persino aerei. Non dimenticò mai la propria origine bellica, producendo armi per l’esercito di sua Maestà nel corso delle due guerre mondiali e cessando di esistere, tra numerose traversie, nel 1973. Ancora oggi, comunque, biciclette marchiate BSA vengono prodotte in India, mentre c’è un tentativo inglese di provare a ritagliarsi uno spazio nel settore motociclistico. Figlia originale di tutta questa lunga e complessa storia è la bicicletta che vedete in queste pagine, databile 1896 e appartenente alla collezione di Maurizio Zagatti. Un modello che possiamo definire Roadster per via del particolare movimento centrale che monta, brevetto di BSA.
Il contenuto tecnologico di questa bicicletta non salta all’occhio a prima vista, ma andando ad analizzarla da vicino sono molti gli spunti che fanno emergere particolari davvero interessanti e avanzati, cosa che abbiamo potuto fare grazie al lavoro attento e documentato di Marcello Fogagnolo. Il telaio – marchiato 305 – è in acciaio e, come talvolta capitava in biciclette di quel periodo, ha i foderi alti del carro posteriore smontabili. La forcella è ancora chiaramente ispirata ai foderi della spada, a ulteriore testimonianza del legame con la produzione bellica. Scendendo più nei particolari, il movimento centrale – il tipo Roadster citato in precedenza – è di tipo smontabile con due viti che lo fissano al telaio, ed è dotato di un generoso ingrassatore. Anche il forcellino posteriore è figlio di una soluzione tecnica di BSA che permette la regolazione della catena. Sul cannotto di sterzo è montato un sistema di blocco, anch’esso brevettato BSA. Le ruote hanno diametri leggermente differenti. All’anteriore abbiamo un mozzo da 32 raggi per una dimensione ruota di 69 cm (27”), mentre al posteriore un mozzo da 40 raggi con dimensione ruota di 65 cm (25”). Il manubrio è di tipo roadster con manopole in osso e numero di telaio stampato.
La corona è a passo Humber con disegno interno a 6 bracci, e la catena a blocchi ha ovviamente lo stesso passo. Le pedivelle hanno un fermo a vite e i pedali sono tipici inglesi con perno anch’esso a vite. La bicicletta non ha freni, ma può essere rallentata solo grazie allo scatto fisso al posteriore.
Molto interessante la sella Brooks con telaio a intrecci. Il simbolo dei tre fucili, tipico di BSA, è stampato su diverse componenti. Una bicicletta davvero ricca di spunti, interessante ed essenziale, che racconta attraverso le proprie componenti e le proprie geometrie anni febbrili della produzione velocipedistica, che aveva nell’Inghilterra e in particolare nella città di Birmingham uno dei propri maggiori poli d’interesse.
Collezione: Maurizio Zagatti Foto e note: Marcello Fogagnolo
Scheda tecnica
Marca: BSA assemblata
Modello: Roadster
Anno: 1896
Telaio: in acciaio con foderi alti smontabili
Trasmissione: passo Humber a scatto fisso
Catena: passo Humber a blocchi
Cerchi: in acciaio 27” anteriore 25” posteriore
Mozzi: 32-40
Movimento centrale: brevetto BSA Roadster con doppia vite
Sella: Brooks in pelle con telaio a intrecci