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Bianchi Medusa 1912

La versione “da signora” di uno dei marchi più ambiti

Filippo MaraziadiFilippo Marazia
in Le Biciclette
Tempo di lettura: 4 minuti
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La bicicletta Medusa, di cui abbiamo già parlato su Biciclette d’Epoca 32, nasce a New York alla fine dell’Ottocento con il nome “The Medusa Cycle C.”. È un brand che produce bici classiche safety frame, con modelli sia da passeggio uomo/donna sia da corsa. Si affaccia sul panorama italiano all’inizio del Novecento – le prime notizie sono del 1901 – quando due importatori di Milano, Nazari & Gorla, decidono di proporla nel nostro paese. Non ottiene inizialmente un grande successo, anche a causa della presenza di competitor all’epoca importanti, tra cui Prinetti & Stucchi, Edoardo Bianchi, Umberto Dei, Atala e altri, ma viene comunque tenuto in considerazione per il buon rapporto qualità/prezzo dei suoi mezzi. Verso la fine del primo decennio, la svolta importante: Edoardo Bianchi acquisisce i diritti di commercializzazione in Italia del marchio, dopo il fallimento di Nazari & Gorla, come testimoniato da un opuscolo nel quale viene certificato come l’importatore delle Medusa sia proprio Bianchi.

Il marchio Medusa prende sempre più piede, anche perché comincia ad affacciarsi sul mondo delle corse. Nel 1910, su bici Medusa, Carlo Galetti vince la gara “Al mare – ai monti – ai laghi”. Il 16 settembre 1910 Edoardo Bianchi, imprenditore capace di comprendere le evoluzioni del mercato, decide di fare un ulteriore passo in avanti: acquistare il marchio Medusa e depositarlo alla Camera di Commercio di Milano. Viene registrato ufficialmente il 14 aprile 1911 e aggiornato regolarmente fino al 1943. Grazie a questa mossa Edoardo Bianchi, che aveva aperto canali commerciali con il resto del mondo già a fine ‘800, ebbe la possibilità di rinforzare l’export tra l’Italia e l’America, come testimoniato anche dai numerosi modelli di Bianchi a marchio “E”, ovvero “Esportazione”, prodotti in quel periodo.

Il logo del marchio Medusa, quando le bici erano ancora prodotte negli Stati Uniti, era molto caratteristico e presentava ovviamente una scritta in inglese. Edoardo Bianchi volle ricalcarlo, inserendo solamente il riferimento alla sua ditta (la decalcomania della bici in oggetto è ben visibile e ci permette di distinguere le differenze di loghi in maniera semplice ed efficace).

UN’EMOZIONE INFINITA

Questo esemplare ottimamente conservato è stato ritrovato circa otto anni fa a Baveno, sul Lago Maggiore. La sua anziana proprietaria ha riferito che, da quando aveva memoria, la bici era sempre rimasta nel suo emporio. Purtroppo non si sa altro ma è una fortuna che sia arrivata a noi così ben conservata. L’attuale proprietario, Andrea Previati, ne venne a conoscenza casualmente parlando con un amico. Capendo subito l’importanza di questa Medusa da signora, ebbe la fortuna di poterla aggiungere alla propria collezione dopo una breve trattativa. Ci riferisce Andrea, con enorme orgoglio: «Ricordo perfettamente di averla scaricata dall’auto, messa su un cavalletto ed essere rimasto seduto davanti a lei a guardarla mentre il fumo di una sigaretta avvolgeva i miei pensieri». Nei giorni a seguire è cominciato il restauro, partendo dallo smontaggio di ogni singola parte, minuziosamente, maniacalmente, riuscendo a risalire a ogni marcatura delle componenti interne (il 453 che determina la “serie” appare spesso).

Prosegue Andrea: «Nel mio garage, sporco e intriso di odore d’olio e di officina, lanciai un urlo di soddisfazione quando scoprii la marcatura che tanto cercavo: un “12” presente su diverse componenti, come sotto la testa della forcella. Solo un appassionato riesce a capire queste sensazioni, che sembrano infantili ed esagerate per le persone lontane dal mondo delle bici d’epoca, ma che sono motivo di grande emozione. Spinto da questa passione, ho fotografato e catalogato ogni momento del restauro per certificare una vecchietta di più di cento anni».

Dal punto di vista tecnico, questa Medusa da signora presenta alcune delle tipiche fattezze dei primi Anni ’10 del secolo scorso. Possiamo ammirare il telaio con carro alto rastremato, cosa che già negli Anni ’30 sarà difficile trovare sulla maggior parte delle bici di larga produzione. Altra caratteristica molto importante di questo modello, significativa e iconica degli anni in cui è stato prodotto, è il particolare manubrio con una leva rovescia che comanda il freno basso posteriore e un mezzo roller a comandare il freno anteriore – stupendo!

Fa da cornice a tutto questo lo splendido carter copricatena – enorme – aperto nella parte interna, prodotto solo per pochissimi anni da quasi tutte le case produttrici più rinomate, che copre la favolosa e caratteristica corona a 44 denti. Monta cerchi della misura italiana tipica di quegli anni, 28 x 1 3/8, con mozzi di dimensioni generose, 40 fori sul posteriore e 32 sull’anteriore. Un modello quindi molto interessante, caratterizzato da un eccellente stato di conservazione e coerenza, che ci permette di apprezzare le soluzioni tecniche dell’epoca.


Collezione: Andrea Previati A cura di: Filippo Marazia


Scheda tecnica

Marca: Bianchi Medusa

Modello: da signora

Anno: 1912

Telaio: in acciaio

Trasmissione: ruota libera

Freni: 1 leva rovescia e 1 roller

Mozzi: 40 – 32 marchiati Medusa

Pedali: a gomme

Pneumatici: 28 x 1 3/8


 

1 di 13
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Tag: anni 10BE47bianchimedusapasseggio
Filippo Marazia

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«Le salite hanno strade strette e conducono là dove la vita è un po’ incredula» - Gianluca Favetto

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